Disastro CAM: «Operazione verità»

Franco Massimo Botticchio
Franco Massimo Botticchio
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Il sindaco di Avezzano Gabriele De Angelis (a sinistra) con alcuni suoi sostenitori

CAM - il bucoa cura di:

Petogna Analytica & Sperone Logaritmics

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Dopo una indefessa e costante – nonché degna di miglior causa – applicazione, i Nostri ce l’hanno fatta, ci sono riusciti: il mese scorso, i libri del Consorzio acquedottistico Marsicano S.p.A. sono metaforicamente approdati in Tribunale per il concordato in continuità.

Entro la metà del prossimo luglio quell’ente dovrà depositare la proposta di concordato preventivo al quale ha inteso ricorrere, astretto da una massa non più procrastinabile di decreti ingiuntivi e provvedimenti esecutivi, cosicché tra qualche mese finalmente sapremo se detto Consorzio sarà destinato a scomparire oppure – se la domanda di omologazione di un accordo di ristrutturazione dei debiti suonerà e riuscirà convincente, ai creditori come ai giudici – lo stesso sopravviverà, non sapremmo invero dire con quali prospettive di gestione del servizio idrico integrato per il disastrato territorio della Marsica.

Ma la vera domanda che intanto ci si pone è un’altra: com’è stato possibile?

  • Come è stato possibile produrre un mostruoso debito (la cui quantificazione esatta sarà curioso conoscere dai commissari giudiziali insediatisi nella sede di Caruscino ma che ascenderebbe, nelle ipotesi più benevole, a diverse decine di milioni) che sfiora, per qualcuno, i cento milioni di euro di buco?
  • Quali prassi, quali sfortune, quali e quanti abusi, quante connivenze hanno condotto il sistema al collasso?

Nell’annunziare la cattiva novella del concordato, il sindaco pro-tempore del maggior socio del Consorzio, Avezzano, nella persona di Gabriele De Angelis, ha reclamato e annunziato una « Operazione verità » ma ad oltre un mese da sì bellicoso proponimento, nulla si è udito, al punto che la questione parrebbe essersi ridotta a ben misera cosa, quasi si stesse discutendo di due metri di pavimentazione saltati alla prima gelata.

Molto gioco delle parti da parte del municipio di Avezzano (improvvisamente palesatosi a mo’ di sineddoche, parlando, esso, da parte, per il tutto; quando per molti anni ha lasciato spazio, almeno nelle assemblee e nelle chiacchiere, ai comuni-polvere e alle pretensioni più infime, senza mai dare segnali forti in senso contrario all’andazzo), troppo silenzio da parte di tutte le altri componenti che insieme – tranne rarissime eccezioni, da ascriversi a caratteri di refrattarietà personale più che a valutazioni politiche economiche o amministrative – hanno concorso a determinare questa epocale rotta.

In questo quadretto di famiglia riteniamo vadano ricompresi tutti gli attori del contesto: la politica, i comuni-soci, la cittadinanza, tutti coloro che dovevano invigilare e che non sono riusciti (o non hanno proprio voluto). E se questo nostro semplice pensiero è fondato, altrettanto fondato è il rischio che per l’ennesima volta si scelga di non andare a fondo nell’analisi, accontentandosi semplicemente di andare a fondo, tutti insieme, ognuno per la propria piccola o grande parte di responsabilità.

Poiché nessuno sembra in realtà intenzionato a farla o a patrocinarla, senza grandi pretese, l’ « Operazione verità » la lanciamo noi.

Modestamente, in cento interventi, cercheremo di delineare, per come le capacità e le conoscenze dei fatti ci consentiranno, quale terribile film dell’orrore sia andato in onda, nell’ultimo quarto di secolo, sull’acqua, nel nostro disastrato territorio. Un b-movie, ripetiamo, più applaudito che bestemmiato dal pubblico.

Non stiamo parlando di due metri di marciapiede. Lo sfascio del sistema idrico, se ha un prezzo materiale quantificabile ingentissimo, ne ha un altro ancor più pesante in termini di prospettiva, per il Futuro: la voragine di cattiva gestione e di debiti nella quale siamo precipitati ci consegna infatti, alla fine della fiera, un sistema con le reti non manutenute e vecchissime, che tra poco tempo non saranno in grado di permettere l’adduzione dell’acqua nelle case; una rete di depurazione disastrata, che non potrà non comportare effetti deleteri, oltre che sulla nostra salute (non esattamente un dettaglio), sul pregio delle produzioni agricole; ecc.. And so on.

Da questa Caporetto, lo abbiamo compreso da anni, non usciremo con le decimazioni né con una “Norimberga dell’acqua” (che pure chiedemmo, in tempi non sospetti). Ma una ricognizione di quel che è accaduto potrebbe tornare utile a non indulgere negli stessi errori (ammesso e non concesso che tale coazione sia ancora materialmente possibile: crediamo di no, con i tempi che corrono, e i cordoni della spesa statale ben chiusi).


(1/100 – continua)

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