
All’interno dei settori erano allineate le baracche, in gran parte realizzate con struttura di legno o mista, destinate al ricovero dei prigionieri; le baracche in muratura erano utilizzate come cucine e vivanderìe, latrine e bagni oltre a padiglioni per la disinfezione.



All’esterno del recinto furono costruiti gli alloggi per gli ufficiali, le caserme, i corpi di guardia, un padiglione per la disinfezione, la vivanderìa, la scuderia ed un villino destinato ad uffici del Genio militare. In tutto si contavano 192 padiglioni di legno e/o in muratura, che potevano ospitare fino a un massimo di 15.000 uomini oltre i 1000 tra soldati semplici, sottufficiali e ufficiali del Regio esercito destinato alla sorveglianza.





Inizialmente tutte le baracche costruite furono realizzate con una struttura di legno, in quanto era l’unico materiale disponibile sul posto; in seguito le costruzioni si realizzarono in muratura con pilastri di blocchi di cemento e tamponatura in mattoni vuoti; non mancarono strutture più articolate come quello del villino degli uffici del Genio militare realizzato fuori del campo.





Riferimenti bibliografici:
- Lodovico Tavernini “Prigionieri austro-ungarici nei campi di concentramento italiani 1915-1920”
- arch. Clara Antonia Cipriani “Il Campo di concentramento di Avezzano. L’istituzione di un campo di prigionieri di guerra austro-ungarici e la nascita della “Legione Romena d’Italia” ad Avezzano” in Avezzano, la Marsica e il circondario a cento anni dal sisma del 1915 di Simonetta Ciranna e Patrizia Montuori
- Prigionieri di guerra ad Avezzano – “Il campo di concentramento. Memorie da salvare” di Enzo Maccallini e Lucio Losardo
- Le fotografie sono tratte dal web