2017: Terremoto tra Comunicazione e Scienza

Franco Massimo Botticchio
Franco Massimo Botticchio
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Tra i diversi testi e contributi editati al riguardo del terremoto del 6 aprile 2009 spicca, a modesto avviso di chi scrive, – ed emerge decisamente dal complessivo, affollato e non prospettico novero della cronachistica di scandali di inadempienze e colpe (novero che, a distanza di tempo, sia detto per inciso, appare in una luce fortemente depotenziata e quasi informe) –, per qualità e profondità di pensiero e di analisi, la collettanea «Terremoto, comunicazione, diritto. Riflessioni sul processo alla “Commissioni Grandi Rischi”» (a cura di Alessandro Amato, Andrea Cerase, Fabrizio Galadini, FrancoAngeli, 2015).

Libro che è rimasto collocato in una sorta di limbo mediatico, forse in ragione delle stesse tesi sostenute, non esattamente mainstream sulla “Grandi Rischi”, e non assolutorie o autoassolutorie rispettivamente verso il mondo dell’informazione e men che meno su quello della scienza; e che pure meriterebbe più di una lettura, e qualche riflessione su molti degli interventi ivi contenuti, e sull’ampio spettro degli argomenti sceverati.

I temi che intessuti costituiscono la trama di questa ricca raccolta di contributi sono essenzialmente due: a) il ruolo dell’informazione (e delle informazioni) nel corso di un’emergenza (emergenza che è costituita da un dopo ma anche dei prodromi); b) il significato e i limiti delle conoscenze scientifiche. Ovvero: quale prodotto combusto derivi dalla miscela (talvolta confusa) di a + b.

Rubiamo dall’intervento di Mario Morcellini (p. 119):

[… ] Il dato più evidente è l’aumentata complessità del contesto mediale e più in generale dei processi comunicativi innescate dalle rappresentazioni offerte. L’esplosione e progressiva moltiplicazione di una pluralità di fonti, non soltanto istituzionali, e per questo non sempre coerenti tra di loro, così come di una grande varietà di rappresentazioni informative, è stata tale da determinare sia una serie di potenziali cortocircuiti nel rapporto tra fonti istituzionali e popolazione esposta, che un meccanismo d’incomprensione e decodifica aberrante dei contenuti veicolati […]

ed ancora (p. 129):

[…] Le attribuzioni delle competenze dei singoli sono soltanto uno degli aspetti, certamente secondario rispetto al dovere deontologico che è in capo a tutti i soggetti coinvolti in ruoli tecnici, scientifici, politici e soprattutto comunicativi nel corso di una crisi o di fronte a ciò che viene percepito come tale […].

A questi passaggi – e a molti altri del testo (in particolare il paragrafo dell’intervento di Fabrizio Galadini intitolato Lo sciame “scarica” o lo sciame carica? [pp. 43-44] o alla fenomenale analisi dallo stesso Galadini e di Alessandro Amato condotta sulle cronache locali abruzzesi dicembre 2008-aprile 2009 [pp. 169-202]) nonché alle considerazioni di Giuseppe Tipaldo sulle interazioni della pseudoscienza con media politica e società – sono andato, con la mente, compulsando l’immane massa di lanci di agenzia che nella funesta giornata del 18 gennaio 2017 hanno occupato l’etere (poi a sua volta definitivamente saturato da quelle pluralità di «fonti non istituzionali» di cui sopra) sul drammatico crossover terremoti + neve.

Se è vero che la Storia è maestra di vita (assunto piuttosto discutibile, oltre che banale) e se pure non la si volesse tirare in ballo per vicende che forse rimarranno rubricate in mera cronaca, nondimeno, pensavamo, il sano istinto di sopravvivenza dettato dall’esperienza di tutti questi recenti sismi in serie, suggerisse condotte più prudenti (e questo a prescindere dal cosiddetto processo alla scienza al quale infine si è giunti all’Aquila con la Grandi Rischi); condotte alimentate dalla consapevolezza – che nell’animo degli studiosi dovrebbe allignare in robuste dosi – del rischio della riduzione della complessità dei temi, e persino della loro subornazione, che si corre sotto la lente deformante della informazione (complessivamente intesa, quindi anche con quella aperta dei social e di nuovo spurio conio blackmail) e della post-verità cospiratoria o semplicemente stupida.

Con mia grande sorpresa invece, si osserva che nei lanci – e poi nei siti, e quindi nei giornali – un gran numero di rappresentanti del mondo scientifico si è immediatamente catapultato a valutare quella serie (ma è una serie, tecnicamente?) di scosse che ieri mattina ci ha terrorizzato. Immediatamente si è avuta la prospettazione della diagnosi del “contagio” tra faglie e, soprattutto, molte considerazioni su quel che potrebbe accadere nel prossimo futuro, in particolare nei dintorni della terza diga artificiale di Europa.

A prescindere dalla esattezza di tali considerazioni e previsioni, dal peso specifico scientifico di chi le ha esternate, dall’autorevolezza delle fonti dalle quali esse promanano e discendono, credo che di queste cose dovrebbero parlare meno – soprattutto poi in difetto di risultanze esaustive di campo – anche gli esponenti degli enti preposti all’osservazione e allo studio / che ne avrebbero e hanno titolo / ovvero solo una struttura che a collo di bottiglia valuti tutte le informazioni e decida – anche per quelle esatte paradossalmente! e per quelle in ipotesi verosimili e fondate – quali dare in pasto all’opinione pubblica e quali invece tesaurizzare…. Sarei anche anarchico ma in certe cose ritengo ci vorrebbe più coordinamento: compito dei benemeriti enti di ricerca che si occupano della Terra e della materia non è quello di andare sulle agenzie dopo cinque minuti ma di informare – questo sì – attraverso i canali istituzionali, con grano di sale… e contribuire alla produzione scientifica… non alla corsa al narcisismo, e alla disconnessione della struttura gerarchica (brutta parola forse: ma chi sta in una squadra deve rispettare le regole, altrimenti fa il cane sciolto) che occorre per affrontare la modernità e la stupidità senza esserne fagocitati… cosicché quasi un faro è apparso Bertolaso, il 19 gennaio, ad una radio, almeno per questo passaggio:

[…] E’ una situazione drammatica e anomala, difficile da valutare in questa fase. Nella storia del nostro Paese delle sequenze sismiche così forti, così continue, in una zona geografica abbastanza limitata, sono un fatto che non si era mai rivelato. E’ un fenomeno da studiare con grande attenzione per cercare di capire cosa potrebbe accadere in futuro […]

ilmartellodelfucino@gmail.com

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