FUCINO – Sarà l’ora degli autovelox?

Redazione
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Negli anni, abituati ad uscire regolarmente sconfitti da qualsivoglia battaglia discussione azione, e ad assistere all’azione (spesso) infelice (talvolta) illegittima (qualche volta) criminogena o (persino, in qualche contingenza) criminosa di Autorità (troppo spesso) rappresentate da gente inabile collusa o indegna alla bisogna, tra pochi amici di questo foglio, ci siamo sempre (auto) consolati, gli uni con agli altri, limitandoci a prendere atto della constatazione di aver fatto tutto quanto fosse in nostro potere mettere in campo (praticamente, nulla) e, di conseguenza, di versare nella condizione di stare a posto con la nostra coscienza. Da anni, a rifletterci bene, una ristrettissima cerchia di “impotenti” – una vera e propria setta, alla quale apparteniamo, indegnamente, naturaliter, con questo giornale quale organo ufficiale – fa le cose solo per testimonianza, a scarico di coscienza [ed i tempi che si annunciano non paiono migliori, essendo forte l’impressione che il futuro possa poter fare tranquillamente a meno anche della testimonianza, almeno della nostra / occorrerà farsene una ragione].Il limite, quell’asticella posta dalla coscienza, da non oltrepassare, è suscettibile di molte speculazioni. E’ persino banale affermare che tale soglia di tolleranza sia estremamente soggettiva, avendoci l’Ente Supremo dotati ognuno di una propria coscienza (in questo senso, anche chi non la tiene, una coscienza, la tiene / ci scusiamo per il gioco di parole, che potrebbe richiamare il bizzarro intervento del neoletto consigliere regionale Ranieri sulla nostra piazza di Fontamara). Cosicché, potrebbe non chiudere occhio per settimane chi, con la propria autovettura – involontariamente e senza alcuna colpa – schiacci un riccio sulla strada mentre sappiamo, dai libri di Storia, del sonno dei giusti che caratterizzava le notti di chi, durante il giorno, freddamente pianificava lo sterminio di interi popoli nei lager e nei gulag.

Ove il proemio risultasse più oscuro del solito, ci affrettiamo a richiamare quel che ci preme. Un anno e mezzo fa, commentando le vicende legate alle polemiche sulla Circonfucense e sulle strade provinciali 20 (Marruviana) e 19 (Ultrafucense, nientemeno) innescate da una serie di incidenti gravissimi e da lutti inaccettabili verificatisi in sequenza nel tratto stradale Avezzano-San Benedetto dei Marsi, ci peritammo di mettere in fila qualche dato – non smentito: ma noi poco contiamo – sul particolarissimo iter di quei lavori tante volte annunziati di messa in sicurezza della via che taglia Fucino. Lavori dei quali abbiamo, recentemente (due giorni prima delle elezioni regionali) appena visto la consegna di una frazione (da Ottomila sino al ponte di strada 10), frazione che per il momento resterà l’unica.

In quella occasione (gennaio 2013), classificando come di “cocccodrillo” alcune lacrime promananti dalle Autorità che avevamo visto falsamente scorrere, raccontammo, tra le altre cose, quel che qui di seguito riteniamo utile riportare:

L’iter processuale della «realizzazione raccordo anulare della SP nr. 22, “Circonfucense” di collegamento Avezzano-San Benedetto dei Marsi» (che ricomprende anche le direttrici centrali della strada provinciale 19 Ultrafucense nei tratti di Celano e Trasacco e la provinciale 20 Marruviana tra Avezzano e San Benedetto) che è oggi sotto la lente di ingrandimento – quello in attesa della definizione del quale, oggi, ci si viene a dire che si metteranno i semafori – nasce con la determinazione dirigenziale del noto ingegner Valter Angelo Specchio del 12 agosto 2010, quando lo stesso, in qualità di Direttore generale della Provincia dell’Aquila, decide di procedere all’affidamento, con bando di gara, dei «servizi di ingegneria e architettura relativi alla progettazione definitiva, esecutiva, direzione lavori e coordinamento della sicurezza in fase di progettazione ed esecuzione del progetto denominato Raccordo anulare della S.P. nr. 22 Circonfucense […] per una spesa presunta di euro 460.609,11». Si opta per la gara ovvero si ricorre, per far redigere il progetto, all’esterno dell’Ente Provincia, «rilevata l’esiguità del personale presente presso l’Ufficio tecnico e l’impossibilità dello stesso di essere distolto dalle normali funzioni nonché la pluralità di competenze richieste per la realizzazione del progetto definitivo-esecutivo, non riscontrabili […] all’interno del citato Ufficio tecnico». E sta bene, la possibilità di ricorrere ad adeguate professionalità esterne è possibile (sebbene risulti piuttosto incredibile che in Provincia non ci sia, compreso lo stesso Specchio, una persona in grado di curare un progetto di tal fatta) anche se poi non ci si deve lamentare che certi nominati politici finiscano isolati all’interno degli enti (cosa in fondo ricercata anche da loro, i nominati politici quali Specchio, che in pochi, con pochi fidi scudieri, possono gestire tutto, nel buono e nel meno buono, lasciando nel limbo la macchina amministrativa che noi tutti paghiamo, accusandola di improduttività). Ma se avete deciso di ricorrere ad un bando (chiamare un amico?) almeno fatelo. Non lo fanno. A marzo 2011, sette mesi dopo, lo stesso ingegner Specchio, recentemente assurto agli onori delle cronache per il disastro delle scuole superiori fuori cratere, revoca la determinazione dell’agosto 2010 e subito dopo, con deliberazione del 13 marzo 2011, è la stessa giunta provinciale a deliberare che «al fine di non perdere il finanziamento concesso all’Ente, di demandare al Direttore Generale l’individuazione del personale che dovrà redigere la progettazione del – Raccordo anulare della S.P. nr. 22 – Circonfucense – di collegamento Avezzano-San Benedetto dei Marsi […] avvalendosi del personale assegnato al Settore Programmazione Progettazione OO.PP. ed Attività per la Ricostruzione». Si riporta dunque la progettazione all’interno dell’ente Provincia, e solo per non perdere i soldi della Regione! Sono stati buttati molti mesi, e non se ne comprende bene la ragione (chiosa la Procura della Repubblica di L’Aquila al riguardo: «appare lecito ritenere che l’Amministrazione Provinciale dell’Aquila fosse dotata […] di personale idoneo ad assolvere sia le specifiche funzioni di progettazione, sia quelle relative alle attività tecnico-amministrative connesse»). Anche perché, si noti, il progetto preliminare – sul quale dovranno lavorare i progettisti – che risale nientemeno che al febbraio 2007 (f-e-b-b-r-a-i-o 2-0-0-7), è stato tranquillamente redatto all’interno dell’ente Provincia.

Ma riportare il progetto sotto l’ingegner Specchio, il quale assume un profilo basso nella procedura, non sortisce l’effetto di velocizzare l’iter. Anzi. Pur considerando la gran massa di lavoro e di pareri da dipanare e acquisire, [saltiamo molti passaggi mooolto delicati], la commissione di gara arriva infine a decidere a chi appaltare i lavori solo nell’ottobre 2012. E’ trascorso un altro anno e mezzo dunque per avere un progetto esecutivo (non così complesso, onestamente), fare il bando (che non siamo riusciti a rintracciare sull’albo pretorio on line della Provincia / ma potrebbe essere per nostra incapacità) ed aggiudicare i lavori. E quel che è peggio è che su tale gara si addensano una gran quantità di dubbi (ivi compresi quelli inerenti alcune clausole contenute negli atti; dubbi manifestati, pare, dalla stessa commissione aggiudicatrice), in un clima per di più avvelenato dalla consapevolezza di essere in presenza dell’indagine sulle scuole superiori. E solo qui sopraggiunge il ricorso che dovrebbe togliere le castagne dal fuoco a qualcuno. Troppo comodo.

Quando alcuni politicanti, adesso, ci dicono che metteranno subito in sicurezza quelle strade, ci viene da pensare che forse potevano esercitare la loro attività (di indirizzo controllo e di sindacato) a tempo debito, e non solo con delle chiacchiere a sangue versato. Quando si impiegano anni per appaltare lavori che, oltre ad essere necessari per la tutela di vite umane, assommano a oltre sette milioni di euro, pensiamo che tante ciance sul “lavoro che manca” potrebbero tranquillamente esserci risparmiate. Almeno questo.

Infine, ad Antonio Del Corvo e agli amici della parrocchietta: nessuna autocritica nell’aver voluto, portato e tollerato l’ingegner Valter Angelo Specchio in quel posto? Dio non voglia, dovesse qualche giudice arrivare a dire che in tutto l’iter di questi lavori vi sono state delle cose da censurare, ed emergesse un’inazione nel primo passaggio (progetto interno-progetto esterno) come nella successiva redazione interna del progetto da mettere a gara, e che tale inazione (magari ingenerata da ragioni poco commendevoli) avesse causato il ritardo anche di un solo giorno, qualcuno potrebbe indurre che certe morti siano oggettivamente da imputare ai comportamenti di alcuni singoli dirigenti e funzionari e da far risalire quindi, oggettivamente, a chi politicamente della scelta di quei soggetti è responsabile. R-e-s-p-o-n-s-a-b-i-l-e. R-E-S-P-O-N-S-A-B-I-L-E.

Da non dormirci la notte, con un simile scrupolo di coscienza (certo, a patto di averla, una coscienza).

Nella chiusa – di una descrizione che avrebbe meritato, pensiamo, un approfondimento di natura giudiziaria  – ci richiamavamo, dunque, allo scrupolo, a quella diligenza del buon padre di famiglia che dovrebbe animare chi decide per tutta la collettività. E poiché, in tutta quella iniziativa che si ebbe a registrare, della raccolta di firme che all’epoca seguì la morte di Giuseppe Asci, vedevamo il buono – la richiesta di provvedere a porre rimedio a questo intollerabile stato di cose – ma anche quel che di meno buono sarebbe rimasto sullo sfondo, annidato nelle pieghe della nostra arretratezza culturale, nello scorso inverno ci siamo peritati di spendere i danari per una raccomandata onde chiedere, al presidente Del Corvo, di fare una semplice cosa, sia nel nuovo tratto che si andava a realizzare, sia negli altri che rimarranno ancora per lungo tempo così come sono, affinché i lavori finalmente partiti assicurassero realmente una messa in sicurezza della viabilità.

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[25 novembre 2013]

 

Dott. Antonio Del Corvo

Presidente della Provincia di L’Aquila

 

Via Monte Cagno, 3 (sede provvisoria)

67100  L’Aquila  AQ

Oggetto: 1° Stralcio dei lavori di realizzazione del raccordo anulare della S.P. n. 22 “Circonfucense” di collegamento Avezzano-San Benedetto dei Marsi e delle direttrici centrali S.P. n. 19 “Ultrafucense” tratto Celano-Trasacco e S.P. n. 20 “Marruviana” tratto Avezzano-San Benedetto dei Marsi

Egregio Presidente,

spero abbia la compiacenza di scusare il disturbo – magari previa lettura, se non di una veloce scorsa – delle poche righe che seguono, La distoglieranno dai Suoi gravosi compiti per pochi momenti.

Ad oltre due mesi dall’inaugurazione dei lavori di cui all’oggetto, avvio celebrato dalla stampa ufficiale con toni trionfalistici in maniera del tutto acritica, è ormai chiaro che i tempi di consegna delle opere, anche in ragione della sopravvenienza della stagione fredda, difficilmente potranno essere rispettati (ad onor del vero, la relativa affissione in loco ricomprende già il campo per inserire le date di proroga). Cosa che, conoscendo vagamente l’accidentata procedura amministrativa ingeneratasi (per varie ragioni che è qui inutile richiamare) poteva facilmente indovinarsi, senza nemmeno rivangare le modalità a singhiozzo con la quale diversi lavori della Provincia in questi anni si sono estrinsecati, prolungandosi nel tempo sino al logoramento (già farli è qualcosa, si potrebbe replicare).

[…].

Quel che non sfugge percorrendo il Fucino – e che nel dibattito recente sulle morti nei canali e all’incrocio di Ottomila è rimasto stranamente sotto traccia – è la circostanza che i limiti di velocità sono disattesi da gran parte dei fruitori delle strade oggetto dell’intervento, dagli automobilisti locali non meno che dai molti automezzi che ivi transitano in ragione del trasporto dei prodotti agricoli.

Forse è un pleonasma persino affermarlo ma l’eccesso di velocità è alla base degli incidenti più pericolosi con il più alto numero di morti, e l’Ente Provincia, nei tratti di propria competenza, ben poco ha operato, nel recente passato, per quanto è dato sapere, onde porre in essere le giuste misure per l’attenuazione del rischio nei nostri luoghi (se non ora, con un semaforo).

L’invito che modestamente Le rivolgo è quello di esaminare se non sia il caso di investire/coinvolgere gli organi tecnici competenti onde provvedere di pochi autovelox le arterie principali del Fucino, quelle cioè oggetto dei lavori, in punti strategici dei rettilinei, ripristinando quel minimo di civiltà e di agibilità attualmente non garantiti ai fruitori normodotati (intellettualmente e automobilisticamente parlando) di quelle strade, che all’imbocco dell’alveo si trovano proiettati su un autodromo che parrebbe proprio avere, in pista, molti emulatori del noto film “Dune”, che mettono quotidianamente a rischio le proprie vite e quelle degli altri.

Ancor prima della revisione dei limiti di velocità – che anche in presenza delle future carreggiate più ampie, non dovrebbero essere assolutamente innalzati – e ancor prima dei lavori, a Fucino va ripristinata la giurisdizione del Codice stradale, e far finta di nulla per compiacere gli elettori non porterà risultati apprezzabili. Al contrario.

Distinti saluti…

Ora, a chi da anni ci motteggia sostenendo che noi si faccia del giornalismo-onanismo mentale, del solipsismo, dell’attività da tirapiedi (non si capisce bene a favore di chi), la trascrizione dello stralcio di questa misera missiva ci fornisce il verso per replicare che forse effettivamente, noi, si zappa all’acqua, però cotanto zappare non sarebbe stato necessario se uno straccio di partito, di movimento, di gruppo organizzato, di bocciofila, si fosse mosso a dire la cosa più semplice, e più evidente. O se avessimo eletto gente più sensibile su certe tematiche. Su quei chilometri di strada, in specie ora che una parte del tratto è stata resa più fruibile, soprattutto per chi corre, allargando la carreggiata, serve porre in essere tutte quelle misure atte ad evitare non tanto che si superino ma che si doppino i limiti di velocità, in specie in un dedalo problematico dove alla fuoriserie si accompagnano e attraversano mezzi pesanti, trattori, traini, biciclette. Tra queste misure rientrano senza alcun dubbio gli autovelox. Tra queste misure ci sarebbe pure quella di far svolgere alla cosiddetta Polizia provinciale il compito per il quale essa teoricamente dovrebbe principalmente esistere, evitandole così di essere adibita a supporto di improbabili retate antidroga o amenità del genere dalle Autorità (che prima fanno deflagrare il caso luchese, e poi mostrano i muscoli per far vedere che le anima una sincera intenzione di agire / e forse c’è solo la necessità di esimersi e legittimarsi: doppio colpo). Perché nessuno o quasi ha detto questa cosa degli autovelox, in tutti questi anni nel corso dei quali si è pianto, e non poco? Al lettore attento non sfuggirà come, nella modesta lettera trascritta del novembre scorso, si descriva, a grandi linee, l’incidente occorso l’altra settimana al professor Alvaro Ruggeri, uno dei nostri tre lettori, al quale auguriamo di passare questa terribile avventura. Non occorreva una grande capacità divinatoria, per prevederlo. Rimane[va] incerto solo il “dove”, il “quando” e “a chi”. Rimane incerto solo il nome del prossimo al quale occorrerà, pari pari, magari a pochi metri da quello di pochi giorni fa.

A tutti noi, invece, l’augurio di trovare la forza di non limitarci ad accettare, supinamente, il cinico “a chi tocca tocca” e di rassegnarci, all’incidente, all’accidente, se non dopo aver messo in campo tutto quello che si poteva fare per evitarli, o minimizzarne gli effetti. A scarico di coscienza. Non basta dire che i limiti massimi di velocità sono stabiliti in 70 all’ora, come all’inaugurazione del nuovo tratto, e poi farla finita così: occorre far rispettare tali limiti, sino a quando una nuova coscienza collettiva impedisca ai nuovi barbari di disporre a buon mercato delle vite altrui (ed i controlli saranno, a quel punto, oltre che improduttivi, inutili). Senza di ciò, anche i guard rail lungo i canali di Fucino non faranno altro che aumentare i pericoli (e ci auguriamo di non doverci trovare, tra poco, a riprodurre anche quest’ulteriore previsione).

Franco Massimo Botticchio

ilmartellodelfucino 2014-10 [per scaricare il  pdf CLICCA QUI]

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