CAM – Concordato preventivo: tra i creditori c’è chi dice NO. Domani udienza in tribunale

Redazione
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Ad opporsi al Concordato preventivo richiesto da Cam SpA sono due creditori di peso: Agenzia delle entrate e Banca Sistema. Pesanti le contestazioni: si passa dalle accuse di incostituzionalità alla palese violazione delle norme del diritto fallimentare.

di Angelo Venti e Claudio Abruzzo

Immerso nelle nebbie della famigerata “Operazione verità” avviata dall’ex sindaco Gabriele De Angelis, il CAM SpA rischia di essere sommerso dall’onda alta dei 99,5 milioni di euro di debito accumulati. A Caruscino di Avezzano c’è ora chi teme – come con il Mose a Venezia – che le barriere protettive tanto decantate dalla nuova governance del Consorzio, possano non alzarsi alla prova dei fatti.

L’udienza di domani

Sulla spinosa questione è chiamata a decidere la Sezione fallimentare del Tribunale civile di Avezzano: la Camera di consiglio in udienza collegiale si terrà domani davanti al giudice Caterina Lauro. Gli aspetti tecnico formali e i requisiti di ammissibilità della procedura proposta dal Cam saranno quindi verificati in tribunale, soprattutto alla luce delle pesanti contestazioni dei creditori che si oppongono all’omologazione del Concordato preventivo.

La Domanda di concordato preventivo, con cui il Cam spera in un abbattimento del 70% del debito accumulato nei confronti di un esercito di creditori, è stata depositata il 5 marzo 2018 e ammessa dal Tribunale con decreto del 6 febbraio 2019. La proposta è stata poi votata dall’assemblea dei creditori il 25 settembre scorso: a fronte di debiti per quasi 99,5 milioni di euro, il Cam ha ottenuto il voto favorevole del 70,9 % dei creditori, 29,1% i contrari.

C’è chi dice NO!

A depositare una comparsa di Opposizione all’omologazione del concordato preventivo richiesto dal Cam sono due creditori di peso: l’Agenzia delle entrate, che vanta nei confronti del Cam un credito di oltre 4,9 milioni di euro e Banca Sistema, che reclama oltre 10,5 milioni di euro, credito che aveva riacquistato dall’Enel per le forniture di energia.

A leggere le argomentazioni di chi si oppone, le tesi sostenute da Cam SpA nel suo Concordato preventivo appaiono quasi come una riedizione di Finanza creativa in salsa marsicana. Tesi che cozzerebbero però con le norme che regolano il diritto fallimentare. Sarà compito del giudice sbrogliare l’intricata matassa.

Le contestazioni di Banca Sistema

Sono diverse e tutte argomentate in punta di diritto le considerazioni con cui la banca – rappresentata dall’avv. Alessandro Lanzi – motiva la sua opposizione all’omologazione della procedura di concordato preventivo richiesta da Cam SpA. Ne evidenziamo solo due.

La prima considerazione è sull’illegittimità costituzionale dell’art. 14 Tusp, su cui principalmente si poggerebbe la richiesta del Cam: illegittimità per cui si chiede al Tribunale di Avezzano di sospendere il procedimento di omologazione rimettendo la questione al “Giudice delle Leggi”.

La seconda considerazione è sulla Insussistenza dei requisiti soggettivi per l’accesso al concordato preventivo: in sintesi si sostiene che il Cam non potrebbe accedere a tale Concordato in quanto non ha il requisito fondamentale di “imprenditore commerciale”. A sostegno di questa tesi si cita, in particolare, un precedente decreto emesso il 26 luglio 2013 proprio dal Tribunale di Avezzano, con cui si evidenziava in maniera inoppugnabile come “il quadro normativo all’interno del quale CAM svolgeva (e continua a svolgere) la propria attività; l’oggetto sociale; e le concrete modalità di gestione dell’attività; escludevano (e continuano ad escludere) che CAM eserciti un’attività commerciale”.

Le contestazioni dell’Agenzia delle entrate

A rappresentare l’Agenzia è Anna Buscemi, dell’Avvocatura Distrettuale dello Stato. Nella sua opposizione vengono evidenziate una lunga serie di palesi violazioni alle norme e gravi illegittimità commesse dal Cam. E lo fa con contestazioni puntuali e ficcanti.

In sintesi così conclude l’avv. Buscemi: “Se fossero state rispettate le cause legittime di prelazione la proposta avrebbe garantito il soddisfacimento dell’intero credito privilegiato erariale pari a 4.905.371 euro – e avverte – in caso di omologa della proposta concordataria, le violazioni censurate sono foriere di un grave danno economico per il creditore Erario laddove comporterebbero una riduzione del soddisfacimento del debito erariale pari al 73%”.

Una curiosità

Ai due creditori pesanti se ne sarebbe aggiunto un terzo dal peso specifico molto più basso ma dal valore simbolico molto più alto: si tratterebbe di un ex dipendente Cam che richiede l’intero pagamento di …5.031,59 euro.

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