Cam S.p.A.: Politica professionisti compari

Franco Massimo Botticchio
Franco Massimo Botticchio
8 Minuti di lettura

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Sperone Logaritmics

(5/100 – continua)

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Cam S.p.A.: character assassination. Politica professionisti compari

Nelle scorse puntate abbiamo cercato, per sommi e provvisori capi, di far passare l’idea della necessità di contestualizzare quel che è accaduto con il Cam S.p.A., cercando di distinguere storie periodi momenti responsabilità.

Ciò allo scopo di meglio apprezzare di cosa si stia discutendo, e sviscerare i fattori che hanno determinato, concatenati, il prodotto che oggi ci troviamo innanzi (prodotto che è lungi dall’essere frutto del caso o di mero accidente: ma di molta accidia sì, questo sentiamo di poterlo anticipare; e del dolo di diversi); anche e soprattutto nell’ottica di magari dotarci degli opportuni elementi di conoscenza e di analisi in grado di consentirci di profilare, per le azioni prossime future che necessariamente dovremo adottare, quelle maggiormente idonee a ridurre il danno, e a garantire la tutela degli interessi collettivi innestati al sistema idrico integrato che verrà.

cam fontanella2Per qualsiasi fenomeno umano, non è indifferente, per apprezzarne la natura, la prospettiva dal quale lo si osserva, a quale scopo lo si guardi, in quale veste. A quest’ultimo riguardo, pur essendo censiti nel non largo cerchio di persone grandemente infastidito da una serie infinita di querele che aveva il teorico e dissociante scopo di tutelare l’immagine e l’onorabilità dei nocchieri di tanto disastro (eviteremo di diffonderci nuovamente nell’icastico accostamento del Cam S.p.A. alla Costa Concordia, che tanti disturbi ci ha causato: perché, evolutasi la situazione da quell’epoca, non vorremmo fossero ora gli armatori di quella nave a dolersi) crediamo inutile – e lo abbiamo più volte espresso – ridurci al discorso personale e personalistico, ed intestare l’epocale buco del Consorzio acquedottistico al solo principale protagonista della sua gestione nell’ultimo quindicennio. La qual cosa potrebbe bene farci sostenere che avevamo ragione (e mai ragione fu così dei fessi come questa) ma non ci condurrebbe un millimetro innanzi nel sentiero accidentato della consapevolezza dei fatti e degli accadimenti, né a scalfire quel muro di indifferenza complice che studieremo approfonditamente più avanti nel tempo; muro altissimo al di là del quale si occultano i manovali del disastro, i pali, i complici, i beneficiati, tutti in attesa della giustizia sommaria o di una prossima sedimentazione della conclamata ingiustizia (ci sentiamo di scommettere sulla seconda, se proprio dovessimo farlo).

Guardare al Cam S.p.A. cercando di sprovincializzare la questione, spogliandosi dei panni di spettatori più o meno interessati, di cittadini più o meno consapevoli, di utenti e fruitori, implica la necessità di riflessioni più generali, di sistema, sulle norme, senza le quali la sociologia spicciola di piazza e la “mediocrissima” azione della locale Procura della Repubblica (dove l’aggettivo “mediocrissima” è usato del tutto eufemisticamente e solo per evitare – ennesima beffa – nuove imputazioni) saranno di ben misero conforto, come nulle si sono rivelate per il passato.

Nello scorso episodio abbiamo accennato all’epopea del Casmez. A guardarla oggi – ecco l’importanza di dove e come si guarda alle vicende umane – la Cassa per il Mezzogiorno, per decenni beffata e vituperata, appare quasi un miraggio, e la sua azione per condurre l’acqua nelle case dei nostri sperduti borghi di montagna quasi miracolosa, soprattutto se si riflette che sino a quel momento – ci siamo proiettati in un flashback di oltre sessant’anni – per l’acqua potabile c’era la fonte, e per i panneggi la forma.

Paradossale e molto italiano è dunque il pessimo risultato che, su captazione adduzione e distribuzione del bene primario acqua, una congerie di riforme modernizzatrici ha prodotto, quando le strade interne ai nostri centri sono state finalmente asfaltate, e siamo approdati alla teleselezione e a molto altro e proprio quando sembravamo aver fatto ingresso in un’epoca di benessere e progresso illimitati. La maggior tutela (a parole) apprestata ai profili ambientali – grandemente minacciati dal cosiddetto boom economico, da noi avvertito con debito ritardo e terribile rinculo e del quale scontiamo il terribile impatto sulla depurazione – la gestione associata di quel che nel frattempo, con la civilizzazione, è divenuta l’erogazione di un servizio, attraverso la previsione di modalità e forme associate ed integrate teoricamente più efficienti, hanno maturato l’effetto contrario a quello che ci si sarebbe potuti ragionevolmente attendere.

Come mostreremo, quell’epopea fatta di reti gestite da pochi acquaroli di modi bruschi e conoscenza enciclopedica del sottosuolo di piazze e baracche, chiusasi con la cosiddetta prima Repubblica, resta un momento insuperato di crescita civile. A questo momento è seguito, con la primordiale forma associativa tra enti del Consorzio comprensoriale trasformata in un soggetto attore economico privato (ma con i lacci del pubblico), il quarto di secolo che ha determinato l’odierno disastro del Cam S.p.A.: nei conti fuori controllo, con la mancata manutenzione di reti e strutture, con la programmazione nulla, con la depurazione sostanzialmente ferma ai livelli quel che si era realizzato nella troppo vituperata epoca del pentapartito. Tutte cose che pagheremo, anche e soprattutto in termini di salute pubblica, nei prossimi anni, pesantemente, molto più di quel che adesso non si creda e veda.

Vi è da cercare di comprendere se tale risultato era inevitabile, ovvero connaturato alle riforme del sistema, alla Bassanini, all’Europa (circolano, di queste fole autoassolutorie, nelle piazze).

Inoltre, ci dobbiamo chiedere se il caso del Cam S.p.A. si collochi nel più complessivo fenomeno di malcostume delle società pubbliche sorte a livello locale per eludere i vincoli e le rigidità del regime dello statuto pubblicistico, sino a quale grado, e in cosa se ne discosti e quali caratteristiche peculiari prettamente indigene abbia da noi assunto, sino a quelle familistico-amorali che pure tanta comprensione incontrano, sotto la scorza della riprovazione espressa da pochi, nella nostra mentalità collettiva.

Vedremo dunque quali effetti abbia prodotto, sul proscenio, l’ingresso, al seguito dei politici locali, dei cosiddetti professionisti.



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