10. LA RIFORMA AGRARIA NEL FUCINO – assegnazione delle terre

Antonino Petrucci
Antonino Petrucci
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Nel secondo dopoguerra, a seguito delle lotte contadine caratterizzate dagli scioperi alla rovescia, la Riforma Agraria del 1950 portò alla formazione, il 28 febbraio 1951, dell’Ente per la Colonizzazione della Maremma Tosco-Laziale e del territorio del Fucino, più tardi chiamato Ente Fucino e quindi Agenzia Regionale per i Servizi di Sviluppo Agricolo (ARSSA).

Prima della Riforma 11.248 affittuari si divisero le terre e le subaffittarono. Nel 1930 la piana accoglieva 8.507 fondi particellari, utilizzando solo il 27,10% del terreno, molti dei quali (77,48%) vasti meno di 3 ettari. Le particelle oltre i 10 ettari (fino oltre i 50 ha) coprivano meno del 2% della piana. Nel 1947 le micro particelle (95% del totale) coprivano il 17,5% del terreno, mentre l’insieme dei più grandi affittuari (0,15%) ne occupavano il 68%.

Dopo la Riforma c’erano da assegnare i 14.006 ettari espropriati al Principe Torlonia, divisi in 497 appezzamenti di 25 ettari (500 coppe)  ciascuno. L’operazione di assegnazione fu condotta con cautela, poiché l’Ente dovette portare i 15.800 affittuari a 9.918. I circa 29.000 fondi particellari originari furono aggregati in 10.000 unità.

Presso il cinema Impero ad Avezzano, furono organizzati incontri esplicativi assembleari con le autorità, circa le modalità di assegnazione delle terre; l’assegnazione con tanto di cerimonia avveniva nel Palazzo Torlonia sede dell’Ente Fucino.

Gli esiti furono un miglioramento della produzione: in dieci anni (dal 1948 al 1958) il grano passò da 26 q/ha a 36 q/ha, le patate da 140 q/ha a 230 q/ha e la barbabietola da 260 q/ha a 380 q/ha.

Tra gli effetti positivi immediati, la semplificazione catastale, portò ad un accorpamento della “piccola proprietà contadina”, prima della Riforma c’erano affittuari che avevano più “pezzi di terreno” in tre, quattro addirittura cinque particelle in più comuni.

Purtroppo numerosi braccianti rimasero esclusi dall’assegnazione delle terre; 115 famiglie fucensi emigrarono nella Maremma Toscana in forza della Legge di Riforma che aveva accorpato i due territori, altri presero la via dell’espatrio, ne parleremo più avanti nei prossimi capitoli.

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Laureatosi in architettura presso l’Università La Sapienza di Roma, ha esercitato la professione di architetto per circa trent’anni, oggi insegna alla Scuola Secondaria di Primo Grado presso l’Istituto Comprensivo GIOVANNI XXIII-VIVENZA di Avezzano. Appassionato di storia recente e di politica, è autore di uno studio sulla Riforma Agraria del Fucino, che si articola in 167 tra capitoli e sottocapitoli, pubblicata sui gruppi Facebook “Ortucchio in parole e immagini” e “Luco, ieri e oggi”.