Elezioni regionali Abruzzo: in Marsica impazzano promesse da milioni e milioni come se piovesse

Alfio Di Battista
Alfio Di Battista
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Avezzano – 300 milioni per la ferrovia Roma – Pescara, 118 milioni per il nuovo ospedale di Avezzano, altri milioni destinati al redivivo impianto irriguo del Fucino, milioni per scongiurare la chiusura del tribunale, milioni di qua e milioni di là, ma non si trovano due spiccioli per riaprire la Strada Regionale Sr82.

D’altra parte, se la politica locale trova normale che il Giro d’Italia passi sulla superstrada, bloccando completamente la viabilità a causa della frana di Balsorano, per la quale la Sr82 è chiusa da anni, non meraviglia più di tanto l’entusiasmo a comando per qualche rendering che mostra l’ennesima illusione ottica della sanità marsicana.

Per completezza di cronaca c’è anche la promessa inerente il raddoppio della Superstrada del Liri, che vale un miliardo tondo tondo. Tale sarebbe l’importo previsto per i lavori, secondo le affermazioni dei vertici di ANAS esternate in qualche convegno dedicato all’argomento nei mesi scorsi.

Le liste della spesa elencate da alcuni protagonisti della politica parlata, inossidabili interpreti di un mondo crepuscolare, riescono ancora a far battere le mani, seppur il suono degli applausi riserva il dubbio che gli scroscianti battimani, siano solo la rassegnata risposta di chi da tempo ha rinunciato a sognare un futuro più grande.      

Due anni fa, di questi tempi, era esattamente il 2 novembre del 2021, il Presidente della Regione Abruzzo, Marco Marsilio, presentava il piano degli interventi infrastrutturali per l’Abruzzo con cifre e dati che delineavano quelli che lui definì, “sforzi decisivi” per il futuro dell’Abruzzo che, bontà sua, avrebbe potuto finalmente comunicare e dialogare col resto del mondo.

Fra le molte opere infrastrutturali che citò, fu menzionata la Provinciale 63, via montana di importanza strategica che collega l’Abruzzo al Lazio, attraversando i monti Simbruini. L’arteria, destinataria di 4 milioni di euro, ancora pochi per renderla interamente fruibile in sicurezza, è rimasta abbandonata a se stessa, visto che neanche un centesimo dei 4 milioni è stato mai speso.

Nessun accenno all’epoca, alla ex strada statale 82, oggi strada di rango regionale e direttrice di collegamento principale di tutti i comuni della Valle Roveto, strada chiusa da quasi cinque anni che muore d’inedia nella valle dimenticata. Neanche l’occasione del Giro d’Italia, che il prossimo anno correrà una tappa in Valle Roveto, è riuscita a mobilitare sindaci e istituzioni locali per farla riaprire.

Al di là di qualche dichiarazione di circostanza a uso mediatico, nessun sindaco, tantomeno gli amministratori della capitale della Marsica, Avezzano, sedicente città territorio, si sono stracciati le vesti per far cambiare il tragitto al Giro con lo scopo di ripristinare la viabilità in Valle Roveto. Forse a loro basta lo strapuntino di due giorni di can can mediatico in città. Così è se vi pare, la città territorio.

Tanto vale stare sulla riflessione di Giuseppe Melillo, antropologo ed esperto di sviluppo locale che scrive «La storia ci dice che i luoghi non sono eterni, “subiscono l’ingiuria degli anni” come tutto e tutti. Non sono eterni gli imperi, figuriamoci i piccoli paesi che la storia economica ha messo ai margini delle dinamiche sociali, economiche e politiche.» e continua.

«I paesi soffrono della mancanza degli investimenti strutturali giustificati da assenza di sostenibilità economica degli investimenti stessi. La realtà racconta di paesi senza dipendenti comunali, rete internet a singhiozzo, trasporti e mezzi pubblici sempre meno presenti, ricostruzioni post terremoto o post frane mai conclusi, scuole elementari con pluriclassi, servizi essenziali assenti, biblioteche ed edicole un lontano ricordo, qualche bar in piazza, dove giovani e anziani si incrociano, attività sportive o ricreative distanti chilometri.» Poi chiude.

«Paesi che se non cambiano le dinamiche in atto sono destinati ad essere parte del grande libro dei paesi scomparsi. E chi rimane diventa un resistente, non un resiliente, in un luogo che non non ha il ritmo della società dei consumi e dove lo spirito del tempo moderno sta “consumando” il genius loci.»

E intanto sulla scena, si dimenano condottieri senza patria, che passano con sciolta e dinoccolata nonchalance, da una sponda all’altra del fiume della politica il cui carsico fluire alimenta i percorsi più misteriosi. E lungo le opposte rive, le rispettive tifoserie, si lanciano addosso dardi avvelenati e lance acuminate in nome di malferme idee che durano un battito di ciglia.

Ma a loro va bene così. I rais del momento sanno bene che il popolo che li glorifica, vuole qualcosa in cambio, e quella parte di popolo che aspira al facile ritorno per se stesso, sa altrettanto bene di essere strumento atono di consenso comprato. E così, le promesse prolificano e le aspettative si consolidano.

Questa è da decenni, la politica marsicana, altrimenti gli argomenti da snocciolare in campagna elettorale sarebbero altri. Vorrebbe dire che i problemi precedenti sono stati risolti, e invece no! Sono sempre gli stessi, triti e ritriti, da almeno quarant’anni a questa parte.

Ma in fondo, la Marsica è come il resto del Paese, non c’è alcuna differenza. Da quando i capipopolo, i signori del consenso, gli uomini della provvidenza, i guitti della parola, hanno preso il posto delle idee, la politica è morta. Senza idee, senza dibattito, senza confronto, restano solo i Proci che gozzovigliano sulla carne viva di ciò che resta del paese.

E se oggi il popolo è assembrato lungo le opposte rive del fiume della politica, i cittadini sono spariti. Ma il valore della cittadinanza attiva è una lieve brezza che si leva di tanto in tanto a ricordarci che c’è una dignità da difendere sempre, non soltanto durante i baccanali delle campagne elettorali.

La frana tra San Vincenzo Valle Roveto e Balsorano causa della chiusura, da quasi 5 anni, della SR82
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