Commissione a Collelongo su Amplero

Franco Massimo Botticchio
Franco Massimo Botticchio
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Previsto – ma sprovvisto, allo stato, del finanziamento necessario alla sua realizzazione; e piuttosto claudicante sul versante delle autorizzazioni e dei nulla-osta – dal «progetto per la costruzione di una rete irrigua in pressione a servizio della piana del Fucino», l’invaso di Amplero, un bacino ad alta quota, a Collelongo, che dovrebbe essere alimentato pompando acqua dal fiume Giovenco (o chissà da dove), ha negli anni incontrato una forte opposizione. Opposizione riaccesasi in occasione del nuovo giro di valzer di questa idea, che quarant’anni or sono scatenò dei veri e propri moti in Ortona dei Marsi e Pescina.

Quello che pubblichiamo è un comunicato, ricevuto al proposito dai consiglieri di opposizione del comune di Collelongo Nicola Pierleoni, Cesidio Pignatelli, Valerio Negri e Cinzia Pisegna Orlando.

GIU’ LE MANI DALLA “VALLE di AMPLERO”

E’ oramai certo l’interessamento da parte della Regione Abruzzo sulla Valle di Amplero. Un progetto di fattibilità per realizzare un invaso, che consentirà di accumulare acqua uso irriguo della piana del Fucino, è stato già presentato e sarebbe finanziato con i soldi del Masterplan.
Il primo progetto dell’invaso di Amplero risale subito dopo la grande guerra, sono passati circa 70 anni e da allora il mondo, compreso il clima, sono profondamente cambiati.
Amplero è una valle incantata, da sempre utilizzata dai pastori ed allevatori per la sua peculiarità. La presenza di acqua con pozzi per abbeverare il bestiame, la presenza di varietà di erbe che conferiscono al latte particolarità organolettiche uniche, unite al fatto che la conformità di Amplero consente un controllo facile del bestiame, lo rendono una risorsa unica per chi vive di allevamento e agricoltura.
Nella zona sono presenti anche importanti insediamenti risalenti all’epoca Romana, l’acropoli ha restituito reperti databili tra il VI secolo a.C al I secolo d.C. come il letto in osso e parte della scultura italica denominata “Gambe del Diavolo” esposti nel museo archeologico nazionale d’Abruzzo di Chieti.
Non bisogna poi sottovalutare l’importanza che questo luogo rappresenta per la fauna del territorio, orsi, cervi ecc. sono solo alcuni degli animali che vivono in questi luoghi e che un cambiamento così drastico potrebbe compromettere.
In una fase dove il cambiamento climatico è sempre più sentito vi è la necessità di ripensare al metodo di coltivazione praticata, lo sfruttamento intensivo dei terreni con utilizzo di grandi quantità di acqua per uso irriguo non si sposano più con le esigenza primarie dell’uomo.
Ad esempio in Spagna, nella costa di Almeria, una delle zone più secche d‘Europa, sono state costruite, su trentamila ettari di campi, delle serre con irrigazione a goccia con produzioni di vari tipi di ortaggi e il cui valore rappresenta l’undici percento del PIL.
Dobbiamo preservare il nostro territorio non mettendolo a disposizione di grandi aziende che nulla hanno a che fare con la nostra valle, i rischi che si corrono non sono solo quelli di uno stravolgimento morfologico ma anche e soprattutto ambientale.
L’acqua che verrebbe pompata dai sistemi di sollevamento fino ad Amplero che tipo di problemi potrebbe portare?
La presenza di fertilizzanti, anticrittogamici utilizzati in agricoltura, scarti di industrie, uso incontrollato di sostanze finirebbero nelle acque e potenzialmente potrebbero essere veicolate nell’invaso con tutti i rischi annessi.
La comunità di Collelongo non ha alcuna necessità di destinare un suo patrimonio alla merce’ di possibili speculatori, dobbiamo difendere la Valle di Amplero e per meglio farlo la minoranza consiliare si adopererà per la nascita di una commissione per la salvaguardia di Amplero.
La commissione avrà il compito di interfacciare l’ente parco Abruzzo – Lazio – Molise, agricoltori, allevatori e tutti coloro hanno a cuore il nostro territorio con l’unico intento di salvaguardarlo.

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