Auto Blu – Cialente “scagiona” Di Pangrazio

Angelo Venti
Angelo Venti
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Si è tenuta ieri, al Tribunale dell’Aquila, l’ultima udienza del processo sulle auto blu che vede imputato, con l’accusa di peculato, il sindaco di Avezzano Giovanni Di Pangrazio. Secondo la Procura il sindaco avrebbe utilizzato in modo spregiudicato l’auto blu della Provincia.

Nel corso dell’udienza sono stati ascoltati ulteriori testimoni citati dalla difesa, tra cui Marco Spera, avvocato del comune di Avezzano al tempo dei fatti, e il dirigente comunale Massimiliano Panico.

Ricordiamo che al sindaco di Avezzano gli inquirenti contestano in totale 5 viaggi, di cui uno ad Ischia, nei quali avrebbe indebitamente utilizzato l’auto blu di proprietà della Provincia. Secondo l’accusa, Di Pangrazio avrebbe attribuito alla Provincia (ente per il quale all’epoca dei fatti lavorava) anche le spese dei viaggi contestati, per un totale di 600 euro.

A sostegno del primo cittadino di Avezzano é intervenuto in aula anche Massimo Cialente, sindaco dell’Aquila al tempo dei fatti contestati. Cialente ha risposto alle domande degli avvocati difensori, del collegio giudicante e del pubblico ministero, dottor Stefano Gallo.

Nel corso della sua deposizione Cialente avrebbe dichiarato che si trattava di viaggi autorizzati dal “Progetto Smart City“, un progetto che coinvolgeva 4 città abruzzesi: L’Aquila, Sulmona, Castel Di Sangro e, appunto, Avezzano.

Il giudice collegiale ha rimandato la decisione al 21 dicembre, udienza in cui saranno però ascoltati anche altri testimoni. Sembra da escludere, quindi, che a quella data possa arrivarsi a una decisione definitiva da parte del giudice Ciro Riviezzo.

NOTA DEL DIRETTORE DI SITe.it

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  • In contrasto clamoroso con le leggi che sanciscono che in Italia L’udienza è pubblica a pena di nullità, il processo può ora tenersi senza nemmeno la presenza dei giornalisti. Diventa di fatto un “Processo a porte chiuse“: E’ un’altra delle magie dell’emergenza.
  • Pertanto, il resoconto dell’udienza riportato in questo articolo non è frutto dell’osservazione diretta dell’articolista ma è basato – senza alcuna possibilità di verifica – solo su quanto riferito da chi è stato ammesso all’udienza stessa.
  • Per questi motivi ci scusiamo sin da ora – con i lettori e con gli interessati – per eventuali imprecisioni, lacune, censure, falsità o divergenze tra quanto riportato nell’articolo e quanto effettivamente accaduto all’interno dell’aula di Tribunale. Si tratta di un vulnus grave per il diritto all’informazione e per la democrazia, ma non è colpa nostra.

Angelo Venti

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