Capistrello: scontro maggioranza-opposizione sulle indennità agli amministratori ma nessuno spiega come riparare il danno

Alfio Di Battista
Alfio Di Battista
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Capistrello – Un amministratore che dedica tempo e energie alla cosa pubblica è giusto venga pagato, se poi lavora bene, nel rispetto delle regole, nella massima trasparenza e nell’interesse dei cittadini, quei soldi sono certamente ben spesi.   

Sul piano politico l’aumento delle indennità si può motivare in mille modi ma non dicendo “siamo obbligati a farlo”. I cittadini meritano di sapere la verità da amministratori al di sopra di ogni sospetto. Un rappresentante delle istituzioni è come la moglie di Cesare, non deve essere mai neppure sfiorato dal sospetto.

Sul piano legale, aumentarsi le indennità, nel rispetto della Legge, è legittimo. La stessa Legge però, non può essere invocata – quando fa comodo – per giustificare scelte, come fossero obbligate perché le scelte sono sempre politiche. Nel caso di Capistrello, la Legge dice che gli aumenti riguardano un comune con meno di 5.000 abitanti.

Infatti il 28 gennaio 2022, la Giunta Comunale approvò un piano straordinario di assunzioni a tempo determinato grazie ai fondi del PNRR destinati ai comuni con meno di 5.000 abitanti. Otto mesi dopo, il 16 settembre 2022, la stessa Giunta deliberò un atto con cui decise di innalzare i compensi al livello massimo previsto per i comuni con più di 5.000 abitanti. Qualcosa non torna, qual è il numero esatto?

Basta consultare il sito dell’ISTAT (tabella in fondo all’articolo) per verificare l’andamento demografico di Capistrello negli ultimi 5 anni. Al 31 dicembre del 2020, o se si preferisce, al 1° gennaio del 2021, la popolazione residente risulta essere di 4.889 unità. Un dato che fa retrocedere Capistrello nella fascia dei comuni con popolazione inferiore a 5.000 abitanti.

La “retrocessione” obbliga a rivedere il parametro demografico per definire le indennità di carica di Sindaco e Assessori, il cui calcolo, sul 2022, è legato al penultimo esercizio disponibile, ovvero il dato relativo al 31 dicembre 2020. La retrocessione inoltre, cambia il sistema elettorale, che salvaguardia comunque l’equilibrio di “genere” ma elimina la doppia preferenza uomo-donna.   

Nel 2022, il Sindaco di un comune con meno di 5.000 abitanti, percepiva 2.439,92 euro contro i 3.181,39 del primo cittadino di un comune con più di 5.000 residenti. Una differenza di 741,47 euro in meno al mese. (tabella in fondo all’articolo)

Stesso discorso per gli assessori che subiscono un taglio ancora più drastico. Infatti l’assessore di un comune con meno di 5.000 abitanti, nel 2022 percepiva 365,99 euro contro i 1.431,62 incassati da un suo pari grado di un comune con più di 5.000 abitanti. Una differenza di ben 1.065,63 euro.  

Va detto però, che i comuni a posto con i dati di bilancio, hanno avuto la possibilità di anticipare al 2022 l’aumento graduale indicato per il triennio 2022-2024. Infatti il comune di Capistrello, invece di attenersi al criterio della gradualità degli aumenti, attualizzò l’aumento, tutto e subito al 2022 ai valori massimi previsti. Una scelta politica chiara, presa in totale autonomia e senza alcun obbligo.

Circa il criterio della gradualità degli aumenti indicati dalla Legge, facciamo un esempio sul compenso spettante al Sindaco di un comune sopra i 5.000 abitanti che nel 2021 aveva percepito 2.509,98 euro mensili. (si tenga presente che il calcolo delle indennità fa riferimento al penultimo esercizio)

Se a Capistrello avessero seguito il criterio della gradualità, paradossalmente, nel 2022 il Sindaco avrebbe preso circa un 3% in meno rispetto all’anno prima per effetto della variazione al ribasso, della fascia demografica. A seguire, nel 2023 avrebbe avuto un incremento di circa il 10% rispetto all’anno precedente, per poi chiudere al 1° gennaio 2024 con un ulteriore aumento di circa il 13%    

Al termine del triennio, quindi, l’indennità sarebbe passata dai 2.509,98 euro del 2021 ai 3.036,00 euro del 2024, un + 21% circa, diluito sui tre anni. Gli amministratori di Capistrello invece, hanno deciso di anticipare al 2022 gli aumenti previsti sui 3 anni, e fin qui si tratta di una scelta politica, opinabile ma legittima.

Ciò che non va bene è che il calcolo delle indennità sia stato fatto con i parametri di riferimento relativi ai comuni con più di 5.000 abitanti. La conseguenza di ciò è stato il passaggio da 2.509,98 a 4.002 euro, un triplo salto carpiato in aumento del + 60% per quanto riguarda il sindaco.

Più sfortunati gli assessori che nel 2021 ricevevano un’indennità di 1.129,49 al mese, godendo ancora dei parametri della fascia più alta (5.000-10.000 abitanti). Dal 2022 invece, con la retrocessione alla fascia inferiore (3.000-5.000 abitanti) lo stesso assessore si deve “accontentare” di un’indennità di 365,99 euro per il 2022, di 403,38 euro per il 2023 e di 455,40 euro per il 2024.

Un compenso di molto inferiore ai 1.800,90 euro deliberati “per errore” con i parametri relativi ai comuni con più di 5.000 residenti. Il ricalcolo delle indennità, che incide in modo rilevante sulle finanze pubbliche, è stato gestito in maniera molto superficiale, generando malintesi e opacità che hanno intaccato la credibilità dell’istituzione.  

Se la politica non lesina esempi di mala gestione, almeno i funzionari pubblici, un Segretario Comunale, per esempio, dovrebbe garantire la regolarità degli atti prodotti dall’organo esecutivo, se non altro, a tutela degli stessi componenti che ne fanno parte. Una trasparente supervisione tecnico-giuridica mette al riparo l’Ente dai potenziali danni causati dall’incompetenza o dalle valutazioni sbagliate della politica.  

La credibilità della pubblica amministrazione passa per la trasparenza degli atti formali che produce. È il prestigio stesso dell’istituzione che si alimenta di credibilità. Il venir meno di questa, comporta un danno di reputazione al Comune che inevitabilmente si riflette in maniera negativa su tutta la comunità.   

Questo è il motivo per il quale un’amministrazione ha l’obbligo di dare spiegazioni, non ce ne sono altri. Non si può pensare di derubricare la faccenda a strumentale schermaglia fra maggioranza e opposizione, nella speranza che tutto finisca per spegnersi fra le parole della politica che gira su se stessa, in attesa di tornare al voto. Qualcuno dovrà pur dire come saranno recuperate le somme non dovute.

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