94. LA RIFORMA AGRARIA NEL FUCINO – il bilancio a 10 anni dalla Legge di Riforma

Antonino Petrucci
Antonino Petrucci
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A dieci anni dalla Legge di Riforma e a otto dall’Istituzione dell’Ente per la Valorizzazione del Territorio del Fucino, Legge 9 agosto 1954 n. 639, che sanciva la separazione dall’Ente Maremma e ampliava la superficie di competenza sul territorio da 16.000 a 160.000 ettari, ricomprendendo anche i Piani Palentini, l’altopiano delle Rocche e la Valle Roveto, nasce l’esigenza di un primo bilancio di verifica di quanto messo in campo con la Riforma, quali i provvedimenti da migliorare per il futuro e cosa fare.

L’Ente Maremma e Fucino fu istituito con D.P.R. il 7.2.1951, superata la prima fase, per la necessità di dare unità d’indirizzo specie alle operazioni di esproprio e di assegnazione delle terre e per ragioni demografiche, la Maremma poté offrire al Fucino l’opportunità di trasferire famiglie di braccianti diventando assegnatari delle terre. Il Fucino aveva bisogno di affrontare in maniera autonoma le proprie precipue peculiarità della popolazione residente, per tali motivi il 9.8.1954 fu istituito l’Ente per la Valorizzazione del Fucino. Il latifondo nel 1951 era così distribuito: – due aziende a conduzione diretta, Strada 1 ad Avezzano e Strada 30 ad Ortucchio per una superficie complessiva pari a 928 ettari; – 55 poderi a mezzadria per ettari 1.260; – ettari 11.050 ripartiti tra 11.268 affittuari; – ettari 767 di superficie occupata da insediamenti edilizi e opere infrastrutturali (strade, canali, fossi, pertinenze ecc.). Nel 50% dei casi gli affittuari non raggiungevano l’ettaro di superficie coltivata. Gli 11.050 affittuari erano frazionati in 28.853 particelle con affittanze in due, tre e persino 5 comuni diversi. C’era il problema anche della sub-affittanza con la speculazione dei gabellotti, l’Ente confermò il possesso a 9.110 unità che corrispondevano alle antiche affittanze di diritto, lasciando invariate quelle tra 1 e 4 ettari. Furono esclusi dall’assegnazione i braccianti e gli affittuari non di diritto.

I MIGLIORAMENTI: l’ampiezza media passò da un ettaro ad un ettaro e mezzo con notevole risparmio di tempo per recarsi dalla residenza all’azienda, fu calcolato il risparmio di tempo in ragione di 64 ore per ettaro l’anno. La superficie media delle particelle passò da 4.000 a 13.000 mq. I risultati dovuti all’efficacia degli interventi e allo spirito di collaborazione dei soci cooperatori, portarono ad una produzione che si può così riassumere per il triennio 1948-51 e il 1955-58: grano da 23 a 36 ql/Ha; patate da 140 a 230 ql/Ha, bietola da 260 a 388 ql/Ha, confrontando i valori della produzione e del reddito netto medio nei due trienni, il valore complessivo della produzione lorda vendibile ebbe un incremento pari al 69%, il reddito netto pro capite fu pari al 77%. In pratica il reddito degli assegnatari in termini reali risultò raddoppiato.

I dieci comuni del Fucino hanno una superficie territoriale pari a 45.006 ettari (rappresentano l’undicesima parte della provincia dell’Aquila che è di 503.000 ettari), di cui 15.975 costituiscono terreni assoggettati a esproprio. Nel 1951 la popolazione gravava per i 2/3 sull’agricoltura, comprendeva 64.540 abitanti pari a 1/5 di quella provinciale che era pari a 346.567 ab.. Dai 25.770 ab. del Fucino, censimento del 1861, si passò in 90 anni ai 64.540 del 1951. L’indice d’incremento, nonostante il terremoto del 1915 che falcidiò circa 30.000 persone fu del 150,44%, mentre l’indice provinciale era di appena il 36,56%. La densità media abitativa nei 10 comuni era pari a 145 ab./Kmq, se calcolata rispetto alla superficie a seminativo era di 242 ab./kmq, in un ambiente montano; il fattore demografico, che non ha riscontri in tutta la penisola, condizionò tutti i problemi economici e umani del territorio di Riforma. Le famiglie dei 55 mezzadri erano dislocate in 158 fabbricati. All’inizio furono abbattute le baracche abusive sostituite da 40 case sparse e 250 casette appoggio, alla fine se ne contarono 1.500, furono ammodernati 87 alloggi dell’ex mezzadrie e costruiti 48 alloggi. Degli 11.000 affittuari 1.713 erano braccianti puri, 5.198 comprendevano figure miste (braccianti coltivatori e coltivatori braccianti); dopo la Riforma si passa agli assegnatari (coltivatori diretti) che rimasero pressoché uguali 11.000 ma distribuiti su circa 10.000 particelle, quindi con una ricomposizione fondiaria che semplifica di un terzo le particelle accorpando i terreni ricadenti sullo stesso territorio del Comune di appartenenza degli assegnatari.

LA RICOMPOSIZIONE FONDIARIA, si basò su quattro punti:

  1. Assegnazione di un ettaro a tutte le affittanze di diritto;
  2. Riduzione delle grosse affittanze al limite di 4 ettari;
  3. Riduzione dei poderi mezzadrili alla quota base di 6 ettari aumentata di 0,30 Ha per ogni unità lavorativa e di Ha 0,20 per ogni unità consumatrice nel nucleo familiare interessato;
  4. Assegnazione di un solo corpo di terreno equivalente di quelli goduti in affitto e possibilmente nello stesso territorio comunale di residenza dell’imprenditore.

Furono recuperati 200 Ha per la soppressione delle numerose linee di confine esistenti, furono riservati all’Ente 26 Ha per sperimentazioni, 83 coperti dai fabbricati e corti, 520 le opere di bonifica (strade, fosse e canali). Totale 14.005 Ha di cui 13.376 la superficie assegnata.

BONIFICA IDRAULICA: fu revisionata l’intera rete di scolo delle acque, lavori che consentirono la riduzione a 1.200 ettari di terreni sommersi durante le piogge. Furono sistemati 276 Km di canali e fossi di bonifica, furono realizzati 257 km di fossi terziari, si sistemarono superficie di 330 ettari di terreni con lavori di spianamento, livellamento, scasso e andamento con riporti di terra.

SISTEMAZIONI STRADALI: delle 46 Strade del Fucino solo Strada 46 era transitabile, le altre solo a mezzo di carri a trazione animale. Furono costruite 291 km di strade interpoderali per servire le singole quote. Sistemazione di 143 km di strade vicinali per assicurare un funzionale collegamento tra i paesi ripuari. Furono sostituiti i ponti in legno con strutture in cemento armato o gettate in opera. Rinnovo della maglie frangivento con 300.000 pioppelle di ibridi euro-americani prodotti in un vivaio, all’uopo realizzato, alla media di 80.000 pioppelle annue. In molte zone furono scavati pozzi per l’irrigazione a pioggia.

FORMAZIONE PROFESSIONALE: furono svolti 146 “corsi d’istruzione agraria”, ai quali parteciparono 3.460 coltivatori e corsi di addestramento professionali per formare meccanici, muratori, carpentieri e sarti. PER L’ADDESTRAMENTO FEMMINILE furono sviluppati corsi di economia domestica, d’igiene e pronto soccorso, di puericoltura, di taglio e cucito, di maglieria e tessitura. QUALIFICAZIONE IN ATTIVITA’ EXTRAGRICOLE (mano d’opera generica, bracciantato e sottoccupati) furono organizzati 35 corsi di addestramento alla mano d’opera per 1.011 allievi.

SPERIMENTAZIONI AGRARIE: furono attivate azioni dimostrative in campo per la individuazione di nuove colture e furono accertate come molto adatte all’ambiente due nuove colture, la carota e la barbabietola rossa. Furono sperimentati nuovi sistemi di concimazione attraverso la coltivazione del sovescio favino e le patate da seme prodotte in alta montagna (Rocca di Mezzo) le cui caratteristiche di sanità e produttività del seme risultarono pari a quelle possedute dal seme originario d’importazione. Negative  furono le sperimentazioni per la coltivazione del tabacco e del trifoglio alessandrino dopo tre anni di prove. Nel 1958 furono provate nuove colture quali: girasole, pomodoro, sorgo da granella, mais ibridi e saggina, tutte con elevate produzioni per ettaro. Il CE.MO.PA. (Centro Moltiplicatore Patate) inizia le attività nel 1951, la gestione fu affidata nel 1955 al Consorzio delle Cooperative tra assegnatari. Se ne aggiunse un altro gestito dalla Federconsorzi, i due centri, nel 1958, acquistarono e distribuirono per i soci 11.000 ql di seme originario,  conseguendo una produzione complessiva di 120 mila ql, un terzo della produzione nazionale, a cui bisogna aggiungere altri 6.000 ql distribuiti da altre organizzazioni commerciali. Per la bietola, in collaborazione con l’A.N.B., fu ottenuta una notevole rivalutazione quantitativa e qualitativa, si passò da 40 ql di saccarosio per ettaro del periodo pre-Riforma, ai 70 ql nel triennio successivo con un incremento di gradazione polarimetrica di circa 3 gradi.

LOTTA ANTIPARASSITARIA E CONCIMAZIONE CHIMICA: l’Ente mise a disposizione degli agricoltori attrezzature per l’irrorazione e distribuzione degli insetticidi. Per mantenere l’alta fertilità dei terreni, l’Ente indusse gli agricoltori a fare più largo uso di concimi, dai 27.000 ql di fertilizzanti impiegati nel 1950 si passò nel 1958 agli 85.000 ql, corrispondente a 6 ql/ettaro.

MECCANIZZAZIONE: nel 1950 il parco trattrici del Fucino era costituito da 47 unità, per lo più antiquate, soltanto 25 erano utilizzabili per le lavorazioni di allora, si faceva ricorso a mezzi provenienti anche da città distanti più di 100 km; urgeva incentivare la meccanizzazione del Fucino, nel 1958 grazie all’azione dell’Ente, il parco macchine del comprensorio crebbe a 398 unità, da una trattrice per 570 ettari si passò a 67.

RICONVERSIONE NEL SETTORE ZOOTECNICO: nel 1951 il patrimonio zootecnico era di 4.500 bovini, 7510 equini, 64.700 ovini; al 1958 i bovini censiti furono 7.020, gli equini 5.750 e gli ovini 53.900.

ALLEVAMENTI: furono distribuiti agli assegnatari 27.000 pulcini e 2.900 pollastre e galletti. Fu costruito un pollaio che allevava soggetti di razza Livornese, Blèu d’Olanda e Anconetana, in tutto 50.000 pulcini di alta genealogia sana e bene ambientati.

ASSISTENZA ECONOMICA: attraverso il credito agrario, sia per le coltivazioni che per l’allevamento, nel 1957 le anticipazioni alle cooperative e i finanziamenti per l’acquisto di bestiame, fu di 956 milioni di lire. In particolare nel settore zootecnico con una particolare forma di credito a medio termine consentiva l’acquisto di un capo di bestiame con una somma di 100-120 mila lire dietro semplice presentazione di domanda corredata da estratto catastale di proprietà, il credito veniva concesso al tasso del 7,50% ammortizzabile fino a 3 annualità.

IL MOVIMENTO COOPERATIVO per assegnatari sorse nel 1954, furono formate in breve tempo nei paesi del Fucino 34 cooperative con 4000 soci, ebbero un effetto benefico sui costi di lavorazione, abbassando per esempio il costo dell’aratura da 10-11.000 lire alle 6-7.000 lire/Ha.

ASSISTENZA SOCIALE: gli indici di analfabetismo erano molto elevati, analfabeti e semianalfabeti erano 20.240 pari al 34,6% della popolazione; oltre 10.000 alunni frequentarono 376 corsi d’istruzione o di Scuola Popolare serali apprendendo le più elementari nozioni del sapere. Fu istituita la Mutua Assistenza tra assegnatari, nel 1954 assorbita da quella dei coltivatori diretti. Nel settore dell’assistenza ai figli degli assegnatari, furono costruiti 7 asili, 2 Scuole Rurali, l’ampliamento della rete di Scuole Materne preesistenti, furono istituite colonie marine e montane con la partecipazione di 4.580 bambini.

EMIGRAZIONE: data la densità di popolazione del comprensorio fucense, attraverso l’assistenza sociale dell’Ente fu favorito il collocamento permanente e stagionale di 2.660 unità espatriate dal solo comprensorio di Riforma. Oltre 7.000 furono gli espatri promossi dall’Ente fino al 1958.

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Laureatosi in architettura presso l’Università La Sapienza di Roma, ha esercitato la professione di architetto per circa trent’anni, oggi insegna alla Scuola Secondaria di Primo Grado presso l’Istituto Comprensivo GIOVANNI XXIII-VIVENZA di Avezzano. Appassionato di storia recente e di politica, è autore di uno studio sulla Riforma Agraria del Fucino, che si articola in 167 tra capitoli e sottocapitoli, pubblicata sui gruppi Facebook “Ortucchio in parole e immagini” e “Luco, ieri e oggi”.