Discarica di Valle dei fiori – Pacco e contropacco

Redazione
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Tra i motivi di ricorso che il Wwf Italia ha proposto avverso l’autorizzazione della megadiscarica di Valle dei fiori, fa bella mostra di sé – e ci pare difficilmente superabile – quello relativo alla dichiarazione-attestazione di non delocalizzabilità che il Comitato per la Valutazione dell’Impatto Ambientale della Regione (CCR-VIA) aveva posto, nel suo parere del giugno 2009, quale requisito indispensabile per pensare di procedere poi alla realizzazione della discarica: «resta inteso la necessità – recita il parere – da parte del servizio Gestione rifiuti la dichiarazione che “l’opera è indispensabile e non delocalizzabile[“] come già richiesto dall’Autorità di bacino con nota 2541 del 26/03/2009».
In altre parole, tradotto, dinanzi alle molteplici criticità del sito, il giudizio degli esperti del VIA si era limitato a dire: se proprio vi trovate nella necessità non altrimenti risolvibile di dotarvi di un impianto e se proprio non c’è alcun altro sito per ospitare l’intervento, beh, noi cosa possiamo dirvi, fatelo, purché ve ne assumiate la responsabilità…
Nel giudizio VIA era previsto che tale attestazione – a sua volta “suggerita” dal primo giudizio (ugualmente rassegnato) dell’Autorità di Bacino Liri-Garigliano e Volturno – la dovesse emettere il Servizio Gestione Rifiuti della Regione Abruzzo, ovvero dovesse promanare da un soggetto che fosse, in qualche maniera, garante dell’interesse generale della collettività regionale (e dotato degli opportuni strumenti e mezzi per valutare tecnicamente quest’interesse), ovvero soggetto che fosse terzo sia rispetto alla società proponente Aciam S.p.A. che ai comuni direttamente coinvolti e favorevoli (Gioia dei Marsi e Pescina), in modo da far incontrare queste diverse volontà (politiche) in un procedimento amministrativo che potesse dirsi garantito alfine da un bilanciamento delle diverse istanze, e soprattutto rispettoso delle norme e della programmazione.
Evidentemente, non si stava scherzando: l’ARTA (Agenzia Regionale per la Tutela Ambientale: la massima autorità in materia ambientale sul nostro territorio), nel suo parere conclusivo del 19 gennaio 2009 aveva appena consigliato, pur esprimendo, dopo richieste e prescrizioni di ogni tipo, il proprio assenso, di non farla lì, la discarica, con questa crepuscolare chiusa:

e-bot-estratto-arta.jpg «L’idea progettuale […] non rispetta alcuni dei criteri localizzativi previsti dal D.Lgs. 36/03 e dalla L.R. 45/07, palesando alcune criticità ambientali quali la presenza di un vincolo sismico di prima categoria e prevedendone l’ubicazione all’interno di una dolina sfondata, che rappresentano dei fattori penalizzanti. Vanno ad aggiungersi altri aspetti ambientali al contorno, quali la presenza di una falda profonda che alimenta le sorgenti di Venere e l’adiacenza di una Zona paesistica a trasformazione mirata – zona B1 – in ambito montano (quota 950 m. s.l.m. circa).
Sulla base di tutte le considerazioni finora vagliate e delle prescrizioni impartite, con la presente si dà parere tecnico favorevole all’intervento proposto, rimarcando ulteriormente che il sito presenta molte criticità ambientali, i cui impatti ambientali sono stati mitigati con le misure correttive segnalate dall’ARTA e che andrebbe individuata, comunque, una soluzione logistica differente per lo smaltimento dei rifiuti».

Quando però si è giunti in sede di conferenza dei servizi, con tutti gli attori della vicenda seduti intorno al tavolo, il Servizio Gestione Rifiuti dell’ottimo dottor Gerardini, l’unico ufficio realmente in grado, per i compiti istituzionali affidatigli, di poter attestare la assoluta necessità di farla, quella discarica, e proprio lì (in un sito che, sostanzialmente, ha fatto inorridire l’ARTA), con un’ardita supercazzola, registrata nei verbali, rifiutava di emettere tale dichiarazione, argomentando che:

«La dichiarazione di non delocalizzabilità dell’opera non può essere rimandata alla sola competenza del Servizio Gestione Rifiuti, in quanto essa trova validità all’interno di una pianificazione di settore puntuale, che non può che essere verificata in un apposito tavolo di concertazione e confronto rappresentato dalla conferenza dei Servizi, così come disposto dalla Legge 241/90 e s.m.i.. La CdS convocata, peraltro, si ritiene possa essere la sede più opportuna per chiarire le problematiche e le valutazioni che sono state poste all’attenzione degli Enti e dalle quali è scaturita la scelta finale del sito dell’impianto di smaltimento».

[Inciso. A questa mattutina riunione pescarese del 5 agosto 2009 (in piene ferie!) risultano presenti quattro persone (quattro: tutto l’ufficio?) del Servizio Gestione Rifiuti, due rappresentanti di Aciam S.p.A. ed un assessore di Gioia dei Marsi. Sono assenti: municipio di Pescina, Provincia dell’Aquila, ARTA sede centrale, ARTA Dipartimento dell’Aquila, Ispettorato ripartimentale delle Foreste, Genio Civile regionale di Avezzano, Direzione Regionale Sanità, Ufficio Regionale Valutazioni Ambientali, Servizio Regionale Politica energetica Qualità dell’Aria-SINA, Autorità di Bacino dei fiumi Liri-Garigliano e Volturno, Asl Avezzano-Sulmona. Così le Autorità presenziano e decidono in ordine al futuro delle persone: non andando. In particolare risulta curioso quanto successo al Dipartimento aquilano dell’ARTA, che viene convocato per mezzo di un fax che viene inviato alla sede centrale di via Nizza, in piena zona rossa (abbandonata il 6 aprile 2009) anziché ai container che ospitano gli uffici, peraltro presso la Regione (palazzo Silone)! Si ravvisa una tale superficialità, in tutto ciò, da farci sinceramente escludere finanche il parto di ogni sospetto di dolo.]

Sia come sia, alla fine della procedura, questa attestazione di non delocalizzabilità il Servizio Gestione Rifiuti della Regione Abruzzo non l’ha proprio prodotta, limitandosi a macinare ed impastare delle argomentazioni che, affastellate una sopra l’altra come in un castello di carte da giuoco, hanno sfornato una poco fragrante dichiarazione di indispensabilità che in pratica è di… Aciam S.p.A.. E che poteva dire, Aciam S.p.A.?

[Strana sindrome quella di chiedere all’oste come sia il vino: anche in un altro frangente della procedura l’Autorità di Bacino, chiamata a chiarire se l’intervento di discarica interessasse anche un tratto di una zona con «presenza di forme e depositi ascrivibili ad indicatori di invasione di fenomenologie franose a massima intensità attesa alta» e se tale zona ricadesse in tutto o in parte nell’area di alta attenzione-A4 [stiamo parlando di frane! F-R-A-N-E] delle loro cartine, pur avendo effettuato un sopralluogo, dichiarava di non aver potuto esattamente determinare la misura, cosicché tornava utile quanto prodotto da un elaborato di… Aciam S.p.A. che escludeva «la presenza di depositi di copertura […] che possono dar luogo a movimenti di massa» (dico: movimenti di massa!). Però… Ma noi non possiamo accettare che ad attestare che non crollerà tutto sia Aciam S.p.A., esigiamo che sia l’autorità preposta a scriverlo, e che paghiamo per svolgere quel lavoro… Non che con la fettuccia non riesco a misurare sin dove arrivi il limite di una zona (particolare che sarebbe comunque superfluo, poiché quando pure ci si dovesse rientrare per pochi centimetri, il principio di precauzione ed il buonsenso consiglierebbero comunque di farsi i fatti propri, ripligliarsi il progetto e tornarsene a casa)… ma ci sta una collinetta, non tengo il metro adatto…e dimmelo tu…]

Riprendiamo. Ritenevamo dunque che la mancata dichiarazione di non delocalizzabilità da parte del dottor Gerardini fosse legata all’impossibilità di attestare questo fatto, tecnicamente, giacché, come il Wwf pure aveva consigliato ad Aciam S.p.A., non si era provveduto a ricercare, con i mezzi tecnologici idonei, dall’alto, le zone potenzialmente idonee ad un intervento di discarica (Valle dei fiori non lo è) e poi a richiedere la disponibilità dei municipi soci alla messa a disposizione di quei siti. Si era fatto al contrario, è più facile, basta qualche fax. Chiedo ai Comuni e poi… qualcosa succede…
Nello sfogliare la relazione tecnica del progetto esecutivo «Utres Ambiente srl» (quello messo a gara, e sul quale si sono basate le ditte concorrenti per produrre buste, la cui apertura è stata di nuovo annunziata-paventata dal presidente Ciaccia in questi giorni) ci è però sorto il dubbio che tale mancata dichiarazione sia legata anche ad altro.
Come ci si chiedeva nel poderoso ricorso degli avvocati Herbert Simone e Maurizio Di Nicola (quando ancora non si aveva a disposizione il progetto esecutivo Utres della discarica ma solo quello definitivo degli ingegneri Capassi e Barbieri): «Come fa a dirsi, anche su base politica, che la discarica di Gioia sia “non delocalizzabile”?»; «come può dirsi che la discarica serve all’ambito marsicano, quando questo è solo un “sub-ambito”, una porzione dell’ATO di riferimento provinciale?». Ci si ponevano queste domande perché nel progetto esaminato dalla Regione e dai vari attori del procedimento vi era, nella relazione tecnica, l’indicazione del bacino di utenza di interesse della discarica, e tra i comuni che se ne sarebbero serviti erano indicati i municipi marsicani soci di Aciam S.p.A.; con solo una postilla che recitava: «occorre specificare che l’impianto di Aielli [di trattamento, ove i rifiuti debbono prima passare] ha una potenzialità […] tale da servire anche altri comuni della provincia dell’Aquila in quanto è stato dimensionato per trattare 60.000 t/anno di RSU», che si era interpretata come alludente ai soci aquilani che Aciam S.p.A. andava ed è andata acquisendo (ad oggi, oltre a Rocca di Mezzo e Rocca di Cambio: Lucoli, Tornimparte, Barete, Cagnano Amiterno, Campotosto, Capitignano, Montereale, Pizzoli, Scoppito).

e-bot-copertina-2008.jpg  e-bot-bacino-2008.jpg Eravamo rimasti fermi a quel che il consigliere regionale Nicola Pisegna Orlando aveva affermato quando, ci è parso di capire in difetto di VAS (Valutazione Ambientale Strategica) e dunque del tutto illegittimamente, il Consiglio regionale del nostro sciagurato Abruzzo aveva scorporato Valle dei fiori dal Piano Paesistico, nel 2007 («[…] faccio presente che la discarica che dovrebbe essere realizzata in adiacenza alla cava, è l’unica discarica territoriale che dovrà servire 130.000 abitanti che è il bacino marsicano. Per completezza d’informazione, facciamo presente che la Marsica conferisce i propri rifiuti nella discarica di Santa Lucia in Avezzano, che tra tre mesi sarà discarica esaurita, quindi non potrà più ospitare rifiuti marsicani, in mancanza di questo provvedimento, noi da qui a qualche mese saremo nelle condizioni di dover conferire a costo di qualche migliaio di euro al giorno per i singoli comuni i rifiuti nella discarica di Isernia [blablablabla – c’era già l’emergenza, Cristo!]»).
Ci sbagliavamo. E di grosso.
Nel progetto esecutivo Utres, da poco venuto in possesso di noi poveri ricorrenti, la relazione tecnica conferma sì che l’impianto di Valle dei fiori servirà i comuni marsicani soci di Aciam S.p.A. (con le due Rocche) ma anche «altri comuni dell’aquilano come L’Aquila, Lucoli, Scoppito, Barete, Cagnano Amiterno, Capitignano, Campotosto, Pizzoli, Montereale, Tornimparte, Castel del Monte, Barisciano, Caporciano, Fagnano Alto, Fontecchio, Fossa, Ocre, Ofena, Poggio Picenze, Prata d’Ansidonia, S. Eusanio Forconese, S. Demetrio nei Vestini, S. Pio delle Camere, S. Stefano di Sessanio, Tione degli Abruzzi, Villa S. Angelo».
e-bot-copertina-2010.jpg  e-bot-bacino-2010.jpg Bingo!
Oltre ad invitare, per decenza, il dottor Nicola Pisegna Orlando a lasciare al più presto il suo posto nel consiglio di amministrazione di Aciam S.p.A. (dove è casualmente finito dopo aver patrocinato la modifica della classifica di quel sito ove oggi realizzano la discarica che egli andrà a gestire: quando si dice il destino…), chiediamo, a chi può spiegarcelo – non quindi agli amministratori di Pescina e di Gioia, che hanno solo eseguito quanto gli veniva ordinato da fuori – come mai l’emergenza sia dichiarata da Aciam S.p.A. per il suo comprensorio, Aciam S.p.A. chieda ai suoi soci dove fare una discarica e poi Aciam S.p.A., dopo l’autorizzazione, ci venga a dire che a Valle dei fiori ci porta anche i rifiuti del comprensorio aquilano, ovvero di comuni non soci, di comuni che non si sono fatti l’impianto di trattamento, per conto di Asm che non ha adottato alcuna procedura straordinaria per individuare una discarica (e a cui nessuno ha imputato nulla per questo, e la TARSU è come la nostra, se non più bassa) e a cui nessuno ha chiesto se avessero un sito da adibire a discarica…
Dopo Avezzano, anche L’Aquila… a quando Teramo?
In conclusione: come poteva il dottor Gerardini attestare una non delocalizzabilità che oggi apprendiamo essere a geometria e territori variabili?
Franco Massimo Botticchio

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