AVEZZANO – “LA SPERANZA OLTRE LE SBARRE”: il video del convegno

Claudio Abruzzo
Claudio Abruzzo
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Si è tenuto nella mattinata del giorno 15 Giugno, al Castello Orsini Colonna di Avezzano, un importante convegno sul carcere e sull’esperienza riabilitativa dei carcerati degli istituti penitenziari italiani, promosso dall’Ordine dei Gionalisti d’Abruzzo, dall’ordine degli Avvocati della Marsica, dalla Diocesi dei Marsi, dal Coordinamento CoReCom e dall’UCSI Abruzzo.
Importanti relatori hanno parlato per più di tre ore a un pubblico qualificato degli aspetti legali, umani e deontologici della vita nelle carceri: argomentazioni che hanno avuto l’accreditamento dall’ordine dei giornalisti abruzzesi e dall’ordine degli avvocati della Marsica. Durante il convegno è stato presentato il libro “La Speranza oltre le sbarre”, un volume importante frutto di un viaggio-inchiesta nel super carcere di Sulmona. Presente la giornalista Angela Trentini, coautrice del libro insieme al professor Maurizio Gronchi, che ha raccontato le testimonianze di alcuni detenuti eccellenti, responsabili delle dolorose stragi che hanno caratterizzato la storia dell’Italia negli anni ’90: tra questi i due killer del giudice Rosario Livatino e Domenico Ganci, figlio del boss Raffaele, fedelissimo di Totò Riina e corresponsabile degli omicidi dei giudici Falcone e Borsellino.

Un libro importante – afferma Stefano Pallotta, presidente dell’ordine dei giornalisti abruzzesi – che ben raffigura la vita dei detenuti nel carcere. Quello del trattamento dei detenuti è problema prettamente etico. Spesso in Italia ci troviamo di fronte a istituti carcerari sovraffollati: un totale di 60mila detenuti per una capacità di accoglienza delle carceri italiane pari a 45mila. Un sovraffollamento di 15mila unità che non consente una vita dignitosa all’interno delle carceri italiane”.

Quella del carcere è una realtà che l’avvocato penalista vive molto da vicino – dichiara Franco Colucci, presidente dell’ordine degli avvocati della Marsica – nell’ultimo ventennio si è assistito a un processo di umanizzazione della pena; una presa d’atto da parte della politica e del sistema giustizia della necessità di tutelare la speranza e la dignità al detenuto”.

Al di là delle pene che la giustizia impone– afferma la professoressa Maria Teresa Lettaci sono delle persone che devono essere aiutate a recuperare la propria dignità. Persone che forse, se non avessero vissuto in famiglie e luoghi particolari non avrebbero compiuto tutti questi delitti. Ho quindi molto apprezzato il lavoro della giornalista Angela Trentini che, in un carcere come quello di Sulmona, è andata al di là della condanna e ci ha fatto avvicinare all’aspetto umano dei detenuti”.

Per Monsignor Piero Santoro, vescovo dei Marsi, bisogna guardare a una pena riabilitativa e non solo punitiva, finalizzata al reinserimento del condannato nella società civile. “La ‘Speranza oltre le sbarre’ è un libro che restituisce alla parola libro il suo senso più profondo, perché leggendolo si viene letti. Un libro pesa quanto più si scava dentro. Questo libro ti porta dentro il carcere e leggendolo diventi guardato da chi per te finora è stato soltanto un fatto di cronaca giudiziaria. E ti conduce a interrogarti su problematiche giuridiche ma anche sul ruolo della società civile in Italia: come afferma il nostro Papa Francesco non si può considerare chi delinque come il solo responsabile della propria situazione … ma bisogna rigenerare l’intero tessuto sociale dal quale sorge il male che lo lacera”.

A portare per primo la voce del giornalismo all’interno delle carceri italiane è Francesco Lo Piccolo, direttore di “Voci di dentro”: un giornale che da voce ai carcerati attraverso lo strumento del giornalismo. “Io sono uno dei tanti volontari che entrano nel carcere – afferma il giornalista – che partecipano all’azione rieducativa finalizzata a reinserire gradualmente il reo. Ciononostante sono contrario al carcere. Bisogna chiedersi se oggi il carcere assolve a tutti quei compiti che dovrebbe assolvere: un posto che dovrebbe tendere alla rieducazione è invece un posto sovraffollato dove c’è disagio sociale ed emarginazione. La stessa Costituzione parla di pene e non specificamente della pena del carcere: e quindi sarebbero auspicabili delle pene alternative alla detenzione che promuovano la riconciliazione dei condannati con la società civile”.

Importante intervento del dottor Francesco Paolo Saraceni, responsabile ed esperto di medicina penitenziaria, che ha fornito importanti informazioni sulla sanità penitenziaria in Abruzzo attraverso un’attenta analisi criminologica sulla popolazione carceraria.

Il convegno termina con la lettura di un messaggio di Maria Falcone, sorella del giudice Giovanni Falcone, la quale, pur condannando l’operato degli autori materiali di eccellenti delitti di mafia, afferma la necessità di perdonare anche chi si è reso colpevole di gravi reati. “Per poter realmente combattere realmente la mafia, che è prima un fatto culturale e poi criminale, è necessario creare una società diversa; per crearla dobbiamo fare un’opera educativa lunga forse quanto una generazione, in modo tale che la società stessa possa avere atteggiamenti diversi rispetto al fenomeno mafioso”. Ricorda infine quanto ebbe a pronunciare in un’intervista mio fratello Giovanni: “Non bisogna mai dimenticare che in ognuno degli assassini c’è un barlume di umanità”.

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