82. LA RIFORMA AGRARIA NEL FUCINO – gli artigiani: fornaio

Antonino Petrucci
Antonino Petrucci
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In tempi di Riforma, il fornaio cuoceva soprattutto il pane che era preparato dalle donne in casa su una spianatoia, il lievito era sempre fresco e si passava di famiglia in famiglia. C’erano più “cotte”, dalla prima prestissimo andavano avanti tutta la mattinata. Il pane era avvolto nelle tovaglie e separato pagnotta per pagnotta, normalmente sette da consumare una al giorno, su cui era inciso il segno della croce. Poggiato sulle tavole ben riparato dal freddo con copertine di lana, era portato dalle donne sulla testa al forno e quando era cotto veniva riportato a casa con le stesse modalità. Fresco appena sfornato era buonissimo, raffermo ancora più buono.

Nella foto di copertina, degli inizi degli anni ’50, vedete ritratto mio nonno “Peppin i Frnar” al secolo Giuseppe Conti, davanti al forno di Ortucchio, circondato da donne e bambine impegnate a preparare le pizze di Pasqua.

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Laureatosi in architettura presso l’Università La Sapienza di Roma, ha esercitato la professione di architetto per circa trent’anni, oggi insegna alla Scuola Secondaria di Primo Grado presso l’Istituto Comprensivo GIOVANNI XXIII-VIVENZA di Avezzano. Appassionato di storia recente e di politica, è autore di uno studio sulla Riforma Agraria del Fucino, che si articola in 167 tra capitoli e sottocapitoli, pubblicata sui gruppi Facebook “Ortucchio in parole e immagini” e “Luco, ieri e oggi”.