Terremoto: Decreto scatola vuota, emerge la protesta

Redazione
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Massimo Cialente (17 maggio 2009)

del 26 Maggio 2009

Enti e comunità locali contro il governo per un provvedimento sulla ricostruzione che esclude la storia e l’economia dell’intero territorio aquilano

di Pietro Orsatti e Angelo Venti

Forse in ritardo per le comunità locali, forse in anticipo per il governo, è scoppiata nella valle dell’Aterno e a L’Aquila la rivolta contro il decreto legge dell’esecutivo che dovrebbe dare le linee della ricostruzione dopo il sisma del 6 aprile.

Ad aprire il fuoco di fila contro Roma è il sempre pacato, finora, sindaco de L’Aquila Massimo Cialente:

«Soldi subito, perché si ha l’impressione che tutti quelli promessi si limitino ai proventi del “gratta e vinci“. Si vogliono ricostruire solo le case dei residenti nel centro storico de L’Aquila e dei borghi del circondario. Ma per come è strutturata la nostra società e la nostra economia questo sarebbe deleterio».

La paura del sindaco è quella di ridurre la ricostruzione a un puzzle, a lavori a macchia di leopardo con la creazione di «città groviera, perché molti abitano contemporaneamente al centro e nei paesi circostanti, veri scrigni di storia e arte, sui quali tanto abbiamo investito per evitare lo spopolamento».

Ancora più duro il capogruppo in Comune del Pd, Pietro Di Stefano:

«I pochi spiccioli che ci rimangono, spendiamoli per affittare i pullman e portiamo a Roma i cittadini aquilani e degli altri Comuni: sarà la prima volta che si parlerà di un corteo di terremotati e l’Italia saprà davvero che i fondi della ricostruzione esistono solo a chiacchiere».

Perché il decreto approvato dal Senato garantisce solo una parziale rimessa in ordine dell’impianto urbanistico. Il rimborso riguarda, parzialmente, i proprietari di prima casa e solo se residenti. Per una città che vive grazie alla presenza dell’Università e il cui centro storico è abitato principalmente da studenti fuori sede, un’ipotesi del genere è assolutamente inaccettabile. Un rimborso “parziale” unico nella storia repubblicana. Un precedente che gli amministratori e le comunità locali respingono. «Servono i soldi che, al momento, non ci sono – continua Cialente -. Il decreto è un guscio vuoto. Gli enti locali hanno visto azzerare le proprie entrate, dove prenderanno i soldi per andare avanti?».

La dichiarazione del premier Berlusconi riguardo alle prime casette provvisorie dei campus che saranno pronte solo a metà settembre ha fatto salire la temperatura della protesta. A settembre in questa zona già potrebbe nevicare. Nelle zone più in alto, alle pendici del Gran Sasso, a volte le prime imbiancate si segnalano persino a fine agosto.

Quello che si prevede, visti i ritardi e la mancata copertura – come candidamente ammesso dal sottosegretario all’Ambiente Roberto Menia – è un inverno ancora da attendati. Che qui significherebbe un disastro. Anche in quei paesi dell’alta valle dell’Aterno come Cagnano Amiterno, Capitignano, Montereale e Crognaleto esclusi dalla ricostruzione anche se pesantemente danneggiati. Che sia la prima fase di una “ricostruzione creativa”? [ su www.terranews.it ]

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Speciale L'Aquila 2009-2019

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