Aumenta la TARSU a Celano? La responsabilità è di Angelo Venti …della Petogna!

Redazione
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f-e-particolare-fonte-e-pozzo.jpgL’appena trascorsa festa dei Santi Martiri, a Celano, ha avuto, quale appendice molto controversa – e persino multata, per via del banchetto dell’opposizione posto in piazza – una robusta ventata di protesta contro l’aumento della famigerata TARSU (la tariffa/tassa [come dottamente ha provato ad argomentare e far comprendere l’assessore Santilli, non riuscendoci compiutamente] sui rifiuti solidi urbani) a suo tempo deliberata dal Commissario reggente il Comune, già nel 2009. Tale protesta, che si è concretizzata in una raccolta di firme, è infine culminata in un consiglio comunale appositamente convocato per trattare del tema.
Nell’assise comunale celanese, tenutasi sabato scorso, all’auditorium, dinanzi ad un pubblico molto numeroso interessato e toccato nelle tasche, si sono ripetuti i cliché di un dibattito che da tempo anima le comunità locali tutte dinanzi alle bollette in continuo aumento. Cliché ascoltati – ad esempio – ad Avezzano lo scorso anno, quando ad analogo e più forte aumento della TARSU in quella città il sindaco Floris, indispettito dalle contestazioni, sbottò: «Purtroppo i cittadini devono decidere se vogliono spendere meno, o se vogliamo sposare battaglie pseudo ecologiste. Non si vogliono termovalorizzatori nella Marsica né discariche: benissimo, ma poi non si vuole neanche pagare, e ciò evidentemente è impossibile» (chissà che l’accenno alle battaglie pseudo ecologiste di Floris non riguardasse l’opposizione incontrata dal progetto di discarica localizzato ad Antrosano, a Valle Solegara, frettolosamente ritirato, oltre tre anni fa, dalla ditta proponente, alle prime proteste – in quel frangente ricordo peraltro che lo stesso sindaco Floris si recò alla cena del Comitato sorto contro quell’insediamento).
Peccato che tale dibattito stenti a decollare, e si mantenga su livelli bassi, se non infimi.
Alla (giustificata) preoccupazione del singolo iscritto a ruolo per il lievitare del costo dello smaltimento dei rifiuti solidi urbani non si è accompagnato, sinora, l’esame complessivo di quale sia la qualità del servizio che il cittadino-contribuente marsicano riceva dal preposto Consorzio gestore del servizio (nel caso specifico: Aciam SpA). Ovvero, le considerazioni e le preoccupazioni sul “quanto costa” e sul “quanto si andrà a pagare” per liberarci in qualche (qualsiasi) modo dell’immondizia hanno di gran lunga eclissato ogni utile speculazione sulle prospettive, nella nostra zona, delle modalità attraverso le quali massimizzare le risorse a disposizione, economizzare le bollette e, soprattutto, salvaguardare l’ambiente. Si fatica, in questi ultimi anni di vertiginosi aumenti, rintracciare anche un accenno a tentativi di sintesi tra le diverse esigenze da contemperare, e solo si leggono doglianze tout court sull’incremento della tariffa.
Sugli inceneritori sarebbe forse ora di affrontare la questione, considerando però che la nostra densità di popolazione, bassissima, non rende così cogente un insediamento che potrebbe magari, in astratto, giustificarsi nella zona di Napoli, la più antropizzata d’Europa (affrontare dunque nel senso di sgomberare il campo anche dalla semplice ipotesi di realizzarne). In realtà il futuro, inteso quale visione e previsione di quel che sarà, non sembra preoccupare molto, e di raccolta differenziata, che ad onta delle prescrizioni di legge – che imporrebbero il recupero della metà del pattume prodotto, mentre la Marsica non giunge al 10% – langue e non parte, nessuno parla, se non a fini meramente propagandistici.
A Celano, l’altro giorno, l’espressione «raccolta differenziata» è stata pronunziata (ma sarebbe meglio dire farfugliata, in tutta fretta, quale inciso), in tre ore di interventi, solo un paio di volte. Eppure, recuperando metà del pattume avremmo la necessità di smaltirne una quantità molto minore, sia che si decida di allocarla poi vicino a casa o di trasportarla a Lanciano o Isernia o persino in Germania (tra poco faremo così).

In vista dell’esaurimento e della chiusura della discarica di Santa Lucia di Avezzano, il Consorzio Aciam ed i Comuni soci avrebbero dovuto provvedersi per tempo, attivando innanzitutto la differenziata e poi individuando per tempo un sito idoneo nel quale realizzare una nuova discarica. Dopo l’abbandono opportunistico ed elettoralistico di cui si è detto dell’ipotesi di Valle Solegara, riassunto efficacemente, l’altro pomeriggio, dal senatore-sindaco Piccone [che, sia detto, è sodale politico del Floris] nel suo intervento conclusivo, si è scelto, per ragioni sulle quali glisserò per non integrare quindici fattispecie penali, il sito peggiore di quelli teoricamente a disposizione, “Valle dei fiori” di Gioia dei Marsi, una località a mille metri di altezza raggiungibile (e a caro prezzo) solo da Pescina, sotto la quale alberga un acquifero di grande importanza, quello che serve San Benedetto dei Marsi, Venere ed una porzione di Fucino. Non bastasse l’acqua (bene la cui adduzione in dieci anni è raddoppiata di costo, e sarà dunque il caso di tenerselo buono, per non ritrovarci, per sconfiggere la sindrome NIMBY dei rifiuti, precipitati in quella della “coperta corta“, a pagare dieci volte di più l’acqua), anche l’Autorità di Bacino ha chiesto di delocalizzare l’intervento, per i timori che hanno già spinto quell’Autorità a classificare ad altissimo rischio di dissesto idrogeologico l’area sottostante (Venere di Pescina). Tutte ottime ragioni che sono state condensate, dal WWF ITALIA e dallo scrivente, in una ragionata e ragionevole opposizione al TAR contro l’AIA (Autorizzazione Integrata Ambientale) che il 4 febbraio 2010 ha dato il viatico alla realizzazione del progetto di megadiscarica gioiese-pescinese.

Per quanto incredibile, tirando le somme del dibattito celanese dell’altro giorno, l’assessore Frigioni (che è assessore, ci pare, alla pubblica istruzione, e non si comprende bene perché abbia relazionato proprio lui – a meno di non considerare che l’esposizione implicasse la lettura preventiva dei volantini dell’opposizione e la ricerca delle copie del giornale ricorrente contro “Valle dei fiori”) ed il sindaco-senatore Piccone hanno ritenuto di legare la sofferenza delle tariffe celanesi con la mancata realizzazione, ad oggi, di “Valle dei fiori”. Operazione dialettica già di per sé spregiudicata che è giunta ad individuare, in un nesso causale, quali colpevoli della mancata realizzazione della nuova discarica marsicana (e, dunque, per la proprietà transitiva degli effetti, dell’aumento delle bollette) i ricorrenti al TAR contro l’intervento. Tra questi, oltre al WWF, la maggioranza celanese ha in particolare additato al pubblico ludibrio della nutrita platea il direttore de «il Martello del Fucino», che è anche editore-direttore del foglio che ha ospitato, in un suo lavoro (uno degli oltre settecento fogli ciclostilati nel progetto site.it), le doglianze dell’opposizione consiliare celanese diffuse nei giorni dei Santi Martiri. Dunque, secondo costoro, ci troveremmo dinanzi una sorta di complotto, ordito, contro le tasche dei celanesi, da quel cattivone di Angelo Venti, che ora si riserva di ricorrere alle vie legali nei confronti di Piccone per la sua falsa – e irresponsabile – accusa.
Nessuna considerazione, nessun rispetto, nessuna valutazione per i contenuti di un ricorso che è un mezzo previsto dall’ordinamento per chiedere, in determinate condizioni, il vaglio della legittimità degli atti amministrativi. Nessuna minima inferenza sul fatto che il ricorso contro “Valle dei fiori”, sopravvenuto quando già Aciam SpA aveva lanciato il bando per l’affidamento dei lavori, non chiedeva alcuna sospensiva, e dunque l’arresto della procedura è dipeso esclusivamente dalle decisioni di Aciam SpA. Chissà perché, verrebbe da chiedersi, Aciam SpA si è fermata….
Il grottesco consiglio finale del sindaco-senatore Piccone ai consiglieri di opposizione è suonato più o meno così: «se potete intervenite» nei confronti dell’editore dei vostri volantini, che è lo stesso che insieme al WWF ha fatto ricorso contro la discarica di “Valle dei fiori”, la cui mancata realizzazione «è la causa principale»… dell’aumento delle bollette…
Se stiamo messi così… siamo alla catena di sant’Antonio!
Nessuna autocritica in ordine all’azione dell’attuale presidente di Aciam SpA, il celanese avvocato Luigi Ciaccia. Si conosceranno, con il senatore?

L’impressione è che la gestione politica e politicizzata degli enti preposti al delicato settore dello smaltimento dei rifiuti, e dello stesso Consorzio Aciam (considerato bottino di spartizione delle maggioranze sovracomunali che di volta in volta si formano e si disfano, in massima parte sotto l’egida di interessi bipartisan personali e personalissimi) abbia spinto a tralasciare la vera “mission” che si doveva perseguire: smaltire l’immondizia a costi contenuti, in maniera efficiente, riciclando tutto il possibile (non per moda ma perché il riciclo ci evita di trattare ulteriormente la porzione riutilizzata), evitando impatti devastanti sul territorio. A vedere bene, pare si persegua l’esatto contrario, in una perversa ruota: si raccoglie tutto, in modo indifferenziato (e finché si verrà pagati per quello che si raccoglie, a prescindere, nessuno avrà interesse a separare; e finché ai cittadini non verrà scontato quel che ricapano, idem) e si porta sino all’impianto di compostaggio di Aielli, realizzato per trattare il rifiuto. Questo impianto non potrà, in assenza di una raccolta differenziata efficiente, produrre compost solo utilizzabile, stabilizzerà il pattume, che in gran parte, dopo essere stato scaricato e “trattato” per ridurlo di un 20%, dovrà essere di nuovo caricato e portato sopra un monte, magari a Pescina. Qui si dovrà costruire una megadiscarica, che poi dovrà essere ampliata, e poi bonificata, e così via… A chi serve questo tran tran?
Se non ci diamo tutti una regolata, tra poco l’emergenza, indotta, produrrà una serie di ricadute gravissime, non solo sulle tariffe; senza considerare che, nei momenti di emergenza, come sappiamo, è lecito assumere decisioni di emergenza, che quasi mai si inscrivono, in un’ottica di lunga scadenza, nel solco della legalità e dell’interesse pubblico.
Eppure non ci vorrebbe molto. Continuare a nascondere tutto sotto il tappeto non ci condurrà lontani, se non ad appettare un immondezzaio ai più fessi e a conseguire qualche applauso in consiglio comunale.

Franco Massimo Botticchio
Il Martello del Fucino – foglio volante di Pescina
(che non fa aumentare le bollette a nessuno, ché a comandare e a gestire ci pensate voi…)

– Discarica di «Valle dei fiori» (Gioia dei Marsi): Wwf Italia e (più modestamente) Martello del Fucino ricorrono al TAR

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