Treno veloce: Avezzano-Roma 50 minuti

Redazione
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La “Cura del ferro”. Come sarebbe la vita nella Marsica se il treno Avezzano-Roma impiegasse meno di cinquanta minuti?
Può sembrare solo una domanda provocatoria, ma non lo è. Anzi, è uno scenario che apre le porte a uno sviluppo possibile.
Chi è salito almeno una volta su uno di quei treni oppure è rimasto imbottigliato all’uscita dell’autostrada, pensa subito agli effetti sulla vita di migliaia di pendolari che, ogni giorno, si riversano nella capitale in treno, autobus o con l’auto privata.
è vero. Per questa umanità sofferente si ridurrebbero drasticamente i sacrifici, i costi e il tempo speso su questo tragitto.

Pensate se si realizzasse anche un capiente parcheggio auto a Guidonia: chi arriva con l’A24 potrebbe trasbordare ed entrare a Roma in metrò, velocemente e senza code.
Molti piú marsicani, ogni giorno, potrebbero cosí raggiungere la città per lavorare, studiare, usufruire dei servizi o divertirsi.
Ma adesso ribaltiamo il punto di vista.
Proviamo a immaginare i cambiamenti che un treno veloce produce a chi sta dall’altra parte, a chi a Roma oggi vive. Quanti studenti romani, ad esempio, preferirebbero frequentare un’università abruzzese perché piú qualificata o meno affollata?
Ora, facciamo un altro piccolo sforzo.
Poniamoci la stessa domanda che si pongono sul Campidoglio: di quanto si alleggerisce la pressione demografica e il traffico della Capitale se si avvia la penetrazione ad est, verso l’Abruzzo?
Considerando che Roma è la metropoli d’Italia piú popolata da abruzzesi, poniamoci ora un’altra serie di domande.
Quanti di questi romani preferirebbero tornare ad abitare nei paesi di origine?
Quanti hanno anche una casa di proprietà, magari da ristrutturare, in uno qualsiasi dei paesi lungo la ferrovia?
Bene. Adesso torniamo a guardare il fenomeno dal punto di vista marsicano.
Lo scenario che si profila è quello di un’inversione di tendenza, un’ondata migratoria dalla capitale verso la Marsica che potrebbe attivarsi con un treno veloce Roma-Pescara e la riduzione dei tempi di percorrenza entro limiti accettabili.
Storicamente, il collegamento con Roma ha avuto un ruolo centrale nello sviluppo abruzzese.
Fu la ferrovia che nel xix secolo ruppe l’isolamento e permise il rapido afflusso dei prodotti del Fucino nei ricchi mercati romani. Un secolo dopo fu l’apertura della A24 a determinare un nuovo salto di qualità.
Oggi, è proprio l’intasamento di questi collegamenti a limitare lo sviluppo della nostra regione, un freno che può essere rimosso con interventi relativamente semplici.
Un treno veloce, oltre a risolvere i problemi demografici della capitale, darebbe un nuovo poderoso slancio all’economia marsicana e dell’Abruzzo interno.
Aumenterebbero le relazioni tra i poli universitari ed ospedalieri, le interazioni tra i sistemi aeroportuali e portuali delle due regioni, gli scambi tra le industrie e i centri di ricerca, i flussi turistici tra le due aree, la circolazione di uomini e merci. Si aprirebbe, infine, un corridoio veloce e diretto tra Roma e i mercati dei Balcani.
Ma come si intuisce facilmente, l’effetto piú dirompente è l’emigrazione di ritorno che potrebbe portare, in pochi anni, al raddoppio della popolazione marsicana.
Un fenomeno che rafforzerebbe le politiche dei Parchi, del recupero dei centri storici e dei paesi abbandonati, del ripopolamento della montagna, dell’agriturismo, dell’agricoltura biologica ecc.
Il treno veloce è un’opportunità da non perdere. L’occasione che cambia il quadro e rende possibile questo obiettivo, è la legge su Roma Capitale.
Roma non ha piú spazio e si guarda intorno per cercare nuovi soggetti con cui dialogare: per espandersi deve puntare necessariamente ad est, verso l’Abruzzo.
Quello del Campidoglio è un disegno strategico che però non ha trovato interlocutori nei due attori principali, le regioni Lazio e Abruzzo. I comuni di Roma e Pescara, insieme ai sindacati dei trasporti e ai pendolari, da soli non bastano piú.
Sono i cittadini e i Comuni marsicani che ora devono fare sentire la loro voce e fare la loro parte. L’alternativa è tra lo sviluppo e l’isolamento, ma bisogna fare in fretta.

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