Terremoto e mafia – “Il rischio c’è”, parola di prefetto

Redazione
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f-e-berlusconi-bazzano1.jpg[ foto 1: Berlusconi, Inaugurazione cantiere Bazzano]

L’AQUILA – Le infiltrazioni criminali nel terremoto in Abruzzo sono un rischio reale. A dichiararlo ufficialmente, per la prima volta, è il prefetto di L’Aquila, Franco Gabrielli, nel corso di una conferenza stampa “ristretta”, cui sono stati invitati solo i tre quotidiani regionali.
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[ foto 2: Franco Gabrielli, Prefetto di L’Aquila]

Abbiamo ritenuto che vi siano indizi di possibili infiltrazioni con la criminalita’ organizzata siciliana“, ha dichiarato Gabrielli, annunciando la revoca del certificato antimafia alla “Impresa Di Marco srl” di Carsoli (Aq), la ditta impegnata nel movimento terra in diversi cantieri del piano CASE. “Si e’ trattato di una misura preventiva e non giudiziaria – ha specificato il Prefetto – decisione presa a ragion veduta e motivandola con elementi che ci sono stati forniti dalle forze dell’ordine impegnate nella verifica delle ditte impegnate nelle attività di ricostruzione post-terremoto“. Ha poi reso noto che il certificato antimafia è stato negato anche ad una seconda società, in quanto ritenuta vicina “agli ambienti della criminalità organizzata Campana“. Gabrielli non fa nomi, ma dovrebbe trattarsi della Fontana costruzioni, a cui il certificato è stato negato dalla prefettura di Caserta. Gabrielli non ha fornito nemmeno cifre, ma gli accertamenti fatti o da fare sulle ditte sarebbero oltre 300. Tra questi quello sulla Igc di Gela, a cui in un primo momento la prefettura di Caltanissetta aveva negato il certificato, in quanto il titolare era stato chiamato in causa da due pentiti, anche se poi non ha avuto alcuna conseguenza penale. La ditta siciliana – oggetto a luglio anche di una interrogazione presentata dall’ex vicepresidente della Commissione parlamentare antimafia on. Giuseppe Lumia e che è al centro anche di un’altra indagine della finanza -lavora al cantiere di Bazzano, in Ati con una grossa azienda di Poggio Picenze (Aq). Quest’ultima, azienda praticamente a conduzione familiare che negli ultimi anni ha subito una crescita strepitosa, ha incamerato appalti per decine di milioni di euro per la fornitura di pilastri in acciaio e isolatori sismici in molti dei cantieri aperti.
Perché Gabrielli ha invitato solo i quotidiani locali e si è concentrato solo sul caso Di Marco non è del tutto chiaro, ritorna però alla mente un’altra conferenza stampa, anche quella “irrituale“, convocata dallo stesso Prefetto proprio per difendere l’Impresa Di Marco, fino a spingersi adichiarare che “i controlli in corso avrebbero avuto, nel giro di pochi giorni, sicuramente esito negativo [!]”. Come si è visto, i fatti e i rapporti delle forze di polizia hanno dimostrato anche al Prefetto che la situazione era ben più delicata.
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[ foto 3: Dante Di Marco, cantiere Paganica, 3 agosto ore 10,19]

A denunciare la presenza della Di Marco a Bazzano, il cantiere simbolo della ricostruzione, fu per prima la nostra testata già a fine giugno. Facemmo notare che pur non essendo coinvolto in nessuna inchiesta di mafia, il titolare Dante Di Marco era persona nota, in quanto figurava anche nella “Marsica plastica srl“, con sede allo stesso indirizzo, e di cui facevano parte anche Italiano Giuseppe (il nome del fratello figurava nei pizzini di Provenzano), Mangano Roberto (avvocato di Ciancimino), Di Stefano Ermelinda (moglie di Gianni Lapis) e Achille Ricci, uno degli imprenditori tagliacozzani arrestati, insieme a Nino Zangari e Augusto Ricci, nell’operazione “Alba d’oro” del marzo scorso. Il caso Alba d’oro fu definito dagli stessi inquirenti come “Il primo caso conclamato di presenza mafiosa in Abruzzo“.
Imbarazzo del Prefetto, quindi, ma non è da escludere che nel caos generato dalla Protezione civile nell’emergenza terremoto, stiano invece venendo al pettine anche tutti i conflitti di attribuzione tra poteri dello stato che finora sono rimasti sopiti in nome dell’emergenza. Ad esempio, tra i compiti della Di.coma.c – cioè il nebuloso Dipartimento di comando e controllo creato per la prima volta in questa occasione dal vertice della Protezione civile  – e la Prefettura. A quest’ultima spetterebbe il coordinamento dell’emergenza in tutta la provincia, ma grazie alla creazione della Dicomac, la Protezione civile è riuscita a scavalcare la Prefettura nelle sue funzioni ed a esautorarla di buona parte dei suoi poteri.
Forse non è un caso, quindi, che nel corso della conferenza stampa il Prefetto ha dichiarato “che tutte le informazioni vengono girate in tempo reale alle forze dell’ordine, alla Direzione nazionale antimafia e alla Procura di L’Aquila – e ha precisato infine che il provvedimento di revoca – è stato notificato anche alla “Stazione appaltante”, cioè alla Protezione civile, che dovrebbe tenerne conto per le valutazioni conclusive“.
Angelo Venti

[ su TERRA del 5 settembre 2009 ]

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