I Briganti della Duchessa. Il delitto del capitano di Santa Anatolia

Redazione
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di Ciro Sabatino

L’omicidio più efferato compiuto in Abruzzo dalla Banda di Cartore è al centro del libro di Antonio Panei I Briganti della Duchessa, appena pubblicato da Aracne editrice. Il romanzo narra la vicenda del sequestro e del delitto di Alessandro Panei, possidente terriero di Sant’Anatolia e capitano della Guardia nazionale italiana, il Corpo militare creato dai Savoia per porre un freno al fenomeno del brigantaggio post unitario.

Il rapimento avvenne la notte tra il 18 e il 19 maggio 1863 all’interno del mulino di Torano, piccola frazione del Comune di Borgocollefegato (l’attuale Borgorose), che all’epoca faceva parte della provincia dell’Aquila. Panei fu sorpreso dai briganti mentre era in attesa che il mugnaio macinasse il suo grano. Venne prelevato con la forza e condotto sulla Montagna della Duchessa. Dopo poche ore fu torturato e sgozzato. Il cadavere venne poi bruciato.

I rapitori chiesero ugualmente alla famiglia della vittima un pesante riscatto: 1600 ducati borbonici, pari a circa 6.800 lire di Vittorio Emanuele II. Era infatti in uso tra chi non riconosceva il potere del monarca sabaudo richiedere i riscatti nella vecchia valuta del disciolto Regno delle Due Sicilie. I briganti non riuscirono ad intascare quella somma perché i figli dell’ostaggio posero come condizione per il pagamento una prova dell’esistenza in vita del loro padre.

Responsabili del fatto di sangue furono ritenuti tredici componenti della cosiddetta Banda di Cartore, che però con quel borgo rurale non avevano nulla a che fare. I briganti provenivano infatti da altri paesi del Cicolano, e anche dalla Marsica. Inoltre non si nascondevano a Cartore ma sul monte che lo sovrasta. Alla fine di un lungo processo furono condannati solo tre imputati: Giuseppe Luce, paesano della vittima, Fiore Sallusti di Torano, e Giuseppe Nicolai di Rosciolo. I primi due ai lavori forzati a vita, il terzo a 25 anni di reclusione.

Nel libro vengono raccontati anche altri episodi criminosi avvenuti nello stesso periodo ad Antrodoco, Rocca di Mezzo, Lucoli ed Alzano. Antonio Panei, giornalista, 54 anni, originario di Avezzano, ha ricostruito l’intera vicenda attraverso i fascicoli processuali custoditi nell’Archivio di Stato dell’Aquila ed alcuni documenti in possesso della sua famiglia (Alessandro Panei era il trisnonno).

Dal procedimento giudiziario viene fuori l’affresco di un angolo remoto del neonato Regno d’Italia in cui furti e saccheggi realmente accaduti sembrano essere usciti dalla penna di un fantasioso romanziere. Per chi fosse interessato a visitare il luogo dove avvenne il rapimento, i resti del vecchio mulino, inglobati in una casa di recente costruzione, sono ancora visibili in via della Mola, a Torano, nei pressi del fiume Salto. Nonostante il mulino ad acqua sia stato dismesso molti anni fa, l’antico impianto di macinazione è ben conservato. L’attuale proprietario è un pensionato toranese i cui avi mugnai, alla fine dell’Ottocento, acquistarono l’opificio a forza idraulica dagli eredi del marchese Emidio Antonini di Pace. Il punto esatto dove Alessandro Panei venne ucciso, in località Iaccio della Capra, sulla Montagna della Duchessa, è invece riconoscibile per la presenza di una targa posta dal circolo culturale “Il Torrione” nel 2013, in occasione del 150° anniversario dell’assassinio.

 

copertinapagine: 180

formato: 14 x 21

ISBN: 978-88-255-0102-5

data pubblicazione: Marzo 2017

editore: Aracne

collana: Prova d’autore

Euro 10

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