GLORIA AL FANTE – il monumento ai caduti di Avezzano

Antonino Petrucci
Antonino Petrucci
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“Gloria al fante”: con questo motto l’artista modenese Ermenegildo Luppi (1877-1937) contrassegnò il suo bozzetto per il concorso che il Comune di Avezzano bandì nel 1922 per la realizzazione di un monumento commemorativo degli avezzanesi morti in guerra, da erigersi nel centro della Piazza Risorgimento in via di realizzazione. La commissione giudicatrice, presieduta dal Sindaco Ercole Nardelli, dagli architetti Gustavo Giovannoni e Arnaldo Foschini, dagli artisti Ettore Ferrari e Arnaldo Zocchi, esaminati i lavori pervenuti, selezionò tre finalisti e tra questi  scelse l’opera dell’artista Ermenegildo Luppi con la seguente motivazione:<< … appare evidente la superiorità dei due lavori dal motto “Gloria al Fante” sia per la genialità della concezione che per l’equilibrio sicuro fra le masse architettoniche e le decorazioni scultoree>> (Luppi presentò per il concorso due bozzetti con lo stesso motto, venne scelto il numero 2 perché ritenuto più “grandioso” dell’altro). La commissione in sede di giudizio richiese comunque all’artista di approfondire lo studio dei bozzetti relativi ai due gruppi scultorei posti alla base della Vittoria e di apporre delle modifiche dimensionali oltre che plastiche, da adottarsi in fase realizzativa.

Il monumento è imperniato sull’elemento plastico – architettonico della figura della Vittoria, realizzata in bronzo, rappresentata nell’atto solenne di raccogliere le ali, a volo concluso, che solleva altèra le armi del trionfo: lo scudo e la spada.

Sotto la statua della Vittoria, ai lati del basamento in travertino, sono collocati due gruppi scultorei in bronzo: in uno l’autore raffigura la città di Avezzano distrutta dal terremoto e il suo estremo sacrificio raffigurato da una madre che offre alla Patria il proprio figlio scampato alle macerie; nell’altro gruppo è esaltato il valore eroico del combattente raffigurato nell’atto di raccogliere e sostenere il compagno caduto, nonostante il pericolo di essere colpito.

Nel complesso l’opera è stata eseguita dall’artista con uno stile rispondente a finalità retoriche e celebrative, adeguate al contesto a cui erano destinate. Non manca tuttavia il tentativo di una personale rielaborazione del linguaggio verista d’intonazione sociale che traspare soprattutto grazie alla plasticità delle forme tracciate con pochi tratti essenziali.

Il monumento fu completato nel marzo del 1926 e come imposto dal bando, fu collocato al centro di Piazza Risorgimento, ancora in corso di costruzione, non senza polemiche in quanto il gruppo scultoreo fu ritenuto di ridotte dimensioni rispetto alla vastità della piazza e alla monumentalità della costruenda cattedrale.

Motivi burocratici e non solo ritardarono l’inaugurazione del monumento avvenuta solo l’8 febbraio 1931.

Danneggiato dagli eventi bellici, il Comune di Avezzano, a seguito di accesi dibattiti anche in sede di commissioni edilizie, deliberò il suo trasferimento, previa ristrutturazione,  come si legge nel verbale della delibera comunale  del 28 marzo 1949: “all’ingresso della Villa Comunale su Piazza del Municipio” dove si trova attualmente. Nel corso degli anni il monumento è stato oggetto di aggiunte come le lapidi che riportano i nomi dei caduti avezzanesi nelle due guerre mondiali, poste sotto i due gruppi scultorei.

Non sempre le aggiunte risultano adeguate al contesto, vedasi cronologicamente: la targa posta a ricordo dell’esercitazioni estive del giugno-luglio 1963 del 1° Reggimento Granatieri di Sardegna.

Nel 2015 al monumento ai caduti è stata affiancata una roccia sormontata da un fucile anticarro su treppiede, donato dal Ministero della difesa.

Il 4 novembre 2021, in occasione della Giornata dell’Unità Nazionale e delle Forze Armate e del centenario della traslazione all’Altare della Patria al Vittoriano, è stata apposta una targa in ricordo del Milite Ignoto, a cui il comune di Avezzano ha conferito la cittadinanza onoraria.

A parte le lapidi in ricordo dei caduti, le altre aggiunte non sono in armonia con le linee artistiche – architettoniche del periodo storico di realizzazione del monumento caratterizzate da una semplicità plastica dell’interpretazione della realtà, nonché incoerenti con il dato storico, vedasi la mitraglietta di fabbricazione statunitense utilizzata a partire dal 1945 e prodotta fino al 1984.

E’ necessario sottolineare che ogni espressione artistica deve essere tutelata nella sua integrità perché solo così si rispetta il messaggio dell’artista e nello specifico la volontà amministrativa del bando di concorso nonché la memoria storica.

Il monumento ha bisogno di un restauro conservativo soprattutto i gruppi scultorei in bronzo, tanto ammalorati da rendere illeggibile quello che esalta il valore eroico del combattente; ci auspichiamo inoltre che l’intervento, qualora ci fosse, venga affidato a maestranze qualificate nel restauro-conservativo e posto sotto le direttive degli enti preposti alla tutela del bene culturale.

Scritto a quattro mani con l’architetto Clara Cipriani

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Laureatosi in architettura presso l’Università La Sapienza di Roma, ha esercitato la professione di architetto per circa trent’anni, oggi insegna alla Scuola Secondaria di Primo Grado presso l’Istituto Comprensivo GIOVANNI XXIII-VIVENZA di Avezzano. Appassionato di storia recente e di politica, è autore di uno studio sulla Riforma Agraria del Fucino, che si articola in 167 tra capitoli e sottocapitoli, pubblicata sui gruppi Facebook “Ortucchio in parole e immagini” e “Luco, ieri e oggi”.