Avezzano, una modesta proposta

Giuseppe Pantaleo
Giuseppe Pantaleo
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Si è parlato poco, ad Avezzano, del Piano nazionale di ripresa e resilienza. «“In questo momento siamo impegnati fattivamente nei progetti per il Pnrr”, spiega l’assessore ai Lavori pubblici Emilio Cipollone, “un’occasione unica per finanziare e realizzare importanti interventi strutturali per la città sul fronte dell’ecosostenibilità e su quello della riqualificazione urbana come quello che riguarderà il quartiere Pulcina con il completamento del nuovo municipio grazie a un finanziamento di 5 milioni, sempre nell’ambito del Pnrr, e la realizzazione della nuova scuola-parco [sic!] Giovanni XXIII in via Aldo Moro» (Il Centro, 31 gennaio 2022).

Lo stesso assessore aveva affermato: «Insieme all’ottima notizia del finanziamento tramite PNRR del Nuovo Municipio per 5 milioni, diamo una risposta concreta al quartiere più popoloso della città dove da tempo si attendono servizi idonei» (MarsicaLive, 18 gennaio 2022). Roberto Verdecchia: «Con i cinque milioni di euro, arrivati dal PNRR, possiamo riqualificare la zona nord e completare finalmente il Nuovo Municipio. A pochi metri sorgerà la nuova scuola Giovanni XXIII, una struttura innovativa da tre milioni di euro» (TerreMarsicane, 3 febbraio 2022). Appare la descrizione di un intervento due giorni dopo, è «il progetto da 940mila euro per la realizzazione di un parco periurbano nella zona nord della città» (Il Centro, 5 febbraio 2022).

(Apro una lunga parentesi). Non è la prima volta che tal espressione è usata a sproposito in città. 1) Il parco periurbano è generalmente usato, negli ultimi decenni, per evitare la «fusione» di comuni limitrofi (sprawl), con i problemi e le diseconomie che essa può comportare – è una questione che non riguarda la Penisola al disotto del Po; si tratta, perciò, d’intervenire sui bordi, intorno a un territorio comunale. (Lo dice la parola stessa). Può succedere, come nel nostro caso, che il capoluogo voglia – presumibilmente, lo ignoro completamente – rimanere separato il più possibile dalle frazioni poste a settentrione ebbene, sono davvero pochini per staccare, «72mila metri quadri»; inoltre, l’abitato di Avezzano prosegue oltre l’intervento proposto verso nord (via C.A. Dalla Chiesa, via P. Mattarella, via P. La Torre, via E. De Nicola, via delle Vittime civili di guerra – ex via Termini); tra l’altro, oltre la Panoramica a est vi è l’ampia zona residenziale Scalzagallo, a ovest il «Nuovo Municipio» e la parte più popolosa della città: essa è perciò un’area interna alla città con buona pace dell’Amministrazione, che spiega: «si chiama così perché immaginato nell’area di confine della zona abitata» (TerreMarsicane, 19 febbraio 2022). Immaginato: è lì il limite del capoluogo? Sì o no? 2) Un parco periurbano può presentare delle impermeabilizzazioni sporadiche e soprattutto di ridotte dimensioni, altrimenti che parco è? Sono invece ripresi, dalla cartina (Tav. 3) nel nostro caso: «anfiteatro per attività culturali all’aperto», «una scuola ambientale con pannelli fotovoltaici», «un campo da volley e uno da basket», «un chiosco-bar come punto di ristoro»; tralascio l’abbondante resto, un elenco dettagliato si trova sul quotidiano regionale dello scorso 19 febbraio. Domanda: era così sconveniente, compromettente, difficoltoso pronunciare la definizione – certo più appropriata, esatta – area verde attrezzata? (Qualcuno chioserebbe: molto attrezzata). Siamo alla presenza della neo-lingua, ancora una volta. Preferisco precisare che non ho nulla contro quel progetto – inteso, appunto, come area verde attrezzata; m’infastidisce non poco la ridicola opera propagandistica che è stata messa in atto e che, purtroppo, conoscono anche i non avezzanesi. È tutt’altro da «un salto di qualità» per il verde (TM, cit., 19 febbraio 2022): era un intervento da portare a termine 25-30 anni fa quando è spuntato quel pezzo di città; e poi, ve ne sarà meno di verde rispetto a oggi – alla faccia della resilienza. Per chiudere la parentesi: nessun comune italiano è consigliato, obbligato a realizzare un parco periurbano.

Se n’è discusso ancor meno in giro, tra amici e conoscenti: interessa pochi l’argomento di tale Piano, perché si sente troppo lontano. Ho chiesto a più di uno: «Tu, dove avresti buttato i quattrini del Pnrr, in questo posto?». Ho ricevuto risposte diverse e nessuna ha concordato con l’idea dell’Amministrazione nell’investire fondi in un edificio nuovo, in una zona nuova. Solo un amico ha avuto la mia stessa idea e perciò, ne scrivo.

In un paio di presentazioni delle mie pubblicazioni, ho tirato fuori l’idea di ristrutturare, mettere mano alla zona storica della città (sud, ovest) e se n’è anche discusso con qualche tecnico. Pucetta in particolare; si può intervenire in diversi punti, lasciando in pace i tracciati storici (via B. Cairoli, largo Angizia e via Borgo Angizia). Si tratta di buttare giù diverse vecchie case di pietra o più nuove costruite al risparmio per ricavarne una piazzetta di 40 x 40 metri attraverso degli edifici a tre, massimo quattro piani (negozi, locali, servizi, residenza – come di moda ai nostri giorni); un tal intervento orienterebbe la vita di quel pezzo di città, creerebbe una maggiore unione tra chi vive in quel posto: diverrebbe un quartiere vero e proprio. (È il problema della periferia avezzanese). La difficoltà consiste nel mettere d’accordo alcuni residenti ad abbandonare le abitazioni per un anno – sì e no –, in attesa della fine dei lavori. (La città è particolarmente refrattaria a cambiamenti di sorta).

Tiro le somme. L’Amministrazione – nonostante tutto – ha probabilmente fatto una buona scelta: immagino quale (altro) pastrocchio sarebbe uscito se avesse convocato le solite associazioni di categoria, con annesso obbligo di «condividere» i loro desideri. Mancano, d’altra parte, le rappresentanze dei quartieri – forse perché non esistono proprio i quartieri e anche il senso della collettività. A leggere informazioni sui quattrini elargiti dal Pnrr in Italia, Avezzano non rimedia certo una bella figura ma neanche una pessima: rientra nella media. Mi rattrista registrare la contrazione del numero di città italiane cui ci si poteva ispirare – alla ricerca di novità da importare – fino a venti, trenta anni fa; i nostri centri cominciano purtroppo a somigliarsi un po’ tutti.

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Lavoro come illustratore e grafico; ho scritto finora una quindicina di libri bizzarri riguardanti Avezzano (AQ). Il web è dal 2006, per me, una sorta di magazzino e di laboratorio per le mie pubblicazioni.