Si è tenuta ieri al Tribunale di Avezzano la prima udienza che vede come imputati per diffamazione a mezzo stampa i giornalisti Damiano Aliprandi e Piero Sansonetti de Il Dubbio. I presunti diffamati sono due magistrati di peso: il procuratore generale di Palermo Roberto Scarpinato e Guido Lo Forte, ora in pensione.
Il processo è finito al tribunale di Avezzano per competenza territoriale poichè la testata, diffusa prevalentemente via internet, edita anche 8mila copie cartacee stampate in una rotativa di Carsoli. Un processo che farà discutere: al centro degli articoli incriminati l’archiviazione del dossier “Mafia e appalti“. Il tribunale marsicano nega la diretta del processo su Radio radicale.
Di seguito la video intervista integrale rilasciata in esclusiva a SITe.it dall’avv. Simona Giannetti, difensore dei due giornalisti querelati – video riprese di Marco Di Gennaro.
La querela
I due imputati – il primo come autore degli articoli e il secondo come direttore responsabile della testata – sono stati querelati per una inchiesta giornalistica composta da una serie di articoli in cui si trattava del “dossier mafia e appalti”, frettolosamente archiviato proprio a cavallo della morte del giudice Borsellino, ucciso dalla mafia a Palermo nel luglio del ’92.
E’ una vicenda inquietante. Se i due giornalisti non hanno sbagliato qualcosa nella loro ricostruzione, è ragionevole il dubbio che la vera ragione dell’uccisione di Borsellino potrebbe essere stata il suo interesse per questo dossier. Una tesi, questa, opposta a quella sostenuta nel processo sulla cosiddetta Trattativa Stato -Mafia, secondo la quale Borsellino sia stato ucciso perché sapeva della trattativa e voleva fermarla. Ha un qualche interesse il confronto tra queste due tesi?
Effetto boomerang?
In vista del processo, i due giornalisti hanno svolto delle indagini difensive. E arriva il colpo di scena. Nelle loro ricerche hanno recuperato i verbali delle audizioni dei Pm di Palermo, convocati tra il 28 e il 31 luglio ’92 dal Consiglio superiore della magistratura, che voleva capire cosa stesse succedendo in Procura intorno alla morte di Borsellino. Verbali che ora sono stati depositati al tribunale di Avezzano dall’avv. Simona Giannetti, difensore dei due giornalisti imputati.
Dai verbali di queste audizioni – a quanto pare mai cercati prima – emergono alcuni aspetti inediti e forse di fondamentale importanza.
A suscitare un particolare interesse sono i passaggi relativi a una riunione convocata dal procuratore Giammanco il 14 luglio 1992 – cinque giorni prima dell’uccisione di Borsellino – per trattare di alcune indagini: “mafia e appalti, ricerca latitanti, racket delle estorsioni”. Secondo le dichiarazioni di alcuni dei Pm auditi dal Csm e messe a verbale, da quella riunione sarebbe emerso anche il forte interesse di Borsellino per il dossier Mafia e appalti e il suo malcontento per le modalità con cui era stata gestita l’indagine. Il 23 luglio, appena 3 giorni dopo la morte di Borsellino, proprio per quell’indagine fu invece depositata la richiesta di archiviazione.
Radio radicale
Paradossalmente, il processo incardinato ad Avezzano proprio su denuncia dei Pm Scarpinato e Lo Forte, potrebbe ora contribuire a fare chiarezza su alcuni aspetti, non di poco conto, della vicenda che ha portato alla morte di Paolo Borsellino.
Non è quindi un caso che Radio radicale, che ha seguito e messo in onda tutti i più importanti processi di mafia tenutisi in Italia, ha chiesto l’autorizzazione a registrare e trasmettere via radio tutte le fasi di questo di processo. Il tribunale di Avezzano, al momento, ha negato tale autorizzazione. E, per dirla tutta, si è tentato anche di impedire anche a site.it la presenza, prima sostenendo che si trattava di una camera di consiglio e poi invocando le misure anti covid 19: ovviamente, come unico giornalista presente in una udienza che deve essere pubblica, non si è abbandonata l’aula.
Tribunale di Avezzano, primo round
Ieri, lunedì 19 ottobre, si è tenuta la prima udienza dibattimentale al Tribunale di Avezzano: Giudice Daria Lombardi, pubblico ministero Lara Seccacini. A rappresentare le parti civili, i magistrati Scarpinato è Lo Forte, l’avv. Ettore Zanoni dello studio Smuraglia, mentre l’avv. Simona Giannetti difendeva i due giornalisti imputati, Aliprandi e Sansonetti.
Strano ma vero, l’udienza è iniziata con l’accertare se si trattasse o meno di Camera di consiglio oppure no: l’intenzione era di tenere fuori pubblico e stampa?
L’avvocato della difesa ha poi presentato una serie di eccezioni. Innanzitutto contro il divieto del tribunale alla registrazione delle udienze da parte di Radio radicale: sul punto, per inciso, non si è opposto nemmeno l’avvocato di parte civile.
Altra eccezione avanzata dall’avv. Giannetti è sulla competenza territoriale del tribunale di Avezzano a trattare questo processo. Per la difesa, Il Dubbio è una testata diffusa prevalentemente via internet e solo successivamente vengono stampate le copie cartacee nella tipografia di Carsoli, quindi il giudice naturale non sarebbe quello di Avezzano ma dove risiede il server della testata.
In particolare, l’avvocato difensore si è soffermato anche su eventuali profili di nullità del capo d’imputazione, giudicato troppo generico: non sarebbero state indicate con precisione le frasi ritenute diffamanti e, trattandosi di una inchiesta giornalistica composta da 8 articoli, sarebbe quindi impossibile difendersi nel merito.
Il Pm Seccacini ha ribattuto alle eccezioni avanzate dalla difesa. Sulla pubblicità del processo, per il Pm “esiste la deroga a tale principio causa Covid” e ha respinto anche le .eccezioni sulla competenza territoriale. Sulla genericità delle accuse, la Seccacini ha risposto che “l’ampiezza e la complessità dei fatti non consente al Pm di formulare in breve il capo d’imputazione”
Il giudice Daria Lombardi si è riservata la decisione nel merito e ha fissato la lettura delle determinazioni assunte alla prossima udienza che si terrà il 30 ottobre 2020.