17 giugno 1982 – Roma: Mossad israeliano uccide due palestinesi

Angelo Venti
Angelo Venti
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Quando la mattina del 17 giugno si diffonde la notizia della doppia azione terroristica, il pensiero è per tutti uno solo: è la risposta del Mossad alla grande manifestazione unitaria contro l’invasione israeliana del Libano, tenutasi a Roma il pomeriggio precedente.

Il 16 giugno 1982, Roma viene invasa da decine di migliaia di manifestanti che chiedono la fine delle operazioni militari in Libano. Il 6 giugno, infatti, – dichiarata dal primo ministro Begin e dal ministro della guerra Sharon – gli israeliani avevano avviato la “Operazione Pace in Galilea”, che a settembre culminerà nei massacri nei campi profughi di Sabra e Chatila.

Nazih Matar

Il primo agguato si verifica la notte del 17 giugno, alle ore 1.10, in via Tranvaglia a Montesacro. A cadere sotto i colpi dei killer è Nazih Matar, poco più che ventenne, giornalista corrispondente del quotidiano “Al Amba” del Kuwait.

Nazih Matar

Nazih stava rientrando a casa con il fratello maggiore Naim quando da un’auto in attesa viene bersagliato da colpi di arma da fuoco.

Il giovane cade ferito al ginocchio, uno dei killer si avvicina e gli spara alla tempia il colpo di grazia. Muore tra le braccia del fratello.

Entrambi i fratelli sono palestinesi nati a Tira (in Israele), di passaporto libanese, studenti di medicina in Italia e aderenti all’Olp e al Gups, Unione generale degli studenti palestinesi.

Kamal Yousef Hussein

Il secondo attentato avviene 8 ore dopo, in via Menghini nel quartiere Appio. Ad essere ucciso, dilaniato da una bomba, è Kamal Yousef Hussein, 33 anni, vice responsabile dell’ufficio dell’Olp in Italia.

Kamal Yousef Hussein

Quella notte Kamal Hussein, che come numero 2 della sede dell’Olp in Italia si occupa della sicurezza, si reca sul luogo del primo attentato per parlare con gli investigatori e fornire qualche indicazione sui possibili killer: rientra a casa verso le 4 del mattino.

Quando alle 9 di mattina esce di casa, ritira la sua Ritmo dal garage: mentre sale lungo la rampa dell’autorimessa, l’auto salta in aria e si incendia. A provocare l’esplosione un ordigno confezionato con 200 grammi di tritolo più pallettoni d’acciaio, posto sotto il sedile di guida: a innescarlo un sofisticato detonatore elettrico con interruttore al mercurio, attivato con l’inclinazione della rampa del garage. Il dirigente dell’Olp muore sul colpo mentre le lamiere e i pezzi del motore, scagliati a distanza dal violentissimo scoppio, feriscono una passante 36enne. Diranno gli inquirenti: «Poteva essere una strage. Fortunatamente, in quel momento i passanti erano pochi».

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