Torna la preoccupazione per la realizzazione nel Nucleo industriale di Avezzano di un mega termovalorizzatore, da 32 Megawatt di potenza, per la produzione di energia elettrica attraverso l’incenerimento di 270mila tonnellate l’anno di biomasse.
La società Powercrop srl e la Sadam spa, il 26 maggio scorso, hanno presentato un insidioso ricorso al Consiglio di Stato: le due multinazionali sono tornate così alla carica chiedendo l’annullamento del precedente pronunciamento negativo del TAR Abruzzo.
Ricordiamo che il 3 ottobre scorso il Tribunale amministrativo regionale aveva già rigettato il ricorso con cui le due società chiedevano l’annullamento dell’ennesimo diniego – opposto in ultimo dagli uffici regionali nell’anno 2016 – al rilascio dell’Autorizzazione integrata ambientale, dell’Autorizzazione Unica e di tutti gli atti presupposti, propedeutici alla realizzazione del mega termovalorizzatore.
Quella sentenza del Tar Abruzzo – ora impugnata davanti al Consiglio di Stato – fu salutata nel Fucino come una “Pietra tombale” sul termovalorizzatore Powercrop. Ma le due multinazionali, evidentemente, non hanno alcuna intenzione di gettare la spugna.
Partita ancora aperta?
Non è ancora chiaro se Powercrop punti ancora ad ottenere l’autorizzazione per realizzare il temuto impianto oppure – come qualcuno aveva già ipotizzato commentando il primo ricorso al Tar – vuole solo creare i presupposti per incassare i risarcimenti dagli enti pubblici chiamati in causa. Risarcimenti milionari a danno delle casse pubbliche regionali.
E la schiera delle controparti che Powercrop e Sadam chiamano in causa davanti al Consiglio di Stato è lunga: Regione Abruzzo (con le articolazioni di vari uffici), Comune di Avezzano, Arap, Arta, Ministero dello sviluppo economico, Vigili del fuoco, Cam, Enel, Terna spa, Snam rete gas spa, Società gasdotti spa, Soprintendenza per i beni archeologici e Soprintendenza per i beni architettonici e paesaggistici.
Certo è che il ricorso, almeno a una prima lettura, sembra comunque avere un qualche appiglio giuridico: diversi degli enti pubblici chiamati in causa, infatti, avevano incautamente prima firmato gli accordi per la realizzazione del termovalorizzatore e poi, sull’onda delle proteste popolari, hanno fatto marcia indietro, negando o ritirando le autorizzazioni oppure frapponendo ostacoli successivi. Al punto da bloccare, in zona Cesarini, la realizzazione del termovalorizzatore.
La prima reazione al nuovo ricorso viene dall’ex consigliere comunale di Avezzano, Roberto Verdecchia: leggi QUI
Il fattaccio brutto del termovalorizzatore Powercrop
Lo spettro del termavolorizzatore Powercrop si aggira per il Fucino dalla calda estate del 2007. A far scoppiare il caso fu proprio la testata SITe.it, con la pubblicazione di 5 numeri dell’inserto ciclostilato site.it/briganti.
Parte così una complessa e rischiosa inchiesta giornalistica che insieme a “Il Martello del Fucino” ci ha poi impegnato per i 13 anni successivi, anche con risvolti giudiziari personali. Di seguito la cronistoria.
Il 24 settembre 2007 esce site.it/briganti 2007-1 , con cui si lancia un primo allarme su questo e altri impianti simili in arrivo nel Fucino. Quattro giorni dopo arriva site.it/briganti 2007-2, con cui sveliamo retroscena e termini dell’accordo sull’impianto Powercrop con i nomi dei firmatari.
Nei due primi numeri ciclostilati rendiamo noto per la prima volta che il 19 settembre 2007, presso il Ministero delle politiche agricole a Roma è stato siglato l’accordo tra Regione, Provincia, comune di Celano, organizzazioni sindacali e le società Sadam, Eridania e Powercrop, con cui si decide come utilizzare i soldi stanziati per la riconversione dello zuccherificio di Celano.
I termini dell’accordo firmato e le caratteristiche dell’impianto sono di fatto secretati. Ma li pubblichiamo nei dettgli sui ciclostilati di site.it/briganti, insieme all’art. 5 (segretezza delle informazioni) che prevede espressamente:
“Ciascuna parte si impegna a mantenere riservata ogni informazione tecnica e/o commerciale, verbale o scritta, ricevuta dall’altra Parte e ad utilizzarla per i soli scopi del Presente Accordo di Programma, anche dopo la cessazione dei suoi termini di validità. Resta inteso che le parti concorderanno quali informazioni verranno rese pubbliche nell’ambito del Piano di Comunicazione”.
Insomma, i rappresentanti politici e sindacali del territorio accettano di mantenere la segretezza sull’impianto in via di realizzazione a Borgo Incile e di delegare tutta la comunicazione alla Powercrop.
I ciclostilati di site.it provocano il caos. E anche la scomposta reazione della Coldiretti che diffonde un volantino in cui si attacca direttamente il direttore di site.it e si dichiara che la proposta dell’impianto a biomasse era stata avanzata proprio dalla Coldiretti. La testata risponde con un nuovo numero, site.it/briganti 2007-3, con cui si rendono noti i progetti di altri 3 impianti simili nel Fucino, di cui uno sempre nel nucleo industriale di Avezzano.
Nasce il Comitato No Powercrop
La serie di clamorose rivelazioni scoperchiano la pentola. Nell’autunno 2007 i cittadini di Borgo Incile danno vita al comitato “No Powercrop” – guidato da Sefora Inzaghi – che ha funzionato da catalizzatore e sprone per chi effettivamente si è opposto, tra mille difficoltà, alla costruzione dell’impianto.
Seguono le proteste degli agricoltori e poi il dissenso di alcuni politici locali: la prima a schierarsi apertamente contro l’impianto fu l’assessore regionale Daniela Stati. Infine, arrivano i ricorsi contro l’impianto da parte dei Comuni di Luco dei Marsi e di Avezzano e delle associazioni ambientaliste e degli agricoltori.
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I PDF DEI NUMERI DI site.it/briganti: 1 – 2 –3 – 4 – 5
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