E’ morto Nicoletti – Banda della Magliana: le impronte marsicane

Angelo Venti
Angelo Venti
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Enrico Nicoletti (a sinistra) - Toni Chichiarelli (a destra)

Enrico Nicoletti si è spento a 84 anni in una clinica romana. Ex carabiniere, poi usuraio, truffatore e infine costruttore, ritenuto dagli inquirenti il “Cassiere” della Banda della Magliana, l’associazione criminale che monopolizzò la mala della Capitale tra gli anni ’70 e ’90. I collegamenti con la Marsica.

Nicoletti, che è rimasto coinvolto in numerose inchieste e ha riportato condanne a diversi anni di galera, ha sempre negato di far parte della Banda della Magliana. Ma ha sempre ammesso senza problemi di essere amico del capo Enrico De Pedis e di diversi altri componenti, conosciuti però in carcere.

Nel corso della sua attività Nicoletti ha creato un patrimonio miliardario, in buona parte poi confiscato dallo Stato. Tra i tanti sequestri immobiliari che hanno interessato la Banda della Magliana, diversi conducono nella nostra zona.

Ma esiste anche un nome e un cognome che lega il nostro territorio con gli episodi più oscuri della Banda della Magliana e dei Misteri d’Italia: Antonio Chichiarelli, detto Toni.

Il Tesoro della Banda nella Marsica

Sono diverse le impronte lasciate dalla Banda della Magliana nella Marsica. Secondo gli inquirenti, parte del frutto dell’attività criminale della banda, gestito anche dal cassiere Nicoletti, sarebbe stato reinvestito nel nostro territorio.

Capitali sporchi utilizzati per l’acquisto di terreni ed edifici in diversi comuni marsicani. Risalgono infatti agli anni novanta diversi sequestri e confische di immobili a Scurcola Marsicana, Tagliacozzo e nella frazione di Camporotondo, a Cappadocia.

Toni Chichiarelli: il falsario di Stato

Noto come il “Falsario della Banda della Magliana”, Antonio Chichiarelli detto Toni, è nato a Magliano dei Marsi il 2 gennaio 1948. E’ stato ucciso a Roma il 28 settembre 1984 ed è sepolto nel cimitero di Rosciolo dei Marsi. Vita, opere e morte del Falsario di Stato.

Abilissimo falsario di opere d’arte, spacciatore, malavitoso, Toni è ritenuto un componente di spicco della Banda della Magliana ed è sospettato di aver intrattenuto rapporti sia con i terroristi neri dei Nar che con le Br ma – soprattutto – con pezzi dei servizi segreti italiani.

Il suo nome compare a più riprese negli episodi cruciali legati al più grande dei Misteri italiani: il Caso Moro. E’ ritenuto l’autore del Comunicato n.1 delle Br e anche del falso Comunicato n. 7 – ispirato dai servizi segreti – in cui si indicava il Lago della Duchessa come il luogo in cui recuperare il corpo di Aldo Moro. Non solo: Chichiarelli spunta anche in alcuni tentativi di depistaggio legati all’omicidio del giornalista Mino Pecorelli, ucciso il 21 marzo del ’79.

La rapina del secolo– Nella notte tra il 23 e il 24 marzo 1979 Chichiarelli compie, insieme ad altri esponenti della banda della Magliana, una rapina da 35 miliardi di lire alla Brink’s Securmark. Una audace azione che presenta molti punti oscuri: Toni lascia volutamente la sua firma sul luogo: una infinità di indizi in codice, legati al sequestro Moro, all’omicidio Pecorelli e ai servizi segreti. Un rebus mai chiarito.

Il bottino della rapina viene recuperato solo in parte. La vulgata popolare vuole che alcuni dei miliardi mancanti sarebbero stati reinvestiti in alcune attività commerciali e immobili proprio qui, tra Avezzano e Cappelle dei Marsi.

Toni Chichiarelli viene ucciso a Roma il 28 settembre 1984, in un agguato in cui rimase ferita anche la sua compagna. La dinamica non è mai stata ufficialmente chiarita: di essa esistono due versioni distinte e per nulla coincidenti. L’unica cosa certa è che il killer è un professionista, ma le differenti versioni dell’imboscata – mai realmente accertate – fanno pensare sia ad un regolamento di conti tra malavitosi, sia ad un’intimidazione tipica della guerra di spie. Come la sua vita e le sue opere – come è giusto che sia quando si tratta di Servizi – anche le modalità, il movente e sopratutto i mandanti del suo omicidio rimangono avvolti per sempre dal mistero.

Romanzo criminale

La storia della Banda della Magliana è stata immortalata in film, serie televisive e libri. E in numerose inchieste giudiziarie: la più recente quella su Mafia Capitale, che vede il coinvolgimento di diversi suoi ex componenti. Una storia di sangue e violenza che dagli anni ’70 arriva fino ai giorni nostri.

Nata alla fine degli anni ’70, la Banda della Magliana diventa la più potente e feroce organizzazione criminale che abbia mai operato a Roma, grazie all’unificazione rapida e violenta delle diverse anime della mala locale. E non solo.

Dedita a sequestri di persona, gioco d’azzardo, usura, rapine, traffico di droga, stabilisce poi contatti con Cosa nostra, Camorra ed esponenti di Massoneria, terrorismo nero ed eversione di destra.

Tanti i legami mai del tutto chiariti con politica, finanza, apparati dello Stato, terrorismo rosso e nero, servizi segreti deviati. Diverse anche le vicende in cui suoi esponenti sono rimasti coinvolti: Caso Moro, omicidio del giornalista Mino Pecorelli, Gladio, Strage di Bologna, fino all’omicidio del banchiere di Dio Roberto Calvi e la sparizione di Emanuela Orlandi.

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