« Michele chi? »: La resistibile ascesa di un oscuro burocrate

Redazione
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«Michele chi?»

La resistibile ascesa di un oscuro burocrate

«… questi tentativi di larghe intese sono andati avanti per decenni, fino a pochi anni fa, quando il cammino s’è compiuto e Democrazia Cristiana e Partito Comunista sono confluiti in un’unica formazione. Ne è nato un partito, il PD, totalmente scollegato dalla parte più avanzata del Paese…»

(Valentino Parlato, La rivoluzione non russa. Quarant’anni di storia del manifesto)

«… il pericolo più grande che minaccia il movimento operaio, ed un po’ anche il movimento anarchico, è la tendenza dei leaders a considerare la propaganda e l’organizzazione come un mestiere…»

(Errico Malatesta a Luigi Bertoni, 3 giugno 1913)

Nelle terribili contingenze economiche e di spirito pubblico nelle quali stiamo vivendo e versiamo, in specie nell’Abruzzo Ulteriore Secondo, occuparsi della candidatura alle primarie del PD di Michele Fina (1978-vivente) da Luco dei Marsi rappresenta indubbiamente un segno (della irrimediabile decadenza) dei tempi, e denota, per la manifesta inutilità di diffondersi su un simile volgare argomento, una acribia verso quel partito che non è corretto sottacere a chi si accinga a scorrere le righe che seguono. Pur rifuggendo con orrore dall’interpretare – seppur con la modestia dei mezzi dei quali disponiamo – il ruolo dei gruppettari o di coloro che da sinistra contestano, con esiti di norma molto infelici (dagli anni Sessanta) il maggior partito della sinistra italiana, crediamo sia venuto il momento di dire due parole, e pazienza se verranno ascritte a quei fenomeni di pura contestazione sopra descritti o, ancor più, rubricati nella cosiddetta antipolitica.

 In primis, ci sarebbe da discutere molto sulla natura del partito PD. Tuttavia, troviamo che in tale contesto la questione sarebbe oziosa, nel senso che il consenso ottenuto va sempre rispettato, ed è inutile citare berciare evocare chi ritiene che tale partito non incarni i veri valori della sinistra o i propri rispettivi desideri (sarebbe ben ridicolo contestare, da soli, un’associazione con un tale seguito): pure, qualcosa non va, e gli ultimi anni di vicende nel e sul territorio sono lì a dimostrare che tanti valori declamati in pubblico perdono, nelle assemblee degli enti sovraccomunali, nelle stanze del potere straccione e del sottopotere da sottoscala, molto del loro vigore. Parere personale, certo. Come personale è l’avviso – dopo il losco e loffio comportamento del PD in quanto tale in vicende quali la discarica di Valle dei fiori o l’azzeramento della sanità pubblica marsicana – di non poter onestamente votare un simile movimento, né ora né mai. Nemmeno sotto tortura.

Nello specifico, ci si dirà che dovremmo far pace con il cervello, ché quando i candidati vengono calati dall’alto (l’Abruzzo è molto ricettivo alle candidature “estere”, basti pensare ai De Angelis e agli Adornato, per tacere del mitico noto gaspariano Nieddu: ed anche stavolta ve ne saranno diverse, di candidature romane, anche in modo da forzare i locali, collocati in posizione incerta, a farla effettivamente, la campagna elettorale) protestiamo e, quando si decide di procedere con delle democratiche primarie, pure la cosa non ci sta bene.

Ma più che espressione del malanimo verso il PD, il nostro modesto dissenso nasce dal fatto che per come impostate dette primarie non potranno sortire grandi e duraturi effetti. Rubiamo e facciamo nostre le recenti considerazioni del deputato chietino uscente del PD Lanfranco Tenaglia: «… indette dal P.D. nel lodevole tentativo di attenuare le storture del “Porcellum” […] esse rappresentano una grande prova democratica, valuteranno gli elettori, una volta conosciuti i risultati e la composizione del futuro gruppo parlamentare in sede nazionale e regionale, se vana o meno, sotto il profilo del rinnovamento, della competenza, della credibilità e dell’autorevolezza dei prescelti […] Mi preme invece evidenziare che il metodo (preferenza doppia in un collegio provinciale), il periodo di voto (29 dicembre) e il ristretto corpo elettorale (iscritti e i soli votanti alle primarie di Bersani) scelti pressuppongano che il candidato abbia un consenso territoriale molto concentrato e una rilevanza locale, il sostegno della corrente di maggioranza o perlomeno organizzata del partito e l’esclusione di intere categorie professionali, economiche e sociali dall’espressione di voto …» (Il Centro, 23 dicembre 2012, p. 14) peraltro mirabilmente sintetizzate da Marco Alessandrini, a Pescara, con un lapidario «le primarie escludono chi non fa parte dell’apparato». Si dirà (per loro): è la vecchia storia della volpe e l’uva… ma guardando le liste si prova un certo imbarazzo….

Inoltre, non è nostro costume disdegnare o condannare chi faccia della politica l’oggetto principale della propria vita, se non proprio una professione. Unico discrimine è l’attività messa in campo, la bontà degli atti compiuti.

Come egli stesso sintetizza nel profilo biografico calato nel sito www.michelefina.it realizzato per la battaglia delle primarie per il Parlamento (dominio però registrato non da Michele Fina ma del giornalista Pietro Guida, un berlusconiano a tutto tondo; niente di male, per carità, ma scelta decisamente bizzarra, quella di Fina, visto che lo stesso segretario del circolo Pd di Luco ha più volte definito P. Guida come l’artefice di una campagna stampa volta a criminalizzare l’intero paese e la vecchia amministrazione di sinistra), Michele Fina è stato l’ultimo coordinatore marsicano/aquilano dei DS ed il primo del PD nella nostra disgraziata provincia.

Prendiamo sempre dal sito del dottor Fina:

«… Non mi sono mai candidato. Solo alle elezioni per i rappresentanti d’Istituto al mitico Liceo Scientifico V. Pollione di Avezzano; un’esperienza così intensa da segnare in me, in modo indelebile, la passione politica. Da allora e fino ad oggi, molte volte sono stato eletto a ricoprire ruoli di guida nel partito, sempre in modo gratuito e volontario. Ho vinto e ho perso molte battaglie, anche elettorali. La più dura e la più formativa è stata la campagna elettorale del 2004 per il rinnovo del Consiglio Provinciale: io avevo 25 anni, ero il coordinatore della coalizione del centrosinistra e vincemmo le elezioni, per la prima volta nella storia della Provincia dell’Aquila, con Stefania Pezzopane che per questo mi chiese, insieme ai Consiglieri eletti della Marsica, di accettare l’incarico di Assessore provinciale all’Ambiente, Rifiuti, Energia, Protezione Civile, Genii Civili, Polizia Provinciale, Caccia e Pesca …».

E’ in questa veste di assessore che lo ricordiamo, nel settembre 2007, accorrere nel suo paese di origine, Luco dei Marsi, per disinnescare la questione della famosa ‘torcia al plasma‘ di Micron. Assistendo al suo comizio, dinanzi ad una folla bellicosa, il Nostro, in pratica, scaricò senza se e senza ma l’amministrazione comunale a larga maggioranza PD appena eletta, assumendo, in pratica, di non sapere, di non aver saputo. Una prova di vaghezza da lasciare stupefatti. Ma anche qui: se è andata bene a coloro che venivano scaricati (alcuni dei quali, seppur cacciati dal municipio a furor di popolo, ancora lo sostengono), che titolo avevamo noi per dolerci di cotanta incredibile pavidità? E’ la politica… dicono i cinici….

Certo, con questi atteggiamenti, il coordinatore provinciale del PD, sempre pronto a parlare democraticamente ma molto meno ad agire coerentemente al declamato, ha perso molti elettori, tra i quali quelli delle roccaforti fucensi di Luco dei Marsi e di Pescina (paesi nei quali nacquero le prime leghe contadine oltre cento anni fa, e rimasti da allora ‘rossi’) senza che noi si sia udita la minima autocritica, in specie sulla spendita del nome del partito da parte di soggetti – regolamenti iscritti a quel partito – che hanno letteralmente devastato società e consorzi sovraccomunali, portandoli sul baratro del tracollo. Assumere di essere contro determinati soggetti nel partito (Tedeschi dott. Gianfranco: anch’egli, come Fina, ha conseguito recentemente la laurea, segno che la politica lascia anche il tempo per studiare), o che la colpa sia del centrodestra, sono scusanti ridicole. In questo, il recente deflagrare dello scandalo Lusi – senatore con il quale il Fina ha incrociato le armi per il controllo del partito, sino ad essere ‘promosso’ in Roma, prima della scoperta della gestione che si pretende illecita dei fondi della Margherita – ha portato il Fina a farsi bello:

«Abbiamo denunciato per anni i suoi metodi, le sue spese faraoniche, le auto blu, i gazebo, i pranzi. Ma dal partito ci rispondevano di non toccarlo, perché era uomo di Rutelli. Ora mi cadono le braccia quando sento i dirigenti dire che erano all’ignaro di tutto». La denuncia di Michele Fina, già segretario del Pd all’Aquila

strilla L’Espresso il 3 febbraio 2012 ma ad analizzare bene, quelle denunce non sono mai uscite dal cerchio della “ditta”, dal partito. Ancora da L’Espresso:

[…] L’interesse di Luigi Lusi per l’Abruzzo risale al 2007, anno di fondazione del Pd. Lo sbarco del senatore è di quelli che nella Marsica ancora ricordano. Appena arrivato, rivendicò di essere originario del posto, poi ottenne, contro ogni regolamento e grazie alle pressioni del gruppo dirigente nazionale, di dar vita ad una propria lista per l’Assemblea Nazionale. Qui ancora si parla, stupiti, dell’organizzazione faraonica che contraddistinse la lista di Lusi: cene in ristoranti di lusso, convention con Francesco Rutelli, iniziative dispendiose, auto blu, segretarie, assunzioni .«Una forza economica che da queste parti non si vede neanche per le elezioni nazionali», raccontano i piddini locali […]

Fina, ma queste cose lei le ha viste?

«Viste e fatte notare a chi aveva responsabilità politiche ed organizzative di livello superiore. Noi ci siamo battuti contro Lusi sul territorio per anni. E’ stato un confronto-scontro spesso leale, qualche volta sleale, che abbiamo sempre condotto in assoluta solitudine. Coloro che potevano vigilare ed approfondire hanno avuto un atteggiamento pilatesco ed oggi dovrebbero usare parole un po’ meno veementi e se possibile anche un pizzico di autocritica».

Perché, da Roma cosa le rispondevano?

«Abbiamo denunciato diverse anomalie, a partire dal tesseramento gonfiato, ottenendo il commissariamento ma non una verifica approfondita. A quel punto, per il bene della ‘ditta’, decidemmo di porre fine a una querelle che aveva stremato tutti, continuando comunque a tenere botta nei mesi a seguire. Tuttavia per Roma eravamo solo una provincia inguaribilmente rissosa e Lusi era un potente da non infastidire troppo» […].

Per il bene della ditta… ma ai cittadini cosa frega della tua ditta, Michele Fina? Facile maramaldeggiare oggi, con Lusi… ma con quale faccia puoi lamentarti, quando i (presunti) ladri erano nella TUA associazione, non a casa nostra?

Il nostro Michele Fina si è trovato a vivere il terremoto del 6 aprile 2009 nella duplice veste di assessore provinciale Ambiente e Protezione civile e coordinatore provinciale del PD. Nell’occasione, oltre a non vederlo mai (ma questo potrebbe essere un problema nostro, di aver girato poco), abbiamo assistito alla più feroce campagna propagandistica su un’emergenza mai dipanata in Italia da un governo, quello Berlusconi, senza che l’opposizione ed il PD intervenissero una sola volta a far cessare lo scandalo. Il premier si è recato per una quarantina di volte a L’Aquila, organizzando – oltre che i soccorsi – delle manifestazioni di dubbio gusto (si pensi al costosissimo palco-scenografia di Onna, il 25 aprile 2009) senza che non un parola si udisse dal nostro simpatico Fina e dal PD (all’epoca parlavano solo i cani sciolti, quali il direttore di Site.it, che in quanto iscritto [all’epoca] al PD e giornalista sul campo nonché paesano mai ebbe a sentire il Fina in zona). E non poteva essere altrimenti, trovandosi costui, Fina, alla Dicomac a gestire non si sa bene cosa per conto di una giunta provinciale abusivamente prorogata. Quando, con sgomento, leggiamo del progetto eversivo della Protezione civile S.p.A. (le deleghe provinciali del Fina riguardavano anche questo settore) ed, insieme, le prime notizie sui molteplici scandali della ricostruzione, il nostro prorompe con una lettera pazzesca al prefetto Gabrielli (alla quale al nostro paese si replica semplicemente con espressioni del tipo: “Cala da questa pianta!”, per poi invitare l’autore a misurare la febbre).

Tale lettera merita di essere letta per intero, qui ci limitiamo a indicare il link, a ricordare che fu scritta da Fina appena la Procura di Firenze annunciò che Bertolaso figurava tra gli indagati nell’inchiesta sulla “Cricca”  e, infine, a riportare questo illuminante passaggio:

« […] Sono convinto che Guido Bertolaso dimostrerà la sua estraneità ai fatti che gli sono contestati in riferimento alla vicenda G8. Sono certo che la ricostruzione della gestione dell’emergenza all’Aquila da te richiamata in una recente lunga intervista sia assolutamente vera e puntuale. Lo sono perché dal sei Aprile ho lavorato notte e giorno al fianco di Bertolaso, tuo e degli altri rappresentanti istituzionali nel Comitato Operativo. Ho conosciuto lì persone oneste e serie, servitori dello Stato capaci, uomini e donne pieni di umanità e spirito di abnegazione. In quei lunghi mesi non mi ha mai sfiorato il sospetto che qualcosa fosse poco limpida. Questo non sarà importante per l’autorità giudiziaria (che continuerà ad indagare) o per la pubblica opinione ma è importante per me. […]
Con profonda stima ed amicizia, Michele Fina »

 Cosa dire d’altro?

Nel tempo, specie per la discarica di Valle dei fiori, avemmo modo di comprendere il ruolo del Fina e di disistimarlo del tutto, lui e la pletora di sfigatissimi sinistri (in tutti i sensi) giovanili (dinanzi ai quali le giovani leve di Piccone & Co. assurgono al rango di giganti del pensiero). Una volta (novembre 2009) gli chiedemmo, provocatoriamente, sul Martello, quale mestiere facesse, e ci rispose come una vecchia zitella:

« Se le può essere utile potrei risolvere subito il Suo poco  egizio enigma: sono ricco di famiglia ergo vivo di rendita; per il resto, morettianamente “faccio cose e vedo gente”. Se posso aggiungere una caratteristica del mio curriculum che forse Le interessa poco ma alla quale io tengo particolarmente, è quella di essere profondamente, limpidamente, irremovibilmente onesto. Onesto in tutti i sensi, anche intellettualmente; non so se più di Lei ma di certo meno di nessuno.

Quando e se vorrà fare un’indagine sulla mia vita, sul mio “lavoro” (se non le dispiace) politico ed amministrativo, Le mostrerò dove vivo, quello che faccio nelle mie giornate, i miei conti correnti, le cose in
mio possesso e qualunque altro aspetto vorrà verificare.
Come sempre, con cordialità,
Michele Fina
»

 pur di non ammettere di essere un funzionario di partito… Ma non c’è nulla di male ad essere un funzionario di partito, ed espressioni come quelle che ancora adesso, sul sito delle primarie, tiene a ribadire

«Nel Partito Democratico Nazionale sono responsabile, a titolo gratuito e volontario, di Politiche per il Paesaggio nel Dipartimento Cultura. Professionalmente sono iscritto come Artigiano alla Camera di Commercio di Sulmona perché sto sviluppando “Authentic Stories Project” da una mia idea di riscoperta e di sviluppo dell’artigianato artistico locale»

testimoniano il retropensiero dello stesso Fina – funzionario di partito – per chi fa il funzionario di partito! (non si comprende bene poi cosa sia la Camera di commercio di Sulmona ma lasciamo perdere….).

Ora, e per chiudere, alcuni specialisti di PD e politica locale ritengono che la candidatura di Fina alle primarie sia destinata a garantire l’elezione di due candidati del Pd aquilano a scapito della Marsica,  che rimarrebbe così priva di rappresentanza parlamentare.

Certo l’ascolto delle interviste video rilasciate da Lolli, Pezzopane e Michele Fina (e che trovate a questo link) alimentano questo sospetto: una utile candidatura, insomma, per rompere le uova nel paniere di Giovanni D’Amico (già sindaco di Morino, ex segretario della federazione marsicana, due consiliature regionali, la prima delle quali nella giunta Del Turco come assessore al bilancio) in favore del duo aquilano (uomo-donna) Lolli e Pezzopane.

Qualcuno più malevolo già parla di do ut des (leciti) ma francamente l’argomento è di così basso livello che non possiamo che chiudere. Se l’Abruzzo montano è ridotto così, è anche colpa dei tanti Michele Fina. E nostra, che non abbiamo saputo fermarli. Buone primarie a tutti.

Franco Massimo Botticchio

Il Martello del Fucino (giornale di Fontamara)

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