Casting e profilazione di un capro espiatorio: il caso Tedeschi / 1

Franco Massimo Botticchio
Franco Massimo Botticchio
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Tribunale di Avezzano - Frontone della facciata

Nel pomeriggio del 29 maggio ultimo scorso, presso il Tribunale di Avezzano – luogo angosciante e spettrale / e non solo perché deserto – si è consumato l’ultimo modesto atto di una saga giudiziaria innescata, anni or sono, dal noto dottor Gianfranco Tedeschi attraverso una produzione massiva di querele verso il tanto misconosciuto quanto inoffensivo foglio volante «Il Martello del Fucino» di Pescina.

In sede di udienza (22 settembre 2015) di uno dei processi scaturiti, lo stesso Tedeschi – essendosi presto prospettata per tutti gli attori in giudizio la difficoltà di orientarsi in un mare di doglianze rappresentate in epoche lievemente differenti a mezzo di integrazioni e superfetazioni allegatorie (e alluvionali) sempre meno intelligibili – ha detto: «[…] ne ho fatte tantissime di querele […] ogni volta che venivo a conoscenza di qualcosa scrivevo e facevo le querele e depositavo. Ma ne avrò fatte sette, otto, dieci, quindi, voglio dire, sta negli atti, ci stanno pure altri procedimenti che sono in corso credo […]»: determinazione questa che l’acribia della critica e lo sferzo nell’esposizione che pur contraddistinguevano i cervellotici scritti del Martello sulla situazione del Consorzio acquedottistico marsicano (del quale il Tedeschi per un periodo ha purtroppo tenuto le redini) assolutamente non giustificavano, e che forse sarebbe stata più utile se messa in campo per fini più commendevoli di quello dell’estenuazione della parola alla fine raccolto.

Un primo fatto paradossale è quello che dinanzi e a fronte di una determinazione della sedicente parte lesa a chiedere con tale costanza di affezionato lettore la punizione dei noti haters Botticchio e Venti, il popolare Gianfranco assumesse che fossero i querelati ad essere animati da un’avversione di natura squisitamente personale. Tale convinzione, seppur legittima, era destituita di fondamento, al punto che una volta finito ai margini della galassia Cam S.p.A., lo stesso Tedeschi non è più stato nominato sul foglio, se non incidentalmente, a prescindere da ogni effetto “intimidatorio” ingenerato dalla notizia delle iniziative giudiziarie (figuriamoci!).

Anche l’idea tedeschiana di dimostrare che vi fosse in atto una persecuzione antipatizzante nei suoi soli confronti elucubrando sulla circostanza che i suoi successori al Consorzio acquedottistico non fossero stati “bersaglio” delle stesse critiche da egli ricevute appare piuttosto bizzarra, avendo costoro, da Lorenzo De Cesare sino a Paola Attili, svolto, in pratica, il ruolo della Croce rossa (contro la quale, questo ognuno lo sa, non si spara). Infine, per quanto sia nel nostro animo l’intenzione di glissare su tutte le lunari parole (si noti l’understatement: lunari parole), che abbiamo letto nelle produzioni degli avvocati di Tedeschi, sugli invasivi effetti (figuriamoci!) asseritamente prodotti dalle uscite del ciclostilato sugli animi di moglie e figli del Tedeschi, pure anche le stesse stanno lì a dimostrare come a mettere in mezzo l’onorabilità personale e la famiglia in un discorso che si collocava in un ambito politico-amministrativo sia stata una sola parte. Al termine, una teoria infinita di avvisi, comunicazioni, gip e giudice ha astretto la vicenda del Martello a quel che era, l’espressione di una critica – più o meno riuscita – ad uno stato delle cose. Ovvero – i concetti sono tutti nostri – ad un “sistema” (ricondotto alla definizione onnicomprensiva di «partito dell’acqua», del quale Tedeschi era un epifenomeno) che a volerlo meglio inquadrare potremmo rubricare e dipingere quale autobiografia complessiva della nazione marsa.

Nell’ultimo numero cartaceo del noto foglio volante abbiamo paventato e ipotizzato – in presenza di una serie di fatti e più ancora di atteggiamenti e riflessi – che sia in corso una sorta di creazione di un capro espiatorio da parte del “sistema” Marsica complessivamente inteso. Non quello evidentemente che ci viene descritto da giornali attraverso l’inchiesta sui lampioni, che dubitiamo fortemente esista in tale forma, ma che per i lampioni in qualche modo passa (fossimo nelle Autorità, e non lo siamo, e ne avessimo i poteri e le facoltà, e fortunatamente non ne abbiamo, faremmo un bel pensiero sui lavori pubblici e sulla gestione e distribuzione del complesso di questi sul Territorio attraverso la proprietà e la detenzione di determinati mezzi – stiamo fantasticando e divagando evidentemente su trust e cartelli familiari e familistici che esistono solo nelle nostre menti).

Facendo ingresso in tribunale, ieri, abbiamo appreso dei sequestri operati in danno di alcuni indagati per l’illuminazione, tra i quali lo stesso Tedeschi. Più ancora, ci è tornata alla mente la recente conferenza stampa del medesimo su tale indagine; indagine che al contrario non pare fomentare (giustamente) gran parte delle altre persone coinvolte. Che ragione c’è, dopo decine di procedimenti dai quali si è usciti senza troppo penare, dolersi dell’ennesima indagine con fare disperato? Il nostro pensiero, più volte espresso, è che la revirgination di alcune Autorità sul Territorio passi anche attraverso il sacrificio di un capro espiatorio – inteso alla maniera di René Girard dei Miti d’origine – che consenta di dirottare le colpe ed esorcizzarle verso un attore ora divenuto debole, onde perpetuare il ruolo la funzione i compiti e la dignità degli altri soggetti, superando il momento di crisi e rottura del sistema. Tale capro espiatorio deve rivestire dei caratteri particolari, ovvero incarnarsi con chi, per lo meno in apparenza, può essere assimilato ad un colpevole, sembrarlo se non esserlo: poco cambia: è l’istantanea, grosso modo, del sindaco di Cerchio.

L’ultimo indizio convergente sull’intuizione (che siamo pronti a dismettere) è dato dall’atteggiamento che si va improvvisamente osservando in alcuni compagni di partito del Tedeschi, che dopo lustri di militanza e tolleranza (ma quasi nessuno, a nostra memoria, quando pure dissenziente a parole con il Nostro, ha mai fatto qualcosa di concreto per mutare andazzo) ora hanno avviato il processo di epurazione, e in breve faranno mostra di non averlo mai conosciuto.

Come, forse, per il passato, si sarà compreso, non abbiamo grande stima del politico Tedeschi (perfetta sintesi peraltro di quel che richiedeva e richiede l’elettorato) ma a questo punto cominciamo a temere – data la sua reazione – che non finirà bene neppure per l’uomo. Speriamo di sbagliarci, come al solito.

ilmartellodelfucino@gmail.com

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