Elezioni provincia dell’Aquila 2010: Come ti tappezzo il collegio

Redazione
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e-manifesti-bot-1.jpgFoto 1. Pescina – Autostrada 

Nell’era in cui le elezioni amministrative somigliano sempre più a concorsi pubblici (aperti alla democratica raccomandazione delle famiglie allargate, attraverso una scheda a colori stampata dalla Prefettura, in luogo della rituale telefonata/lettera) finalizzati ad assicurare un qualche minimo sussidio ai fortunati vincitori (e a conservargli per un certo tempo l’illusione di poter conquistare un qualche spazio di manovra per poi tentare l’improbabile avventura nel dorato mondo della politica), è fisiologico che l’analisi dei problemi sia l’ultima preoccupazione dei candidati, troppo occupati a diffondersi in un performante automarketing paesano assai zoppicante. In quest’ottica, prendere posizione su qualsiasi questione, pubblica o privata, più che costituire un’opportunità – anche demagogica – di acquisire qualche consenso rappresenta, per il travet che “scende in campo”, un pericolo da evitare ad ogni costo. D’altronde, questo si sa, si può essere anche scienziati ma senza ricorrere al porta a porta, al comparaggio, alla cena, alla promessa cialtrona ecc. non si ottiene proprio nulla, ed allora perché andarsi a cercare dei guai trattando di temi pubblici? I programmi, ormai, rappresentano un odioso adempimento burocratico imposto dalle norme per decorare le bacheche degli albi pretori…

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Foto 2. Aielli – La classica “bandiera” su incolpevole muro, a cazzo di cane, opera di sostenitori di Vincenzo Berardino Angeloni 

Azzerate, per comodità e difetto di studi, le questioni, sorge il problema di come convogliare le masse al voto. Indossate le casacche, le fazioni dei tifosi cominciano quindi a litigare, nella speranza di far cadere nel tranello elettorale quella porzione di popolazione sana teoricamente libera di esprimere il proprio consenso consapevole.

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 Foto 3. Aielli – Ricopertura d’imperio

In questa tornata di provinciali aquilane (elezioni che ad udire tutti non contano assolutamente nulla – ed è forse per questo che la foga adoperata è ancora maggiore) è venuta assai di moda la questione del mancato rispetto degli spazi per le affissioni, del totalizzante vezzo cioè di incartare qualsiasi cosa dentro le facce dei candidati. Dove non ci si duole tanto per lo sfregio al decoro dei luoghi ma del vantaggio che l’avversario si procurerebbe nottetempo occupando tutto quello che ha una superficie verticale. In verità, del decoro non interessa nulla a nessuno ma l’argomento torna buono, ed è sufficientemente demagogico. Un diversivo vero.

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Foto 4. Celano – Timida protesta 

E’ di pochi giorni or sono l’inondazione di manifesti de “La Destra” su mezzo capoluogo di Regione, in dispregio di ogni attribuzione degli spazi. Non meno illuminante la vicenda del candidato Floris, ad Avezzano (non Armando Floris: solo Floris: il nostro ha infatti omesso il proprio nome di battesimo in tutto il materiale elettorale, qualcuno sussurra per indurre in equivoco i cittadini di quella città, che sono amministrati da un primo cittadino che di nome fa Antonello Floris e che casualmente è il padre del candidato): sputtanato dagli avversari per aver ricoperto tutto quello che capitava con la propria faccia, il nostro, forse per scongiurare il pericolo che gli avezzanesi pensassero che di tale proditoria alluvione cartacea fosse responsabile il sindaco, ha recitato un bel mea culpa, scaricando la colpa sull’agenzia pubblicitaria della quale si è servito, minacciando (nientemeno) rescissioni di contratto. Ma uscendo di casa non se ne era accorto, prima, dei manifesti con la sua faccia? Ma una volta non erano gli attivisti di partito ad affiggere i manifesti? Triste la politica parentale, tutta professionale e con poca anima…

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Foto 5. Celano – Finestre cromatiche 

Dicevamo: del decoro dei luoghi non interessa niente a nessuno. A Fontamara, il candidato PDL ha occupato piloni autostradali, cabine elettriche, pensiline, raccoglitori dell’immondizia. Coincidenza vuole che tale candidato sia anche sindaco del paese. Pensate che qualcuno si sia mosso dal municipio per coprire gli scempi? Quale lezione traggono le giovani generazioni da tutto ciò? Forse quella che il primo cittadino può fare quello che vuole… A ristorarci un poco il morale sono arrivati alcuni operai di Aielli che, alla fine, alla Stazione, hanno ripristinato la legalità, perlomeno sulla pensilina degli autobus. Merce rara comunque, quella della ricopertura, al punto che alcuni anonimi si sono organizzati, andando ad apporre dei fogli con la dicitura «affissione abusiva??» sulle belle facce dei nostri politici. Ulteriore profluvio di carta, impresa titanica di porre un argine all’inarginabile. A tale schiatta di coraggiosi deve appartenere anche chi, a Celano, ha fatto rispettosamente notare che la faccia di Del Corvo non avrebbe dovuto comparire sui normali spazi di affissione. Con timidezza, con fogli inidonei a ricoprire alcunché… Ma il Commissario prefettizio di Celano dov’è? Per ripulire quella città ci vorranno quindici giorni, se tutto va bene…

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Foto 6. Celano – Arredo urbano panoramico 

Il problema vero siamo noi, che tolleriamo tutto, dei disvalori che consideriamo ammessi, e a poco serve prendersela con le Autorità, che in tale frangente possono solo assistere impotenti al debordare cartaceo dell’arroganza della politica, monumento gonfio e tronfio di uno Stato veramente poco serio.
In tutto questo disastro, qualcuno ha voluto individuare in singoli casi l’ennesima manifestazione del genio italico e dell’arrangiarsi abruzzese, ‘na zeppa e ferr’ filat’. Ed in effetti di alcune soluzioni di arredo urbano ci si potrebbe persino compiacere ma poi si giunge dinanzi ad un cimitero della Valle del Giovenco e ci si ritrova dinanzi ad un cancello tappezzato di manifestini di candidati con gancio in plastica stile gruccia. E’ troppo, e non voglio fotografare.
L’unica soluzione resta quella di imboccare la A25 e fuggire via. In apnea, sino a lunedì.

Il Martello del Fucino – foglio volante di Fontamara

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