Attenzione alle buche di San Benedetto. Paolo Di Cesare e un procedimento penale surreale

Redazione
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Come noto, l’attività delle locali (marsicane) Autorità chiamate a prevenire e reprimere i reati non ci hai mai entusiasmati. Tutt’altro. Le ragioni di questa robusta – ancorché del tutto irrilevante – sfiducia sono state distillate, con l’umore del sangue amaro che su tante vicende ci siamo fatti, nei tanti (troppi) numeri passati di questo foglio, al punto che costituirebbe una perdita di tempo tornarci sopra. Negli anni, giacché l’età porta consiglio, ammaestrati dall’andazzo, abbiamo cercato, per quanto possibile, di deviare dal sentiero sterile della polemica verso chi è chiamato ad amministrare la giustizia e la tutela dell’ordine pubblico (compiti che sinceramente non invidiamo a coloro che ne sono istituzionalmente investiti) per focalizzare l’attenzione sugli altri, sui “cattivi”, ovvero, più spesso, cercando di portare un modesto contributo alla conoscenza dei fatti (mai disgiunto da un commento, da un’opinione), glissando su tante macroscopiche contingenze nelle quali, le Autorità sopra non lodate, dispiegando un minimo di energia in più, avrebbero potuto risparmiare alla collettività disastri e fastidi più o meno grandi, nonché l’oscena reiterazione di spettacoli e teatrini diseducativi in sommo grado (questi ultimi, in potenza, più nocivi degli stessi disastri) quali, solo per fare un esempio, quello del Cam S.p.A..
Pure, abbiamo sempre stigmatizzato l’assenza di una vera opposizione politico-amministrativa (depurata cioè dagli aspetti deteriori del familismo e dalla maldicenza becera al cantone della piazza) come il maggior pericolo per la vita dei piccoli centri del Fucino, al punto da considerare la peggiore opposizione preferibile al più virtuoso dei silenzi.
In ultimo, il tema del rifacimento del manto stradale di Marruvium – icasticamente trasfuso, nei recenti comizi, nella speranza e nel programma di un “Piano asfalto” che non potrà, nell’immediato, vedere la luce – è attuale al punto che chi oggi è investito di cariche pubbliche, conosca a cosa potrebbe andare incontro.
Tutte ciò premesso, alla narrazione del fatto del quale ci occupiamo – che tocca tutti gli ambiti appena paventati in un sincretismo irripetibile –  proprio non potevamo sottrarci.

 

 Recenti notizie di cronaca hanno reso edotta la cittadinanza che in danno dell’avvocato Paolo Di Cesare, pende una richiesta di rinvio a giudizio (la relativa udienza è fissata per il prossimo novembre) con dei capi di imputazione piuttosto pesanti (che si riportano esattamente per come formulati, maiuscole e minuscole comprese):

A) «del reato p.[revisto] e p.[unito] dall’art. 323 c.p., perché in qualità di Sindaco Pro-tempore del Comune di San Benedetto dei Marsi, nello svolgimento delle sue funzioni di pubblico ufficiale responsabile dell’area tecnica, con determinazione n. 265 del 29.12.2010, affidava i lavori per la manutenzione di alcuni tratti di manto stradale alla ditta SANTILLI Carlo Filippo di San Benedetto dei Marsi, ditta “SANTILLI EDILIZIA S.r.l.”, Partita I.V.A. 01618570665, erroneamente denominata negli atti comunali SANTILLI Carlo Filippo, una società a responsabilità limitata di proprietà, in ugual misura, di SANTILLI Carlo Filippo […] e SANTILLI Americo Emidio […] all’epoca Vice Sindaco del comune di San Benedetto dei Marsi, in violazione delle vigenti norme di legge e di regolamento, ovvero non tenendo conto della incompatibilità sussistente, in considerazione del ruolo di quest’ultimo […] e per di più, non tenendo conto neppure della nota n. 0036023 del 15.11.2010 della prefettura di L’Aquila nella quale, in merito alla presunta incompatibilità del Vice Sindaco Santilli nell’appalto suddetto, si segnalava che “ove effettivamente il Vice Sindaco SANTILLI avesse ricoperto carica di Amministratore della ditta, si sarebbe verificata la condizione di incompatibilità ipotizzata”, tutto ciò con l’evidente finalità di favorire indebitamente il vice sindaco SANTILLI Americo Emidio, consentendogli di percepire un indebito vantaggio economico»;

B) «del reato p.[revisto] e p.[unito] dagli artt. 81-328 (II° c.)- 61 n. 2 c.p., perché, allo scopo di dare esecuzione ed assicurarsi l’impunità per il delitto di cui al capo A), in qualità di Sindaco Pro-tempore del Comune di San Benedetto dei Marsi, nello svolgimento delle sue funzioni  di pubblico ufficiale responsabile dell’area tecnica, malgrado il capo gruppo dei consiglieri di minoranza PASSANTE Marco gli avesse chiesto l’accesso agli atti del procedimento amministrativo di cui al capo A) con nota scritta ricevuta il 16/09/2010, entro 30 gg. dalla ricezione di tale atto non dava alcuna risposta a detta istanza, neppure per spiegare le ragioni del ritardo e neppure rispondeva nulla quando in data 29/09/2010 e 26/10/10 veniva per due volte formalmente diffidato (dal PASSANTE e da altri consiglieri di minoranza) a fornire il richiesto accesso agli atti; ulteriore analogo ed ingiustificato silenzio faceva seguito anche ad una formale interrogazione a lui rivolta il 25/11/10, con la quale PASSANTE Marco gli chiedeva di fornire il nome della ditta che aveva eseguito i lavori di riparazione della rete stradale interna comunale […]»

Ovvio, è sottoposta a procedimento penale anche la Segretaria comunale di allora – e di oggi – persona alla quale va tutta la nostra solidarietà, accusata di aver omesso di denunziare cotanta pastetta all’Autorità Giudiziaria.
[Abbiamo riprodotto gli aridi capi di imputazione non per angariare i nostri tre lettori. Serviranno.]

Il succo della storia, stando alla versione dell’accusa, è sin troppo facile da riepilogare: rientrato in municipio dopo il ballottaggio del 2010, Paolo Di Cesare decide di favorire sfacciatamente il suo vicesindaco, e di affidargli quella riparazione delle buche del manto stradale per le quali si stavano ricevendo trooooooppe richieste di risarcimento. Per importi moderati, ad egli, che è responsabile del servizio oltre che sindaco, la norma consente di affidare direttamente tale lavoro. Solo che la legge non contempla certo la possibilità che un vicesindaco riceva degli affidamenti dal municipio che rappresenta, cosicché quando un cerbero, l’oppositore politico, appura tutto questo, crede di aver colto il primo cittadino con le mani nella marmellata, il popolare Zelletta si rifugia nel silenzio, dilaziona, non risponde alle Autorità (se non a monosillabi).
Ma è andata realmente così? O, piuttosto, ci troviamo di fronte al prodotto di una serie di sviste, sfortunate coincidenze, aporie, maldicenze e cattive volontà?

Il giorno 1 settembre 2010, Carlo Filippo Santilli – fratello dell’allora vicesindaco nonché socio in affari (ma non in tutte le società) di Americo Santilli – scrive al municipio di San Benedetto dei Marsi onde ottenere l’autorizzazione ad asfaltare una «porzione di strada da via atrana fino a incrocio via lupi. Tutte le spese relative ai lavori saranno da me sostenute». Il richiedente scrive su carta intestata:

SANTILLI Carlo Filippo
Trasporto recupero e riciclaggio rifiuti da costruzione e demolizioni
Corso Vittorio Veneto, 69
67058 San Benedetto dei Marsi AQ
P.IVA 01092840667

Conoscendo i propri polli, Carlo Santilli, onde evitare mormorazioni, all’atto di ripristinare il manto bituminoso di quel segmento di strada che conduce dall’anfiteatro all’impianto di famiglia, appone un bel cartello, evidenziando come quei lavori non li stia pagando la collettività ma egli stesso, e solo lui. Noi quel cartello non lo ricordiamo ma è probabile che su di esso vi fosse vergato, da qualche parte, magari sul retro, il nome di un’altra società di famiglia, la “Cogesa s.r.l.” (non quella che si occupa[va] dei rifiuti della Valle Peligna), che pure ha sede in San Benedetto, al civico 63 di corso Vittorio Veneto. Altra spiegazione non sappiamo darci se non questa al fatto che da metà settembre, e per diversi mesi, il capogruppo dell’opposizione (e, poi, anche gli altri componenti l’allora minoranza) principia una serie di martellanti richieste finalizzate all’accesso «a tutta la documentazione che la S.V. [il sindaco] ha emesso nei confronti della società COGESA srl di San Benedetto dei Marsi, per l’affidamento ed esecuzione dei lavori di riparazione del fondo stradale con materiale bituminoso, che la suddetta Società ha eseguito e continua ad eseguire sulla rete viaria interna del comune di San Benedetto dei Marsi» (16 settembre 2010).
A tale data, dei lavori oggetto dell’accusa formulata dalla Procura di Avezzano, ancora non vi è traccia, saranno affidati solo nel dicembre 2010, stiamo in presenza delle sole opere realizzate gratuitamente da Carlo Santilli con la impresa individuale «SANTILLI Carlo Filippo», da via Lupi ad Atrano.
Qui, Paolo Di Cesare, considerando esaustive le spiegazioni verbali fornite dai responsabili comunali, non replica alle richieste dell’opposizione (formulate peraltro impropriamente, facendo riferimento ad una norma che non regola i diritti del consigliere comunale) né alle interrogazioni, se non quando, tampinato dalla Prefettura, sbotta: «la società COGESA srl non ha mai intrattenuto rapporti contrattuali con questo Ente […] pertanto quanto segnalato dai Consiglieri di Minoranza Marco Passante, Raglione Erminia, D’Orazio Quirino e Rossi Mario Gabriele è destituito di ogni fondamento di verità» (4 novembre 2010).
Nel frattempo è già in corsa il treno per riempire quelle poche buche in paese che la disponibilità del municipio consente, e la stessa ditta individuale «SANTILLI Carlo Filippo» (tra le poche in zona a fare questo tipo di lavori) ha presentato il preventivo (agosto 2010). Nella carta intestata del proponente c’è però un errore: sotto la denominazione, giusta, della ditta proponente, è indicata la Partita IVA 01618570665, che si riferisce ad un’altra ditta, la «Santilli Edilizia s.r.l.». La differenza non è da poco giacché in quest’ultima (che ha sede al civico 111 di corso Vittorio Veneto), agisce anche il vicesindaco, a differenza della Santilli Carlo (civico 69 del corso), che è una impresa individuale. Errore che, contenuto in un preventivo, è da ascriversi chiaramente ad un mero refuso da copia e incolla. Cogesa srl: non pervenuta.
Il 29 dicembre 2010, dopo aver ribassato prezzi e tariffe, il sindaco Di Cesare provvede alla determinazione (n. 265) dell’impegno di spesa per poco più di trentamila euro di lavori per le buche, affidandoli alla ditta «SANTILLI Carlo Filippo» di San Benedetto dei Marsi (senza indicare la partita IVA), ditta i-n-d-i-v-i-d-u-a-l-e dove il fratello Americo non ha alcun ruolo. Di detta ditta si acquisiscono tutti i documenti necessari, compreso il famigerato DURC, che si riferisce inequivocabilmente alla «SANTILLI Carlo Filippo» del civico 69. Nessun riferimento alla «Santilli Edilizia s.r.l.» del civico 111 (che peraltro quei lavori non potrebbe farli). Cogesa srl (del civico 63): ancora non pervenuta.
Nel febbraio 2011, l’Area tecnica del municipio liquida le spese precedentemente impegnate, con tanto di fattura emessa, a lavori terminati, dalla:

SANTILLI Carlo Filippo
Trasporto recupero e riciclaggio rifiuti da costruzione e demolizioni
Corso Vittorio Veneto, 69
67058 San Benedetto dei Marsi AQ
P.IVA 01092840667

Tutto giusto: nome, indirizzo, partita IVA. Tutto g-i-u-s-t-o. Tutto perfetto.
A marzo 2011, il capogruppo dell’opposizione si reca in Procura ad Avezzano e con proprio esposto torna sulla vicenda delle richieste di accesso formulate in relazione agli «atti emessi in favore della Soc. COGESA srl di San Benedetto dei Marsi, esecutrice dei lavori di bitumazione dei lavori della rete stradale interna del Comune» e sulla «presunta incompatibilità, ai sensi dell’art. 63, comma 2 – D.Lgs. 267/2000, del Vice Sindaco dott. Americo Santilli, Amministratore della COGESA srl, esecutrice dei suddetti lavori». Peccato che in Comune, coma anche comunicato alla Prefettura, questa ditta non l’abbiano mai vista e non la proprio conoscano.
Parte lancia in resta la Procura, che delega le indagini ai locali Carabinieri. Che ad aprile 2011 chiedono al magistrato un decreto di esibizione di documentazione per recarsi in municipio «al fine di accertare la presenza ed eventualmente acquisire copia della documentazione relativa ad appalti affidati alla ditta COGESA s.r.l. di San Benedetto dei Marsi, indicata nell’atto di denuncia». [Aribburzica, si dice a Roma in questi casi di ostinazione cieca]
Ora, ci si attende che recandosi in municipio, i Carabinieri non trovino nulla, non avendo Cogesa srl lavorato per il Comune. Il loro rapporto è (sarebbe) tutto da leggere:

[…] in data 13.07.2011, veniva dato corso al Decreto di esibizione di documentazione […] notificando il procedimento a PERROTTA Maria […] segretario comunale del Comune di San Benedetto dei Marsi, la quale riferiva che non risultavano affidati appalti da parte del Comune di San Benedetto dei Marsi, alla società “COGESA s.r.l.” sia nel decorso anno 2010 che nel corrente anno.

Finita qui? No! Insistono!

La PERROTTA in data 26.08.2011, veniva escussa quale persona informata sui fatti ad integrazione delle precedenti operazioni di P.[olizia] G.[iudiziaria]. In detta circostanza la stessa riferiva che con determinazione n. 265 del 29.12.2010 il Sindaco, motu proprio, quale responsabile dell’area tecnica, affidava lavori per la manutenzione di alcuni tratti di manto stradale alla ditta SANTILLI Carlo Filippo di San Benedetto dei Marsi.
A questo punto, ritenendo che i lavori indicati nell’atto fossero quelli citati nell’esposto, lo scrivente ha ritenuto di approfondire la posizione della ditta menzionata. Dall’esame della posizione della suddetta azienda presso la Camera di Commercio di L’Aquila, è emerso che la ditta “SANTILLI EDILIZIA S.r.l.”, Partita I.V.A. 01618570665, erroneamente denominata negli atti comunali SANTILLI Carlo Filippo, risulta essere una società a responsabilità limitata, di proprietà in egual misura di SANTILLI Carlo Filippo […] e SANTILLI Americo Emidio […], ATTUALE VICE SINDACO DEL COMUNE DI SAN BENEDETTO DEI MARSI.
Pertanto, in considerazione di quanto sopra, è emerso in maniera inconfutabile che il Sindaco ha affidato, con atto a propria firma, appalti alla ditta SANTILLI, di proprietà e amministrata dal Vice Sindaco SANTILLI Americo, non tenendo conto della incompatibilità sussistente in considerazione del ruolo di quest’ultimo […]

Erroneamente denominata? In maniera inconfutabile?
Involontariamente umoristico il passaggio che segue, un vero capolavoro di non-sense:

Inoltre […] risulta alquanto anomalo che nella corrispondenza intercorsa tra l’Ente Locale e la ditta incaricata dei lavori, si indichi sempre ditta “SANTILLI Carlo Filippo”, e mai figura il nome dell’altro proprietario SANTILLI Americo (Vice Sindaco)…
Certo, è decisamente moooooolto sospetto che per indicare la ditta che ha svolto i lavori, si scriva il nome esatto della ditta i-n-d-i-v-i-d-u-a-l-e che li ha fatti! I Carabinieri avevano a disposizione la documentazione dalla quale risultava lampante che i lavori li avesse svolti la «SANTILLI Carlo Filippo» (P.IVA 01092840667) e non la Santilli Edilizia s.r.l. (né tantomeno Cogesa srl) ma incomprensibilmente, nel rapporto, e quindi nel capo di imputazione, queste due società vengono frullate e trattare come se fossero una (ma con la partita IVA di quella sbagliata: 01618570665).

fattura-santilli-carlo-filippo.jpgE’ difficile anche da raccontare ma tutta questa costruzione – condita di varie altre appendici aggravanti (quale la mancata risposta alle interrogazioni) che integrerebbero il dolo – nasce in virtù del fatto che su un primo preventivo, al giusto nome della ditta, «SANTILLI Carlo Filippo», si è associata una partita IVA errata. Cosicché, successivamente, tutte le intestazioni e le partite sono errate o fraudolente fuori che quella prima partita IVA, “giusta” (naturalmente: Cogesa srl: totalmente non pervenuta). [Che è come se, una volta, sbagliando ad indicare il nostro codice fiscale, qualcuno concludesse che noi si sia un’altra persona (non è così: siamo sempre noi, è solo errato il codice fiscale.]

Di fronte ad un’indagine condotta in questo modo, onestamente cadono le braccia. Non solo per l’accusa gravissima di abuso d’ufficio rivolta in danno di chi ha incrociato simili inquirenti ma per la circostanza che certe ricostruzioni presuppongono che gli indagati siano anche degli incorreggibili “stupidi”, che messi in guardia dalla Prefettura (su Cogesa, e la eventuale connessa condizione di incompatibilità del vicesindaco / anche qui: ma perché la Prefettura si interessa tanto di un affidamento che non esiste?) perseverano nel voler perfezionare atti che neppure un folle adotterebbe pensando di farla franca (e qui siamo in presenza di imputati decisamente scolarizzati, con molta esperienza amministrativa). “Stupidi” al punto che, quando pure ad ammetterli animati dal desiderio di accaparrarsi cotanto appalto (figuriamoci!), con una ditta del solo Carlo Santilli a disposizione (in grado di intestarsi e svolgere tranquillamente i lavori), costoro, in modo demenziale tentano invece di ricondurre tutto – con il sotterfugio inspiegabile di una partita IVA in luogo di un’altra – ad una ditta nella quale c’è pure il vicesindaco (tanto per farsi beffe del codice penale) e che forse non ha nemmeno la classificazione per effettuarli, i lavori (la terza ditta, Cogesa srl, è rimasta fortunatamente come non pervenuta / sarebbe interessante capire dove l’abbia letta, il dottor Marco Passante). Com’è possibile, tutto questo? E’ lecito chiedersi: in mano a chi stiamo? In un procedimento serio – per omicidio, ad esempio – dobbiamo attenderci lo stesso acume investigativo?
Nel nostro unico esposto alla Magistratura di questi anni, relativo alla scandalosa vicenda della progettata discarica di Valle dei fiori, ci permettevamo modestamente di rilevare (vanamente / e certo non è una cosa originale) che “caso ed accidente di norma fanno prendere agli accadimenti sentieri differenti tra loro” cosicché quando l’equivoco colpisce sempre in danno di una parte o verso un’unica direzione c’è qualcosa che non va… e occorre interrogarsi se si sia in presenza di semplici coincidenze (sfortuna) o di pertinaci volontà ostinate e contrarie. Crediamo sia giunta l’ora che di dovere analizzi la questione prima che degeneri.
Franco Massimo Botticchio

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