6. IL CAMPO DI CONCENTRAMENTO DI AVEZZANO P.G.91: nascita della “Legione Romena d’Italia” ad Avezzano

Antonino Petrucci
Antonino Petrucci
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In un primo tempo ad Avezzano confluirono i prigionieri di guerra dell’esercito asburgico appartenenti alle varie nazionalità dell’impero nemico, tra cui i rumeni originari della Transilvania, del Banato e della Bucovina. Nella primavera del 1918 si svolse a Roma, nella sala del Campidoglio, il “ Congresso della Nazionalità Oppresse nella monarchia austro-ungarica” nella quale i delegati rumeni partecipanti ottennero dal Ministero della guerra italiano, la possibilità di formare unità autonome armate di rumeni, poste sotto la giurisdizione dei diversi comitati nazionali, offrendo così ai soldati di queste nuove unità, uno status giuridico di alleati e di poter combattere e incrementare con forze nuove l’esercito italiano stremato dal conflitto.

DELEGAZIONE RUMENA INCONTRA QUELLA ITALIANA

S’istituì così la “Legione Romena d’Italia” posta sotto il comando del generale di brigata Luciano Ferigo che in seguito ricoprì anche l’incarico di addetto militare presso l’Ambasciata italiana a Bucarest. La maggior parte dei prigionieri rumeni presenti nei diversi campi di concentramento italiani aderì alla “Legione Romena d’Italia” accogliendo favorevolmente di essere inquadrati in una legione combattente a fianco dell’intesa. Difatti i rumeni nutrivano già sentimenti antimagiari e antitedeschi maturati nelle zone di provenienza; inoltre l’occupazione tedesca della Romania, a seguito della caduta di Bucarest del 6 dicembre 1916, inasprì ulteriormente il risentimento dei rumeni nei confronti dei prigionieri di altre nazionalità inquadrati nell’esercito austro-ungarico. Adempiendo a una decisione governativa, il generale Ferigo dispose che tutti i legionari rumeni, segregati nei vari campi di prigionia italiani, fossero radunati ad Avezzano e inquadrati ed equipaggiati militarmente, quindi sottoposti a un periodo di addestramento a cura di ufficiali del regio esercito. I prigionieri rumeni furono così indirizzati al campo di Avezzano quando ormai la guerra volgeva al termine. Alla luce di questi avvenimenti, è facile intuire che nel campo di Avezzano ai legionari rumeni era riservato un trattamento diverso, decisamente migliore, rispetto a quello cui invece erano sottoposti gli altri prigionieri; quindi la forzata convivenza causò un clima difficile soprattutto con i prigionieri di nazionalità ungherese che sfociò in un grave episodio d’intolleranza il 12 ottobre 1919, quando alcuni legionari rumeni appiccarono il fuoco ad una baracca dove dormivano soldati ungheresi, causando la morte di due e il ferimento di altri quarantacinque uomini. Tra il giugno e il luglio del 1918 si erano costituite tre compagnie rumene per un totale di 830 uomini e 13 ufficiali che inquadrate nel VII, V e IV Armata italiana presero parte ad azioni militari sul Monte Grappa e nella battaglia di Vittorio Veneto. Furono i componenti di queste tre compagnie a formare il primo nucleo della Legione Romena d’Italia. La compagnia rumena aveva ricevuto la propria bandiera a Ponte di Brenta, una località vicino Padova, già il 28 giugno 1918.

Riferimenti bibliografici:

  • Lodovico Tavernini “Prigionieri austro-ungarici nei campi di concentramento italiani 1915-1920”
  • arch. Clara Antonia Cipriani “Il Campo di concentramento di Avezzano. L’istituzione di un campo di prigionieri di guerra austro-ungarici e la nascita della “Legione Romena d’Italia” ad Avezzano” in Avezzano, la Marsica e il circondario a cento anni dal sisma del 1915 di Simonetta Ciranna e Patrizia Montuori
  • Prigionieri di guerra ad Avezzano – “Il campo di concentramento. Memorie da salvare” di Enzo Maccallini e Lucio Losardo
  • Basciani Alberto, i prigionieri di guerra romeni nel campo di concentramento di Avezzano (AQ) durante la prima guerra mondiale 1916-1918, in “Istituto romeno di cultura e ricerca umanistica. Annuario”, IV (2002), pp. 214-221
  • Baratto Marco, Le vicende della Legione Romena d’Italia, in “Orizzonti Culturali Italo-Romeni”, I (2011)
  • Le foto sono tratte dal web
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Laureatosi in architettura presso l’Università La Sapienza di Roma, ha esercitato la professione di architetto per circa trent’anni, oggi insegna alla Scuola Secondaria di Primo Grado presso l’Istituto Comprensivo GIOVANNI XXIII-VIVENZA di Avezzano. Appassionato di storia recente e di politica, è autore di uno studio sulla Riforma Agraria del Fucino, che si articola in 167 tra capitoli e sottocapitoli, pubblicata sui gruppi Facebook “Ortucchio in parole e immagini” e “Luco, ieri e oggi”.