CHE FARE! Una scossa per il centrosinistra che ha voglia di tornare in pista

Alfio Di Battista
Alfio Di Battista
6 Minuti di lettura

«La costruzione della rete continua su tutta la provincia aquilana, con l’obiettivo di offrire un’alternativa credibile all’elettorato che oggi non si sente più rappresentato dalle liturgie affabulatorie dei professionisti della politica più concentrati sulle carriere personali.»

L’Aquila – Buona anche la seconda, questo il sentimento diffuso sabato scorso, al termine della seconda autoconvocazione del centrosinistra all’Aquila. Poco più di una cinquantina di persone presenti, fra queste, molti rappresentati dei comuni, oltre che militanti e simpatizzanti di area. Un buon risultato alla luce delle altre iniziative politiche che erano state organizzate in città.

Nel pomeriggio infatti, in concomitanza con l’assemblea autoconvocata del centro sinistra, ha avuto luogo la reunion di Azione, con Carlo Calenda, in città a presentare il suo libro, e l’assemblea cittadina del Pd per eleggere il nuovo presidente dei circoli.

«Il percorso di costruzione della rete continua speditamente su tutta la provincia aquilana, con il chiaro obiettivo di offrire un’alternativa credibile a un’ampia fascia di elettorato che oggi non si sente più rappresentato dalle liturgie affabulatorie dei professionisti della politica, più concentrati sulle carriere personali.» Afferma senza mezzi termini uno degli organizzatori.

Questo quanto emerso in più di qualche passaggio dei numerosi interventi che si sono susseguiti nella Casa del Volontariato all’Aquila. Due ore e mezza di dibattitto nel corso del quale hanno preso la parola i rappresentanti delle istituzioni aquilane ma anche del mondo sindacale e della sinistra più propriamente detta. 

Il fil rouge che ha ineluttabilmente legato gli interventi è stata la manifesta insoddisfazione per l’azione politica portata avanti in questi anni, i cui esiti nefasti, sono sotto gli occhi di tutti. Oggi, l’Aquila è una solida roccaforte del centrodestra, la regione Abruzzo è governata dal centrodestra, con la concreta possibilità che alle prossime regionali, Marsilio e la sua coalizione, vengano riconfermati per un secondo mandato. La presidente del consiglio, Giorgia Meloni, è stata eletta nel collegio dell’Aquila, ça va sans dire.

A tratti l’assemblea è sembrata uno sfogatoio che ha dato la stura a molte a dichiarazioni, a tratti sopra le righe, che però hanno sostanzialmente certificato il cattivo stato di salute del centrosinistra, in particolare del PD provinciale e aquilano. Gli organizzatori avevano messo in conto che all’Aquila, ciò sarebbe potuto accadere.

Le scorie prodotte dalle ripetute sconfitte, che restano ancora sul terreno, hanno inquinato tutto l’ecosistema del campo progressista trasformandolo in una landa quasi disabitata. A partire dalle comunali del 2017, sorprendentemente vinte da Biondi, dopo che il centrosinistra sfiorò la vittoria al primo turno con Di Benedetto, affondato poi al ballottaggio, proprio per il disimpegno di quelli della sua stessa parte politica, dicono i ben informati.  

La riconferma di Biondi, al primo turno nel 2022, ha sancito il tramonto di un’intera classe dirigente che probabilmente nutre ancora velleità di rappresentanza, ma la realtà è implacabile, e oggi presenta il conto, anche se nessuno sembrerebbe disposto a pagarlo. Vorrà dire che saranno gli elettori a farglielo capire, come già accaduto alle recenti politiche. Questo uno dei tanti commenti raccolti a margine dell’assemblea.

La prossima tappa sarà quella marsicana, che dovrebbe tenersi ad Avezzano, probabilmente nella seconda metà di gennaio. Gli organizzatori del movimento CHE FARE! contano di portare in quella occasione una bozza di documento che rappresenterà la piattaforma di discussione sulla quale verrà incardinato il manifesto politico dei valori, delle priorità e delle sfide da affrontare.  

CHE FARE! non è solo un’esortazione ad agire, è anche un pensiero rivolto al futuro che si vuole costruire insieme. Molti hanno ritenuto che l’esclamazione CHE FARE! sì ispirasse al titolo della famosa opera politica di Lenin, un libro scritto fra il 1901 e il 1902. Lo stesso Silone, fa pronunciare ai cafoni di Fontamara quell’esclamazione che è la presa di coscienza della propria forza come comunità.

In realtà CHE FARE! sembrerebbe avere più a che vedere con il romanzo di Nikolàj Gavrilovic Cernysevskij, scrittore russo che compone l’opera nella seconda metà dell’800, mentre era detenuto nella fortezza di Pietro e Paolo a San Pietroburgo, senza alcuna accusa specifica, ma solo per la sua attività e i suoi scritti sovversivi.

Che Fare di Cernysevskij, racconta le vicende di una giovane donna, intelligente e di grande talento che rifiuta un matrimonio combinato e si emancipa conquistando l’indipendenza economica e sociale col lavoro. La sua parabola è la strenua lotta per il diritto alla felicità. Il romanzo riflette gli ideali del socialismo rivoluzionario presovietico: l’uguaglianza fra i sessi e l’emancipazione femminile, la critica alle convenzioni borghesi e l’esaltazione del cooperativismo e dell’impegno etico.

Nel 1863 il libro fu diffuso clandestinamente e fu pubblicato ufficialmente solo nel 1905. L’anarchico Kropotkin lo definì il «breviario del giovane russo». Certamente ebbe un impatto notevole sulla nuova generazione dei rivoluzionari ai tempi di Lenin, il quale ne riprese il titolo nel suo celebre scritto politico.

Condividi questo articolo