“Aciam S.p.A. deve morire” – Poche spiegazioni (non) dovute ed un paio di missive

Redazione
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“Aciam S.p.A. deve morire” – Poche spiegazioni (non) dovute ed un paio di missive
Nell’ultimo numero del Martello abbiamo ospitato, richiesti, una lettera indirizzataci da un’entità di un certo rilievo, i lavoratori di Aciam S.p.A.. Eccola.

Dall’altra parte del fiume

Sono anni che “IL MARTELLO DEL FUCINO” vive alle spalle di ACIAM scrivendo il 90% degli articoli attaccando la nostra azienda. Abbiamo da sempre letto e sorriso considerando l’atteggiamento sarcastico ed ironico di molti di questi articoli, ora però, in considerazione dell’articolo dell’ultimo numero “ACIAM deve morire”, verrebbe da fare una battuta spontanea: se Aciam muore, il Martello del Fucino che fine fa?… Non ha più ragione di esistere, venendo a mancare la sua “musa ispiratrice”.
Purtroppo però ironia e sarcasmo, in noi dipendenti Aciam, sono stati sostituiti, in questo periodo, dalla seria preoccupazione per il nostro futuro. E’ mai venuto in mente alla redazione de “Il Martello del Fucino” che Aciam è un’Azienda fatta anche da 90 dipendenti e quindi da 90 famiglie?
Il territorio marsicano, negli ultimi anni, ha visto soltanto chiusure e dismissioni di Aziende, fabbriche e interi settori che ne facevano una delle zone dell’Abruzzo più ricche e produttive, oggi è rimasto ben poco, quel poco che c’è è in crisi e quello che ancora non è in crisi, “Il Martello del Fucino” lo vorrebbe far morire!
Non vogliamo entrare nel merito di polemiche politiche che non ci riguardano, ma certo è che, come dipendenti del territorio marsicano, rivendichiamo in Aciam una positiva realtà industriale ed economica che, in altre Regioni sarebbe stata considerata come fiore all’occhiello da incrementare e sostenere anziché distruggere; si contano sulle dita impianti di compostaggio come quello di Aielli che tratta i rifiuti di vari Comuni delle province di Chieti, Teramo, Pescara, oltre a quelli della Provincia dell’Aquila.
La nostra speranza è che questa situazione si risolva positivamente al più presto con la possibilità che Aciam continui a fare il proprio lavoro, a dispetto di tutti i disfattisti e i contro “a prescindere”, perché, se Aciam dovesse morire, per 90 famiglie si aprirebbe un periodo di crisi e di incertezze future di difficili alternative, se invece dovesse morire “Il Martello del Fucino”, quei 10 lettori che lo leggono ci rimarrebbero male, ma sicuramente troverebbero facili alternative da leggere nei momenti di “reale bisogno”…
Consigliamo… PER UNA BUONA RACCOLTA DIFFERENZIATA… di non abbandonare rifiuti fuori dai cassonetti, per le strade, nei prati o… sulle rive dei fiumi.
I dipendenti di Aciam


Che dire? L’intervento proviene da fonte non proprio certificata (si può firmare in Italia, che non succede nulla: l’entità sottoscrittrice appare, nel contempo, troppo ampia e troppo vaga) – e, a dirla proprio tutta, ci ha preoccupati alquanto leggere il dottor Di Carlo, il boss di quella Tekneko socia di Aciam e vincitrice del bando del porta a porta di Avezzano, chiederci dove fosse finito, questo sapido scritto (non vorremmo passare per antichi ma riteniamo che ci sia bisogno di ritornare ad una sana conflittuale separazione di idee ed interessi tra chi possiede e comanda e chi lavora al di loro soldo, per quel soldo), non pubblicato nel penultimo numero – ma ci fornisce il destro per ribadire che quell’ACIAM deve morire del mese scorso (numero 17-2011) narrava, con proprietà di linguaggio e buona cognizione dei fatti, quanto prevede, ad oggi, la legge (con rispetto parlando). Non era un auspicio. Il Legislatore nazionale ha messo in cantiere che i municipi debbano a breve procedere all’individuazione di una nuova forma di affidamento e gestione del servizio di raccolta dei rifiuti, ed anche addivendo all’idea di perpetuare l’attuale scelta del connubio con il privato dovranno ibridare questa opzione attraverso nuovi parametri e nuove forme (e, quindi: nuove soluzioni gestionali). Mi pare inoltre che si sia tenuta, qualche mese fa, una consultazione referendaria che a furor di popolo ha espresso l’indirizzo schiettamente pubblico auspicato nell’affidamento di alcuni compiti di rilievo pubblico…
Nessun augurio, dunque. Non ci pare un sacrilegio sospettare che chi per norma dovrebbe garantire il 60% di raccolta differenziata e performa il 17% non sia il soggetto più qualificato al quale affidare il nostro futuro dei rifiuti. Non ha dato buona prova, lo possiamo dire. Chi ha avuto la ventura di assistere al consiglio comunale di inizio settembre tenuto in piazza Mazzarino, a Pescina (gli interventi sono stati postati su internet da Ciro Sabatino ed ancora fruibili e godibili), non può dimenticare la terribile figura barbina stoicamente incarnata ed incassata dall’amico nostro emiliano dottor Torelli, amministratore delegato di Aciam S.p.A.. Con tutta la simpatia, a costui noi non affideremmo proprio nulla… (parere personale, ovvio).
Nessuno poi la tiene con chi lavora. Tuttavia ci sembra inaccettabile, per come proposto, il “ricatto” occupazionale [che molto somiglia a quello della riconversione dello zuccherificio di Celano: un inceneritore per mantenere venti posti di lavoro, dopo che se ne sono scelleratamente gettati centinaia nel cesso accettando supinamente la cancellazione della barbabietola da Fucino dopo cento anni di coltivazione e sfruttamento], che non contempla neppure la valutazione (costi-benefici) di quanti posti – se proprio si vuol tenere in non cale e sottacere l’aspetto della tutela della salute e dell’ambiente nel quale viviamo e vivremo – su quanti se ne richiano di perdere, di posti di lavoro, con certe realizzazioni, nell’immediato futuro. Il gioco potrebbe non valere la candela. Noi riteniamo pura follia barattare qualche stipendio con la devastazione di un bene primario irriproducibile. La Politica (“P” maiuscola) dovrebbe impedire ciò. Negli attuali tempi di tribolo fa l’esatto contrario, strumentalizzando il disagio di alcuni lavoratori per portare foraggio (l’attuale foraggio è l’immondizia) nelle tasche di chi quei lavoratori biecamente sfrutta, nei conti correnti aperti dalla pura e semplice devastazione. Il conto lo pagano due volte i cittadini, sotto forma di bollette e di scempio del territorio. In cambio, una lurida mancia.
Per il resto, lo diciamo sempre: non ci preoccupa essere adibiti, con il foglio ciclostilato (è particolarmente sconsigliato, nel caso di specie paventato in chiusura dai “dipendenti”, l’utilizzo del formato on-line), anche ad altri usi… non capiamo allora l’irritazione di vedere circolare, nelle mani di una decina di persone, questo povero foglio… non dovrebbe produrre sconquassi… è persino morbido…
Siccome la dose somministrataci dai “sedicenti” dipendenti Aciam S.p.A. non bastava, a stretto giro di mail ci è giunta anche la doglianza del Rappresentante dei lavoratori per la sicurezza (sul lavoro, non della società) della provvida Aciam:

Si è tenuto presso la direzione di ACIAM spa un’incontro tra le rappresentative provinciali della UIL TRASPORTI e la Dirigenza Aziendale.
Unito a considerazioni di carattere generale , si è voluto dar corpo a quelli che sono i temi specifici e le problematiche che l’attualità del settore evidenzia , con mirata attenzione verso la situazione creata dalle ultime , ennesime disposizioni legislative.
Sentite le rassicurazioni dell’Amministratore Delegato Alberto Torelli al riguardo della massima tutela dei posti di lavoro dei circa cento addetti e preso atto del lusinghiero rapporto presentato dal Rappresentante dei Lavoratori per la Sicurezza a testimonianza della corretta applicazione della normativa atta a garantire salute e sicurezza sul lavoro, il segretario provinciale della UIL TRASPORTI Roberto Cecchini ha auspicato la giusta considerazione da parte dei comuni verso quelle aziende che come ACIAM, nell’applicare alla lettera quelle che sono le direttive di legge si vedono poi penalizzate nelle gare di appalto al ribasso.
Nella stessa sede , Marianetti (R.L.S.) lancia un monito a quanti , su internet e giornali, continuano ad inveire contro azienda, discariche e percentuali di raccolta differenziata ; va bene pigliarsela col politico di turno, ma VIA LE MANI DAI LAVORATORI! .. a chi per mille euro mette la faccia nelle tua monnezza puoi urlare solo il tuo rispetto!

Anche qui, con tutto il rispetto per i lavoratori e per l’estensore del documento, riscontriamo una vaga sindrome dell’accerchiamento che sarebbe troppa grazia attribuire alla sola opera del “Martello”. Il problema non siamo noi (troppa grazia sarebbe… d’altronde il ricorso contro l’autorizzazione della discarica di Valle dei fiori lo ha prodotto il Wwf Italia, che non è esattamente l’ultima associazione esistente; e piuttosto ingenua è stata la tendenza, manifestatasi più volte a diversi livelli – che anche per questa cosa ci arroghiamo il diritto di giudicare inadeguati alla bisogna -, di considerare noi i mandanti ed il Wwf l’esecutore: con il che si insulta veramente l’intelligenza delle persone). E non sono neppure – almeno, non soltanto – i lavoratori. Sono le scelte, le opzioni, il management. In una espressione più sintetica: la Politica. Meglio: quella politica che si ingerisce in aspetti che non le competono in alcun modo, con fare surrettizio (esempio: il mese scorso i circoli del Pd sono stati chiamati ad una riunione su… Aciam, il cui oggetto come gli esiti sono ad oggi sconosciuti; e non si capisce perché ci si arroghi il diritto di dibattere di un tema pretendendolo pubblico, e poi avvolgerlo in una cappa “massonico-veterinaria”).
Sinora di gare ce ne sono state ben poche (ed i contratti con gli affidamenti diretti del servizio che stanno andando a scadenza sono tra le cose più imperscrutabili di questo pianeta: sarebbe istruttivo conoscerli, tutti, municipio per municipio) e dolersi di essere sfavoriti è cosa che suona piuttosto beffarda. Sull’uso del termine «inveire», poi, ci sarebbe da dire… e molto… Confondere l’analisi dei risultati del servizio offerto da Aciam S.p.A. e, ancor più, le prospettive (incarnate dall’idea di realizzare una megadiscarica a mille metri sul livello del mare, sopra un importante acquifero, in prima zona sismica, realizzando una minaccia perenne alle coltivazioni di ortaggi che più in basso ancora resistono, sull’altipiano: centinaia di posti di lavoro) che si indovinano chiare, significa essere abituati ad una gestione opaca non solo del (sotto)potere e del ciclo (dis)integrato dei rifiuti ma anche del dibattito pubblico. Quest’utimo è in effetti, a nostro modesto avviso, intossicato da lodi e servizi giornalistici del tutto scompensati in favore di Aciam S.p.A., che ci descrivono un quadro che esiste solo nella mente di coloro che vogliono perpetuare il vecchio sistema e continuare a sedere comodamente assisi nelle loro poltrone (dove molto meglio farebbero altri, magari tecnici): anche di questo sarà ora che i lavoratori si comincino ad occupare, anziché coltivare solo il loro orticello e gridare al complotto quando qualcuno si avvede che tutta la fattoria rischia di rimanere inquinata da “certi” metodi”.

Il Martello del Fucino – fmb
PS: Un esempio di cosa intendiamo per “certi” metodi…
Nota 14 dicembre 2011 per ACIAM
Risposte? Nessuna!

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