“Terrorismo” dietro gli incendi. In campo servizi segreti e Dia?

Angelo Venti
Angelo Venti
3 Minuti di lettura

Per gli incendi del Morrone si parla ormai apertamente di “attentato terroristico”. A dichiararlo, come riferisce il Tg3 Abruzzo, è Annamaria Casini, sindaco di Sulmona. E le sue dichiarazioni si aggiungono a quelle di altri rappresentanti istituzionali che, nei giorni scorsi, hanno parlato apertamente di “piano criminale” e “disegno unico criminoso”.

Lo stesso Procuratore di Sulmona Giuseppe Bellelli – che ha unificato le tante inchieste aperte per ognuno degli incendi scoppiati in territorio peligno affidando le indagini ai Carabinieri-forestali – aveva dichiarato a Il Centro che «Siamo di fronte a una serie di incendi tutti dolosi. Una cosa è certa: c’è un unico disegno criminale ». Sarebbero decine gli inneschi rinvenuti dagli uomini impegnati nello spegnimento dei roghi nella valle peligna.

Dunque incendi dolosi, unico disegno criminale e infine attentato terroristico.

Ma incendi simili sono scoppiati anche in altri territori. le cronache riferiscono d’inneschi utilizzati anche per gli altri numerosi roghi divampati negli stessi giorni fuori dal sulmontino: Tagliacozzo, Cappadocia, Luco dei Marsi e altri comuni reatini e della valle del Salto, fino a Cittaducale, Accumoli, Amatrice

Anche omettendo dall’elenco tutti i roghi simili scoppiati nel resto d’Italia, quella di cui si tratta è una zona molto più vasta di quella peligna e che ha ai suoi estremi punti di alto valore storico ambientale – il Morrone e la pineta di Monte Giano, nata nel 1939 a forma di ‘Dux’ in omaggio a Benito Mussolini – e di alto valore simbolico, i comuni colpiti dal terremoto di un anno fa.

Da quanto emerso finora è evidente che dietro la catena di roghi che nelle ultime settimane hanno interessato questo vasto territorio c’è uno o più incendiari. Mani che sanno dove colpire, che conoscono i sentieri e i territori più inaccessibili con i mezzi terrestri, che sanno quali sono le piante che bruciano prima e quelle che bruciano dopo. Incendiari che hanno messo a dura prova chi era impegnato nelle operazioni di spegnimento, dimostrando così di conoscere bene anche le modalità di intervento antincendio. Incendiari esperti coordinati e da una unica regia ma il cui movente, almeno ufficialmente, resta ancora ignoto.

Ma se di “Attentato terroristico” e di “disegno criminale unico” si tratta, una domanda è scontata: chi è che coordina le indagini?

I territori interessati da questi roghi sono di competenza di più procure della Repubblica: Sulmona, Avezzano, L’Aquila, Rieti. E le procure ordinarie, si sa, non possono coordinare le indagini tra loro.

Se – come tutto lascia ritenere – ci troviamo di fronte a un disegno eversivo, l’unica forma di coordinamento delle indagini resta l’intervento della Direzione investigativa antimafia, che ha competenze anche in tema di terrorismo. Oppure dei Servizi d’intelligence.

 

Contents
Per gli incendi del Morrone si parla ormai apertamente di “attentato terroristico”. A dichiararlo, come riferisce il Tg3 Abruzzo, è Annamaria Casini, sindaco di Sulmona. E le sue dichiarazioni si aggiungono a quelle di altri rappresentanti istituzionali che, nei giorni scorsi, hanno parlato apertamente di “piano criminale” e “disegno unico criminoso”.Lo stesso Procuratore di Sulmona Giuseppe Bellelli – che ha unificato le tante inchieste aperte per ognuno degli incendi scoppiati in territorio peligno affidando le indagini ai Carabinieri-forestali – aveva dichiarato a Il Centro che «Siamo di fronte a una serie di incendi tutti dolosi. Una cosa è certa: c’è un unico disegno criminale ». Sarebbero decine gli inneschi rinvenuti dagli uomini impegnati nello spegnimento dei roghi nella valle peligna.Dunque incendi dolosi, unico disegno criminale e infine attentato terroristico.Ma incendi simili sono scoppiati anche in altri territori. le cronache riferiscono d’inneschi utilizzati anche per gli altri numerosi roghi divampati negli stessi giorni fuori dal sulmontino: Tagliacozzo, Cappadocia, Luco dei Marsi e altri comuni reatini e della valle del Salto, fino a Cittaducale, Accumoli, Amatrice…Anche omettendo dall’elenco tutti i roghi simili scoppiati nel resto d’Italia, quella di cui si tratta è una zona molto più vasta di quella peligna e che ha ai suoi estremi punti di alto valore storico ambientale – il Morrone e la pineta di Monte Giano, nata nel 1939 a forma di ‘Dux’ in omaggio a Benito Mussolini – e di alto valore simbolico, i comuni colpiti dal terremoto di un anno fa.Da quanto emerso finora è evidente che dietro la catena di roghi che nelle ultime settimane hanno interessato questo vasto territorio c’è uno o più incendiari. Mani che sanno dove colpire, che conoscono i sentieri e i territori più inaccessibili con i mezzi terrestri, che sanno quali sono le piante che bruciano prima e quelle che bruciano dopo. Incendiari che hanno messo a dura prova chi era impegnato nelle operazioni di spegnimento, dimostrando così di conoscere bene anche le modalità di intervento antincendio. Incendiari esperti coordinati e da una unica regia ma il cui movente, almeno ufficialmente, resta ancora ignoto.Ma se di “Attentato terroristico” e di “disegno criminale unico” si tratta, una domanda è scontata: chi è che coordina le indagini?I territori interessati da questi roghi sono di competenza di più procure della Repubblica: Sulmona, Avezzano, L’Aquila, Rieti. E le procure ordinarie, si sa, non possono coordinare le indagini tra loro.Se – come tutto lascia ritenere – ci troviamo di fronte a un disegno eversivo, l’unica forma di coordinamento delle indagini resta l’intervento della Direzione investigativa antimafia, che ha competenze anche in tema di terrorismo. Oppure dei Servizi d’intelligence.
Condividi questo articolo