Altri scampoli di ideologia avezzanese

Giuseppe Pantaleo
Giuseppe Pantaleo
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Ricevo talvolta degli inattesi e graditi assist per ciò che riguarda la mia comprensione della retorica pubblica. Questa volta è successo a proposito di un incontro tenuto al Comune; un paio di testate ha riportato (integralmente) il comunicato diramato per conto dell’Amministrazione – l’ha anche commentato. Sono per me indicativi i titoli, il primo: Avezzano senza identità – Amministrazione comunale dall’antropologo, in «Site» 22 gennaio 2023. Il secondo: Niente Patata! Avezzano di nuovo in crisi di identità e l’Amministrazione comunale chiede aiuto all’Antropologo, in «AZInforma» 23 gennaio 2023. La prima parte del titolo dell’incontro era: Avezzano, identità e sviluppo.

(Mi tengo su quella parte del titolo per cominciare). Il gran parlare dell’identità risale ad almeno trent’anni fa; alcuni antropologi misero in guardia con articoli di giornale e brevi saggi gli italiani dalle trappole che nascondeva questo concetto. (Era fin da allora immaginabile, come esso sia talvolta divenuto anche una clava contro qualcuno; fu infatti largamente impiegato nelle subculture xenofobe e razziste negli anni Novanta. Restarono inascoltati quegli studiosi, prevedibilmente). In breve: l’identità non esistendo in natura, è qualcosa di fabbricato, d’inventato da Homo sapiens; è mutevole, in aggiunta. I singoli popoli della Terra impiegano energie diverse per portare avanti una simile costruzione; va da sé, che differenze di atteggiamento, si riscontrino anche all’interno dei singoli gruppi etnici: ciascun sapiens fa un po’ come gli pare, è inutile nasconderlo.

Entrambi gli ironici titoli citati stavano quasi per «Non mi capisco più, non so più chi sono diventato: vado a farmelo spiegare dallo psicanalista!». (È senz’altro positivo, che l’Amministrazione comunale abbia chiamato un tipo che insegna certe cose all’università). È successo di colpo? No. 1) «Progetto identità», «Identità 1 – Il luogo». 2) «“Dobbiamo ripartire dalla nostra identità”, afferma il primo cittadino del capoluogo marsicano», in «Site» 6 maggio 2021. 3) «La “Marsica sharing”, […] nasce per […] cercare di dare solidità all’identità marsicana.», in «TerreMarsicane» 26 ottobre 2021. 4) Domenico Di Berardino: «Vorremmo creare un corridoio storico per ridare un’identità alla città», in «Il Centro» 23 gennaio 2022. 5) «La città di Avezzano e la Marsica hanno bisogno di un’identità.», in «MarsicaLive» 22 gennaio 2023. (La prossima è, invece, seguente). Giovanni Di Pangrazio: «La conoscenza della storia, […] ci permette di poter riconoscere il valore della nostra identità», in «TerreMarsicane» 28 gennaio 2023.

Adesso prendo la seconda parte del titolo che mi consentirà di giungere al mio primo punto: Confronto con l’antropologo Di Renzo in Municipio. (A proposito: è stata una riunione di tipo culturale? Ritengo di no, a giudicare dal parterre de roi – Ance, Cna, Confagricoltura, Confcommercio, Confesercenti, Gal). È bene ricordare che la prima parte conteneva «identità» e «sviluppo». («Sviluppo» si riferisce a quello economico in mancanza di altre indicazioni). Ignoro totalmente come si sia svolto tale incontro, ma immagino che il buon Ernesto abbia affrontato diligentemente il tema di sua competenza (identità) mentre abbia glissato sul secondo (sviluppo). (I politicanti et similia, a differenza degli altri, hanno – beati loro! – il dono della tuttologia). Domanda: esiste un legame tra i due termini del titolo? Quanto è importante, se esiste? Nel senso: se i 40.801 residenti cominciano (tutti e improvvisamente) a parlare il dialetto avezzanese – inventato negli anni Ottanta del secolo scorso –, qualche americano, cinese o arabo, verrà a investire nel nucleo industriale, con un impianto che occuperà casomai 7-800 dipendenti? Tutto qua; mi sembra che in questo (mezzo) incontro ci si trovi ancora invischiati nel protocollo Cavoli a merenda.

(Il secondo punto). Riprendo dal citato MarsicaLive del 22 gennaio 2023. «Presto – spiegano ancora Pierleoni e Silvagni – saranno attivate le fasi successive con l’intento di coinvolgere tutte le forze del territorio per un piano d’azione». Ci risiamo, tale iniziativa non riguardava solo Avezzano. Chiedo: perché non dichiararlo in anticipo? Perché non sono stati invitati a tale incontro i rappresentanti dei restanti trentasei comuni marsicani? (È solo protagonismo, ansia da capofila?). Non solo. È possibile costruire un’identità di una zona tanto vasta (1.906 kmq) e formata da parti diverse tra loro? (Un’area che è un’invenzione amministrativa, come tante nel nostro Paese). No, secondo me e poi: mai sentito parlare dell’«Italia dei cento campanili»? (Nella Penisola, i «campanili» ammontano in realtà a 7.901).

È stato assicurato in qualche maniera agli avezzanesi che, per quanto concerne l’identità collettiva, ci vorrà ancora del tempo perché tale processo «è ancora nella fase del riscaldamento». Secondo me, è stato solo inaugurato un nuovo padiglione dello spazioso parco divertimenti che è appunto, l’ideologia avezzanese. Non infierisco sulla (mezza) crisi d’identità dell’attuale Amministrazione comunale ritrovatasi all’improvviso – si fa tanto per dire –, meno civica di quanto raccontato a gente pasturata, cresciuta a clientelismo. (È una buona notizia, in ogni modo: il civismo è un residuo degli anni Ottanta del secolo scorso).

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Lavoro come illustratore e grafico; ho scritto finora una quindicina di libri bizzarri riguardanti Avezzano (AQ). Il web è dal 2006, per me, una sorta di magazzino e di laboratorio per le mie pubblicazioni.