A Capistrello col trekking dell’Emissario per i 160 anni del prosciugamento del lago Fucino

Alfio Di Battista
Alfio Di Battista
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Capistrello – Ha avuto luogo domenica 11 settembre, la terza edizione del trekking dell’Emissario, la passeggiata ideata dall’Associazione Amici dell’Emissario che ripercorre tutto il tratto di galleria esistente sotto i piani Palentini seguendo la sua linea ideale in superficie. L’evento quest’anno ha avuto anche un significato simbolico dovuto alla ricorrenza del 160° anno dalla data di inizio del deflusso delle acque del lago, il 9 agosto del 1862.    

Il nutrito drappello dei visitatori si è dato appuntamento a Capistrello alle 8.30 in punto in Piazza Centrale, nella parte bassa del centro storico del paese. La camminata è stata organizzata partendo dal fiume Liri, dov’è lo sbocco della galleria, con il suo arco monumentale di epoca romana. Poi è continuata a ritroso, in direzione Fucino, con varie tappe in corrispondenza di altrettanti punti caratteristici – pozzi verticali e manufatti fuori terra – attinenti l’opera idraulica.

La presidente dell’Associazione Amici dell’Emissario, Giuseppina Di Domenico, ha sottolineato come la partecipazione di sempre nuove persone a queste iniziative dimostra il grande interesse per il territorio e la sua storia. «Siamo soddisfatti di vedere come tanta passione riesca a unire le persone attorno alle idee. Ciò significa che la direzione che abbiamo intrapreso è quella giusta.»

Alla testa dei turisti, Angelo Fracassi, appassionato studioso della storia del prosciugamento del lago e socio fondatore dell’Associazione, che con i suoi racconti sull’Emissario ha suscitato l’interesse dei presenti, letteralmente catturati dalla mole di informazioni e di aneddoti legati alla realizzazione del progetto di alta ingegneria, concepito e realizzato duemila anni fa e poi riportato a nuova vita dal principe Torlonia.

In una delle sue ultime ricerche, Fracassi ha scoperto un fatto attinente il pozzo n° 18, noto anche come pozzo di Gaetano. Da alcune annotazioni trovate su registri custoditi in ambienti ecclesiastici, sarebbero emersi appunti risalenti all’anno 1720 circa, secondo i quali, all’epoca, fu rinvenuto un corpo privo di vita in fondo al pozzo.

Dal momento che la documentazione non fa menzione di alcuna sepoltura del corpo dell’uomo nei luoghi consacrati dalla chiesa, si deduce che tal Gaetano Vischetti, questo il nome riportato nei registri, sia stato ritenuto, dalle autorità dell’epoca, una vittima suicida, e per questo, non degno di una sepoltura cristiana.

Va però specificato che i documenti, sicuramente certificano il ritrovamento del corpo del povero Gaetano, ma questi, non aiutano a escludere che lo stesso, magari dopo una furibonda colluttazione, sia stato spinto da qualcuno nel pozzo. A oggi il mistero rimane: assassinio o suicidio? C’è anche chi giura, che certe notti, quando il vento sferza il borgo montano, dal pozzo 18 sembrano arrivare lamenti sinistri, come la richiesta d’aiuto di un’anima in pena.      

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