3.   IL CAMPO DI CONCENTRAMENTO DI AVEZZANO P.G.91: tipologie costruttive

Antonino Petrucci
Antonino Petrucci
2 Minuti di lettura
INGRESSO AL CAMPO

All’interno dei settori erano allineate le baracche, in gran parte realizzate con struttura di legno o mista, destinate al ricovero dei prigionieri; le baracche in muratura erano utilizzate come cucine e vivanderìe, latrine e bagni oltre a padiglioni per la disinfezione.

VEDUTA D’INSIEME
VEDUTA DEL RECINTO EST
INTERNO DEL PRIMO SETTORE

All’esterno del recinto furono costruiti gli alloggi per gli ufficiali, le caserme, i corpi di guardia, un padiglione per la disinfezione, la vivanderìa, la scuderia ed un villino destinato ad uffici del Genio militare. In tutto si contavano 192 padiglioni di legno e/o in muratura, che potevano ospitare fino a un massimo di 15.000 uomini oltre i 1000 tra soldati semplici, sottufficiali e ufficiali del Regio esercito destinato alla sorveglianza.

CASERMETTA PER LE TRUPPE DI SORVEGLIANZA
CASERMA PER L E TRUPPE DI SORVEGLIANZA
PADIGLIONE DI COMANDO E UFFICI
PADIGLIONE DEL COMANDO E UFFICI
PADIGLIONE PER GLI ALLOGGI DEGLI UFFICIALI

Inizialmente tutte le baracche costruite furono realizzate con una struttura di legno, in quanto era l’unico materiale disponibile sul posto; in seguito le costruzioni si realizzarono in muratura con pilastri di blocchi di cemento e tamponatura in mattoni vuoti; non mancarono strutture più articolate come quello del villino degli uffici del Genio militare realizzato fuori del campo.

PADIGLIONE CON GLI ALLOGGI E LE LATRINE DEI PRIGIONIERI
PADIGLIONE DELL’INFERMERIA PER I PRIGIONIERI
CUCINA DEI PRIGIONIERI
PADIGLIONE CON BAGNI E DOCCE PER I PRIGIONIERI
DOCCE PER I PRIGIONIERI

Riferimenti bibliografici:

  • Lodovico Tavernini “Prigionieri austro-ungarici nei campi di concentramento italiani 1915-1920”
  • arch. Clara Antonia Cipriani “Il Campo di concentramento di Avezzano. L’istituzione di un campo di prigionieri di guerra austro-ungarici e la nascita della “Legione Romena d’Italia” ad Avezzano” in Avezzano, la Marsica e il circondario a cento anni dal sisma del 1915 di Simonetta Ciranna e Patrizia Montuori
  • Prigionieri di guerra ad Avezzano – “Il campo di concentramento. Memorie da salvare” di Enzo Maccallini e Lucio Losardo
  • Le fotografie sono tratte dal web
Condividi questo articolo
Laureatosi in architettura presso l’Università La Sapienza di Roma, ha esercitato la professione di architetto per circa trent’anni, oggi insegna alla Scuola Secondaria di Primo Grado presso l’Istituto Comprensivo GIOVANNI XXIII-VIVENZA di Avezzano. Appassionato di storia recente e di politica, è autore di uno studio sulla Riforma Agraria del Fucino, che si articola in 167 tra capitoli e sottocapitoli, pubblicata sui gruppi Facebook “Ortucchio in parole e immagini” e “Luco, ieri e oggi”.