SOLDI NEL CESSO 3 – Bertolaso, Gabrielli, gli “atti giudiziari”, le “carte” e il “malaffare”

Redazione
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Parafrasando il vecchio detto popolare, la questione Protezione civile e bagni chimici più la giri è più puzza. Nel marzo scorso fecero scalpore la notizia di Bertolaso iscritto sul registro degli indagati dalla Procura di Roma per abuso d’ufficio per l’appalto bagni chimici e quella di un secondo troncone in cui i magistrati aquilani indagano per truffa nella gestione di tale servizio nelle tendopoli.

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Non è la prima volta che il nuovo Capo del Dipartimento di Protezione civile, Franco Gabrielli, difende il suo predecessore Bertolaso. Solo che questa volta, Gabrielli, finisce per rimettere l’affaire bagni chimici al centro dell’attenzione. “Sul discorso delle gare a me risulta che la proroga del contratto portò un beneficio economico alla protezione civile – ha dichiarato Gabrielli – Quei bagni furono collocati applicando un contratto vecchio che se al contrario fosse stato fatto di nuovo ci sarebbe stato un ricarico in termini di spesa. Saranno gli atti giudiziari a parlare. Le carte che ho in mano – chiosa Gabrielli – non mi fanno pensare al malaffare“.
Il riferimento di Gabrielli, contenuto in un’intervista rilasciata alla stampa locale il 6 aprile 2012, a margine di una delle varie cerimonie di commemorazione del terzo anniversario del terremoto, ha un qualche fondamento di verità. Ma proprio le carte a cui si riferisce Gabrielli finiscono a far aumentare le domande sul contratto milionario Sebach-Protezione civile. Vediamo perché.
Il servizio di bagni chimici nelle tendopoli, svolto dalla ditta Sebach, scaduto già nel maggio 2008, fu prorogato innumerevoli volte con lievitazione dell’importo degli ordinativi sino a quasi 34 milioni di euro. Un servizio, come abbiamo già sostenuto in precedenza in numerosi articoli, decisamente eccessivo: ogni sfollato ospitato nelle tendopoli poteva produrre fino a 100 litri di deiezioni solide e liquide. Al giorno, ovviamente.
Proprio nei mesi dell’emergenza aquilana era in atto una nuova gara d’appalto – avviata nel luglio 2008 previa pubblicazione sulla gazzetta europea – cui avevano preso parte solo due aziende.
L’iter della gara del 2008, per diverse ragioni, è stato molto accidentato. La gara era del tipo a “procedura ristretta“. Procedura che prevede due tempi: a una prima fase di selezione dei soggetti che chiedono di partecipare, segue poi la gara vera e propria in cui le ditte selezionate presentano l’offerta economica.
Innanzitutto, c’è da rimarcare che il bando di gara non prevedeva alcun prezzo a base d’asta. Solo dopo che è stata esclusa una delle due uniche società partecipanti, nell’ottobre del 2008 il Dipartimento, invita l’unica ditta rimasta in gara – Sebach s.r.l. – a formulare la propria offerta. Ma nell’occasione si verifica una stranezza: il Dipartimento fissa un prezzo a base d’asta che risulta pressoché doppio rispetto ai prezzi del contratto del 2005.
Ciò avviene senza alcuna apparente ragione e senza che la ditta concorrente (che già gestiva quel servizio) avanzi nessuna osservazione di scarsa convenienza o richieste di adeguamento prezzi. Nella gara il Dipartimento fissa un prezzo unitario omnicomprensivo (locazione, trasporto per consegna e ritiro, pulizia, manutenzione, spurgo, smaltimento liquami etc.) pari ad € 40, contro € 19,50 del contratto del 2005, ed un prezzo per ciascun intervento supplementare di pulizia (includente anche lo spurgo e smaltimento dei liquami) pari ad € 30, contro € 15,50 del contratto del 2005.
E’ facile immaginare che la gara, con la sola Sebach invitata, è stata vinta proprio dalla Sebach. Che molto sportivamente offre un prezzo ribassato del 18 per cento circa, ma che comunque è maggiorato di circa l’80 per cento rispetto a quello del 2005.
Tradotto in soldoni, se nel terremoto di L’Aquila si fossero applicati i prezzi del nuovo contratto, il Dipartimento avrebbe dovuto spendere circa 60 milioni di euro, anzicchè 34.
Ha quindi ragione Gabrielli a parlare di risparmio. Ma proprio dalla lettura delle carte relative a quella gara d’appalto, citate da Gabrielli, le domande da porsi dovrebbero essere ben altre. Soprattutto quelle “carte” dovrebbero consigliare maggiore prudenza, con “atti giudiziari” in corso proprio perché i magistrati indagano sul possibile “malaffare“.
La gara del 2008, poi, è singolare anche per altri aspetti. Nonostante l’Autorità di vigilanza dei contratti pubblici, con il parere n. 80 del 30 luglio 2009 riteneva che andava esclusa pure Sebach s.r.l., il Dipartimento decideva invece di andare comunque avanti con l’aggiudicazione in suo favore.

Ad ogni modo, il 2009, così come è stato colmo di popolarità e di riconoscimenti per l’allora Capo Dipartimento, Dr. Bertolaso, ha portato anche buoni frutti alla Sebach. Per l’azienda fiorentina il 2009 è stato, grazie al mega appalto per il terremoto, un anno di vero exploit di fatturato: circa 60 milioni di euro.
Nell’anno successivo, il 2010, mentre si chiudeva l’era Bertolaso, il pacchetto di maggioranza del gruppo Sebach (Daimont, per l’esattezza) veniva acquisito dal gruppo genovese Yarpa Spa e dalla francese LBO Finance Gestion, per un prezzo che, a seconda delle fonti, sarebbe di 65 milioni di euro o di 100 milioni di euro. In ogni caso, un buon affare, grazie anche al terremoto.

Angelo Venti

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