Coronavirus – Dati sul contagio di Italia e Abruzzo. Il mistero delle 500mila mascherine bloccate

Redazione
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ITALIAAggiornamento ore 18 14 marzo 2020

Al momento 17.750 persone risultano positive al virus. Ad oggi sono stati 21.157 i casi totali. Nel dettaglio: i casi attualmente positivi sono 9.059 in Lombardia, 2.349 in Emilia-Romagna, 1.775 in Veneto, 863 nelle Marche, 814 in Piemonte, 614 in Toscana, 384 in Liguria, 320 nel Lazio, 243 in Campania, 271 in Friuli Venezia Giulia, 199 nella Provincia autonoma di Trento, 150 in Sicilia, 170 nella Provincia autonoma di Bolzano, 156 in Puglia, 106 in Abruzzo, 103 in Umbria, 47 in Sardegna, 59 in Calabria, 41 in Valle d’Aosta, 17 in Molise e 10 in Basilicata.
Sono 1.966 le persone guarite. I deceduti sono 1.441, ma questo numero potrà essere confermato solo dopo che l’Istituto Superiore di Sanità avrà stabilito la causa effettiva del decesso.

ABRUZZO Ultimo aggiornamento: 14 Marzo 2020

In Abruzzo dall’inizio dell’emergenza sono stati registrati 112 casi positivi al Covid 19, diagnosticati dai test eseguiti nel laboratorio di riferimento regionale di Pescara.

51 pazienti sono ricoverati in ospedale in terapia non intensiva, 14 in terapia intensiva, mentre gli altri 47 sono in isolamento domiciliare con sorveglianza attiva da parte delle Asl.

Dall’inizio dell’emergenza Coronavirus, il laboratorio di Pescara ha eseguito 1232 test, di cui 530 sono risultati negativi. La differenza tra il numero dei test eseguiti e gli esiti, è legato al fatto che più test vengono effettuati sullo stesso paziente. Nel totale viene considerato anche il numero degli esami tuttora in corso.

NEL DETTAGLIO: dei casi positivi, 13 si riferiscono alla Asl Avezzano-Sulmona-L’Aquila, 25 alla Asl Lanciano-Vasto-Chieti, 65 alla Asl di Pescara e 9 alla Asl di Teramo. Va precisato che il numero elevato di casi registrati a Pescara è anche legato al fatto che al Santo Spirito accedono pazienti provenienti anche da altre aree della regione.

* I dati sono comunicati dal Servizio Prevenzione e Tutela della Salute della Regione.

Il “mistero” delle 500mila mascherine bloccate

Chiarito il mistero delle 500mila mascherine, acquistate con una raccolta fondi di una Fondazione bresciana er destinarle all’ospedale del capoluogo lombardo, che sarebbero però state bloccate dal Dipartimento di protezione civile. La notizia era stata rilanciata ieri da stampa e tv, ma a fare chiarezza dimostrando che è destituita di ogni fondamento è lo stesso Dipartimento.

IL FATTO – La Fondazione bresciana ieri pomeriggio aveva contattato l’azienda Medimberg, dicendosi interessata ad una fornitura di mezzo milione di mascherine e proponendo l’acquisto ad un prezzo particolarmente vantaggioso per la ditta. Con senso di responsabilità – ma anche in rispetto delle ordinanze di emergenza – l’azienda ha rigettato l’offerta sostenendo, a ragione, che “l’accoglimento di tale proposta commerciale avrebbe sguarnito tutti gli altri nosocomi nazionali a vantaggio di uno solo”. Quello lombardo, appunto.

Non ci sarebbe dunque nessun stop da Roma e nessuna mascherina è bloccata in attesa della decisione del Commissario Borrelli. In realtà da oltre un mese il Dipartimento della Protezione Civile ha emesso ordinanze [pubblicate anche da SITe.it) in cui l’acquisto e la distribuzione delle mascherine è stato centralizzato nelle mani del Dipartimento di protezione civile: nelle ordinanze ci si spinge a prevedere, come estrema ratio, la loro requisizione e addirittura il precettamento delle ditte produttrici. Ordinanze eccezionali finalizzate ad evitare l’incetta delle mascherine e le speculazioni, ma anche ad armonizzare e coordinare la gestione e la distribuzione sul territorio nazionale secondo l’evolversi dell’emergenza.

La sveltina della Fondazione bresciana, e le assurde polemiche che ne sono scaturite, devono aver molto infastidito il Dipartimento di protezione civile, che in un durissimo comunicato tuona:

Coronavirus: nessun dispositivo di protezione individuale per Brescia bloccato dalla Protezione Civile. Quella che stiamo fronteggiando è un’emergenza sanitaria che interessa tutto il Paese e nessuna regione verrà lasciata sola. Questa dura battaglia si vince grazie alla collaborazione di tutti: amministratori, enti, istituzioni, società civile e operatori dell’informazione. A tutti viene chiesto di rinunciare ad ogni strumentalizzazione, ad ogni polemica e ad ogni forma di protagonismo”.

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