Come vedi la Valle del Giovenco tra dieci anni?

Franco Massimo Botticchio
Franco Massimo Botticchio
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Pescina (Aq) - La torre

Fusione dei Comuni quale risposta alla domanda:

Come vedi la Valle del Giovenco tra dieci anni?

di Giovanni Natale (Associazione Ripensiamo il Territorio)

Guardiamo i dati. Usando numeri arrotondati per renderli più leggibili, mentre l’Italia cresce del 6.5%, l’Abruzzo del 5.5, la Costa abruzzese del 15%, Avezzano dell’11%, la popolazione di tutta la Valle del Giovenco scende del 12% e, nello specifico, Collarmele del 15%, Bisegna-Ortona del 31%.

dati-spopolamento-valle-giovenco-webQuesto significa che la popolazione totale, oggi pari a circa 18.000 abitanti, scenderà nel 2027, fra 10 (dieci) anni, a circa 15.000 anime. Erano 22.000 appena ieri!

Nello stesso tempo, senza la fusione tra i municipi della Valle, a questa stessa data, piuttosto prossima, si saranno persi circa 38 (trentotto) milioni di euro di finanziamenti statali e regionali, e tutte le altre opportunità e facilitazioni previste, compresa la sospensione del patto di stabilità e tutti i possibili investimenti ad esso legati.

Se teniamo infatti conto che da qualche anno sono previste le incentivazioni statali, significa che non avendo fatto nulla in merito alle fusioni possibili, è come se si fossero già persi diversi milioni.

Ciò illustrato in sintesi e con i dovuti arrotondamenti, passiamo a parlare dell’attualità del tema posto con il convegno tenutosi a Pescina il giorno 1 ottobre 2016, organizzato dal sindaco della stessa cittadina, Stefano Iulianella, insieme alla nostra Associazione (che da anni si occupa del tema della coesione territoriale).

cattura-trasf-erar-v-giovenco-webVa dato atto della sensibilità con la quale si è voluto porre il tema «Fusioni dei comuni, opportunità e necessità. Idee di rilancio della Valle Giovenco» e avviare un processo di riflessione per l’area, riflessione che sia di sistema e culturale e che tenga anche conto – perché no? – dei contributi e delle incentivazioni (affatto trascurabili, come abbiamo detto), connessi a tale possibilità (facoltà) di unirsi in comuni più ampii, e concessi da parte dello Stato e, da qualche mese, in maniera rinnovata, messi a disposizione da parte della Regione.

Questo progetto attuato celermente trasformerebbe la Valle del Giovenco in una comunità di circa 18.500 abitanti, dandole una significativa massa critica territoriale, amministrativa e politica che gli consentirebbe di meglio affrontare i temi della riduzione della fiscalità, come quello della erogazione di quei servizi che si vanno degradando giorno per giorno. Si potranno affrontare così anche i temi dell’Istruzione, delle Scuole, dei collegamenti e dei trasporti, calati in una realtà finalmente coesa sotto tutti i punti di vista, che passi alla messa in rete e sistema di tutte le risorse ora disperse e singole, in un sistema che ci rilanci dando il maggior risultato col minor sforzo.

Sia chiaro: fusione amministrativa non significa fusione di Identità, che restano integre e anzi vengono potenziate dalla maggiore disponibilità economica. Il Giovenco diverrebbe una comunità in grado di progettare il futuro insieme con l’aiuto delle incentivazioni e rendendosi capace di attingere, con forza e capacità professionali, anche ai finanziamenti europei.

Il processo di fusione ancora per il momento viene incentivato, in quanto di grande interesse per lo Stato che è appesantito dalla presenza per lo più dispersa sul territorio di comuni polvere. Questo tema è talmente rilevante che spesso si è parlato da parte di organi centrali e governanti, di ridurre i comuni dagli attuali 8.100 a 2.500. Provate quindi a fare due conti e comprendere le dimensioni del problema sul campo, il quale lascia prevedere che alla fine ci potrebbe piombare addosso la soluzione, senza che noi si sia fatta una sola riflessione seria e magari senza alcuna incentivazione, ovvero ci fonderanno obbligatoriamente. E non servirà a nulla arroccarsi nei nostri fortini, appellandoci a revisioni costituzionali che, trovando l’accordo allargato, non saranno un ostacolo. Basti pensare che a inizio di questa Legislatura furono i 5Stelle a presentare un disegno di legge in tal senso e l’anno scorso è stato presentato un progetto di legge da 20 deputati Pd, primo firmatario l’on. Lodolini (che per problemi coincidenti non ha potuto partecipare al convegno di Pescina) che prevede la fusione volontaria e, quindi ben studiata e disegnata, entro un paio d’anni, per poi passare a quella coatta e senza un solo euro di contributo.

Nel convegno pescinese è emersa un’attenzione diffusa sul tema posto. Nello specifico c’è stata grande attenzione e vivacità di partecipazione. Ci sono state voci dissonanti (il sindaco Mostacci di Collarmele) che però in successive discussioni via social network, ha dato delle aperture a una seria e laica riflessione. Mentre gli altri, Di Natale (Aielli), De Angelis (Lecce nei Marsi), Berardini (Gioia dei Marsi) e Eramo (Ortona dei Marsi) hanno mostrato favore verso questa direzione, ovviamente anche Iulianella (Pescina) che è stato determinante nel porre il problema. Anche il sindaco di Ortucchio ha fatto capire una sua disponibilità concretizzatasi nell’ascolto attento delle relazioni durante il convegno. Un’ultima notazione: dopo aver letto sugli organi di stampa le risultanze della conferenza tenuta nei giorni precedenti a San Benedetto dei Marsi, sempre sul tema, abbiamo rilevato che le conclusioni sono anch’esse favorevoli alla fusione, salvo esserne smentito, solo che pongono il problema del con chi e del come.

In conclusione ne emergerebbe un quadro diffusamente disponibile ma permane un clima di diffidenza tra alcune parti. E’ il solito problema dell’Abruzzo e delle nostre aree interne, sempre diffidenti; e a questo paghiamo un caro prezzo.

Infatti, le fusioni stanno prendendo piede verso Nord dove stanno ottengono grandi risultati, noi ne siamo stati corroborati sia nel convegno di cui stiamo parlando, sia nei precedenti, dalla partecipazioni di sindaci di comuni già fusi che hanno testimoniato con carte e numeri alla mano tutti i vantaggi che le loro Comunità hanno tratto nell’unirsi. Parliamo del Comune di Valsamoggia in Emilia Romagna e di quella di Trecastelli nelle Marche. Quest’ultimo, attraverso la viva voce dell’attuale primo cittadino, ne ha parlato proprio a Pescina il 1 ottobre scorso ed ha spiegato tutti i vantaggi della fusione che lui ha realizzato già da tre anni. Di tutto ciò se n’è parlato non solo nei nostri convegni, ma anche sul Tg1, tanta è stata la portata dei risultati.

Ovviamente occorrerà forte capacità di dialogo e sincero interesse a voler trovare la migliore e remunerativa soluzione per i cittadini che a causa di queste separazioni e campanilismi, che non hanno più senso, stanno patendo tasse e mancanza di servizi.

Nel corso del convegno mi sono premurato di fare il conto dei vantaggi, da buon padre di famiglia, ed ho spiegato come tra contributi e incentivi si arriverebbe alla disponibilità in 10 anni di almeno 38 milioni euro che potrebbero pervenire nella zona aiutando ad organizzare un progetto che veda tutti insieme e capaci di esprimere una nuova visione della Valle del Giovenco.

Quando si parla di fusione e unica comunità, non significa che le identità, le caratteristiche di ogni centro verranno annullate, ma di fusione amministrativa, punto. Le identità, i patrimoni culturali nulla hanno a che fare con i Comuni, tantomeno con le fusioni delle circoscrizioni di essi. Tutte le caratteristiche, le particolarità, i campanili stessi, rimarrebbero e, anzi, ne trarrebbero vantaggi e sarebbero, a mio modo di vedere, un valore aggiunto che troverà anche risorse per crescere e progredire.

La fusione dei Comuni, è un fatto eminentemente amministrativo che produrrà economia anche sotto l’aspetto delle decisioni, avendo un solo consiglio comunale, un solo sindaco che, data la nuova architettura amministrativa, sarà il migliore possibile e darà capacità e rapidità di decisione, molto importante se si vuole essere attrattivi e ricettivi in tutti i sensi, sia di insediamenti produttivi che di progetti turistici o agroalimentari, etc..

In conclusione, stando così le cose, vale o no, la pena di porre questi temi sul tappeto e cominciare a informare la gente, i cittadini che dovranno beneficiarne? Vale la pena mettersi intorno a un tavolo e tutti insieme discuterne e fare proposte costruttive e futuribili per i nostri figli e nipoti? O si vuole continuare a morire così, in silenzio, senza alcuna alternativa? I dati di spopolamento sono molto preoccupanti, drammatici persino. Dove pensate che saranno i nostri figli e nipoti? O dove andranno?

Vogliamo provare a usare, quindi, l’intelligenza dei “Marsi” per un fine utile e aggregante? Ora, ora è il momento. Per ripartire con la politica nel senso più alto del termine e metterla ciascuno nella propria agenda: è ora di futuro e di innovazione.

[ Tratto da: Il Martello del Fucino 2016-13. SCARICA IL PDF ]

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