Avezzano – La resa dei ponti

Lapo Kalisse
Lapo Kalisse
2 Minuti di lettura

Il sottopassaggio di via Pagani (ex via Albense), è una delle tre arterie che collega il centro storico della città con i popolosi quartieri di Avezzano nord. E lo stato del cemento dei tre ponti che lo sovrastano è “disarmante”.

Chi percorre tale sottopassaggio in automobile, magari non si accorge delle effettive condizioni della struttura che lo sovrasta, tantomeno se ne rende conto chi su quei ponti ci passa sopra.

Ma chi quel sottopasso lo attraversa a piedi, può “contemplare” lo stato in cui versano i tre cavalcavia che lo sovrastano: cemento “disarmante” che, in alcuni punti, viene supplito addirittura da assi di legno in bella mostra. GUARDA LE FOTO:

Ferri delle armature sempre più scoperti, fori che lasciano intravedere grosse cavità, calcestruzzo sgretolato per la mancanza di manutenzione: sono tutti sintomi d’incuria e scarsa manutenzione che fanno sorgere domande sulle condizioni di tenuta della struttura dei ponti.

Quindi non solo gli allagamenti nella parte bassa del sottopassaggio, di cui si è tanto parlato in passato: ora a destare preoccupazione è anche lo stato dei tre cavalcavia che lo sovrastano e che necessitano quantomeno di verifiche e controlli.

È opportuno ricordare che il sovrappasso deve sostenere un traffico ferroviario e di automezzi anche pesanti che mette a dura prova, ogni giorno, la resistenza della struttura.

Le immagini fotografiche sono eloquenti. Speriamo che siano sufficienti per sollecitare interventi di controllo delle varie amministrazioni – comunale e delle ferrovie, ad esempio – alle quali è affidata la sicurezza di chi percorre giornalmente un’infrastruttura così importante per la città. Quantomeno ci aspettiamo che le autorità preposte – vigili urbani, uffici comunali o forze dell’ordine – segnalino tale situazione a chi di dovere, per le eventuali verifiche.

Condividi questo articolo
Lapo Kalisse è uno sciamano informatico e guaritore di gadget tecnologici. Dopo una lunga esperienza maturata come consulente ha acquisito la consapevolezza che l’informatica è lungi dall'essere una scienza esatta e, quindi, ha cominciato ad applicare metodologie animistiche all’IT.