Una “Frattura pluriframmentaria scomposta chiusa terzo distale del perone e della tibia sx – con intervento chirurgico di – Riduzione e osteosintesi con placca e viti alla tibia sx. Prognosi 60 giorni”.
Questo è quanto si legge nel certificato di dimissioni di Anna Maria Abruzzo, operata il 17 settembre scorso presso il reparto di ortopedia del presidio ospedaliero di Avezzano.
La brutta frattura è la conseguenza di un incidente avvenuto alle 23.30 di venerdì 14 settembre in pieno centro di Avezzano, nell’isola pedonale di piazza Risorgimento. A causarlo sarebbe stato uno dei cordoli della nuova pista ciclabile che corre su uno dei lati della piazza, in via Marconi.
Annna Maria Abruzzo, fisioterapista originaria di Avezzano ma da tempo residente a Roma, così racconta la brutta avventura: “Ero stata con parenti e amici a cena e abbiamo poi deciso di andare ad ammirare la nuova fontana appena realizzata in Piazza Risorgimento. Nell’attraversare la strada ho preso in pieno il cordolo della pista ciclabile e sono caduta a terra: era quasi mezzanotte ed ero in un’isola pedonale, in quella condizioni di luce il cordolo non l’ho visto – ricorda l’Abruzzo, che annuncia – mi sono appena rivolto ad un avvocato per chiedere i danni al Comune”.
Un incidente grave, destinato a rinfocolare la polemica che imperversa in città contro la realizzazione della pista ciclabile, anche se questa volta sotto accusa sono solo i cordoli utilizzati per delimitarla.
Un problema, quello dei cordoli, che in Italia è spesso segnalato anche dai ciclisti che lamentano pericoli per la circolazione, ma che vengono realizzati perché con la separazione netta delle corsie i Comuni si mettono al riparo dalle azioni di risarcimento danni per gli incidenti, anche gravi, tra auto e ciclisti. Una materia delicata che il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti ha provato a regolare: resta da capire se i cordoli utilizzati ad Avezzano siano a norma.
In Italia le separazioni delle piste ciclabili sono realizzate con tante tecniche: strisce disegnate a terra, cordoli (di vario tipo), gradini che separano i livelli delle corsie. Su ognuna di queste soluzioni si registrano però dei pro e dei contro.
Eppure in Europa le soluzioni migliori per le infrastrutture ciclabili sono sostanzialmente vecchie di un secolo e sono semplici, funzionali ed economiche. In Danimarca – ad esempio – le caratteristiche delle piste ciclabili vengono definite in base alla velocità delle auto nella strada attigua.
- 10-30 km/h: nessuna separazione
- 40 km/h: separata con una striscia dipinta
- 50-60 km/h: separata con un gradino di 2 cm
- 70-130 km/h: completamente in sede separata
- La pista/corsia ciclabile è posizionata a destra dei parcheggi
- Piste bi-direzionali solo se la pista è in sede separata
Se Avezzano fosse in Danimarca, quindi, basterebbe destinare alcune strade a piste ciclabili, istallando dei semplici ed economici cartelli con limite di velocità per le auto. E magari anche qualche albero…