A spasso con Di Pangrazio – Auto blu, sfilano i testimoni: il 16 novembre sentenza definitiva?

Redazione
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Giornata stressante per il sindaco Gianni Di Pangrazio. Ieri, mentre ad Avezzano era impegnato a trattare con la sua maggioranza la scelta degli assessori della nuova giunta comunale, al tribunale dell’Aquila si teneva l’ennesima puntata dell’infinito processo sulle auto blu che lo vede imputato con l’accusa di peculato.

Secondo la Procura dell’Aquila il neo sindaco avrebbe utilizzato in modo spregiudicato l’autoblu della Provincia in suo possesso. Nell’udienza di ieri sono state ascoltate le testimonianze di vari test della difesa tra cui Claudia Rossi, il dipendente comunale Roberto Collacciani, il parlamentare Giulio Sottanelli, il dirigente comunale Tiziano Zitella e l’ex sindaco Gabriele De Angelis, all’epoca assessore alla cultura ad Avezzano, nella giunta del Di Pangrazio I. “Tutti i testimoni ascoltati hanno riferito sulla legittimità dei viaggi effettuati da Di Pangrazio– afferma Antonio Milo, legale del sindaco di Avezzano insieme all’avvocato Claudio Verinipoiché i singoli episodi dell’utilizzo dell’auto di rappresentanza imputati dall’accusa erano ampiamente giustificati”. La decisione è stata rinviata al 16 novembre quando verranno ascoltati altri testimoni e, quasi sicuramente, verrà emessa la sentenza definitiva dal giudice Ciro Riviezzo.

Il processo era iniziato nel 2016, ma i fatti risalgono al 2014, quando la pg mise i sigilli a tre autoblu di proprietà della Provincia. Il Pm Stefano Gallo aveva contestato all’ex dirigente dell’ente, Giovanni Di Pangrazio, almeno cinque viaggi, di cui uno ad Ischia, nei quali avrebbe indebitamente utilizzato l’auto della Provincia. Secondo l’accusa, Di Pangrazio avrebbe attribuito alla Provincia anche le spese dei viaggi contestati, per un totale di 600 euro (seicento). L’imputato si é sempre difeso dalle accuse affermando di aver agito sempre nel rispetto del regolamento, fornendo prove documentali a giustificazione dei viaggi.
Imputati insieme al sindaco altre 4 persone, tutte rinviate a giudizio: Mario Scimia dell’Aquila, la dirigente Paola Contestabile di Celano, Anna Maceroni, di Avezzano e Maria Pia Zazzara di Pescina. Tutti gli imputati sono accusati a vario titolo per reati che vanno dalla truffa al peculato, dal falso all’abuso d’ufficio. Durante il procedimento l’ex autista del sindaco Di Pangrazio, Ercole Bianchini, aveva chiesto e ottenuto il patteggiamento per i reati a lui ascritti: secondo l’accusa, infatti, gli autisti avrebbero riportato nei week end le auto a casa, utilizzandole per fini personali.

Un processo infinito nel quale non sono mancati clamorosi colpi di scena. Emblematica è la richiesta di ricusazione del giudice Alessandra Ilari del settembre del 2019: secondo gli avvocati della difesa il giudice, durante le udienze, avrebbe “manifestato apertamente il proprio orientamento verso la colpevolezza degli imputati” .

Intanto il processo, fra udienze e rinvii vari, va avanti a rilento, anche se sembrerebbe scongiurata la prescrizione dei reati: ”non pensiamo assolutamente alla prescrizione perché questo processo deve concludersi con una sentenza di assoluzione per il mio assistito”, conclude Antonio Milo, difensore del sindaco Di Pangrazio.

Secondo alcuni il rischio per Di Pangrazio, in caso di condanna con pena superiore ai due anni di reclusione, sarebbe quella della sospensiva di sei mesi dalla carica di primo cittadino, come previsto dalla legge Severino.

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