Sicurezza sismica / 10 – Scuole (Hysteron proteron)

Franco Massimo Botticchio
Franco Massimo Botticchio
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Tagliacozzo, indagini (2014)

A (soli) due mesi dal terremoto di Amatrice, quasi ogni traccia del medesimo sulla coscienza collettiva dei singoli centri viciniori e ad alta sismicità (quali i nostri, dell’Appennino abruzzese), sembra essere scomparsa. Solo qualche vaga eco, permane, in alcuni, quale testimonianza della consapevolezza del grave rischio rappresentato dalla condizione nella quale versa gran parte delle strutture pubbliche del Territorio; consapevolezza la quale, miscelata e lenita con ciniche considerazioni di (in)opportunità dei doppi turni e sul disdicevole attentato di tante argomentazioni allo stato di normalità didattica e di vita degli alunni (nonché dei genitori – e il contorno di bla bla vari), sarà presto vinta dalle tante voci soffocanti che la continuità con il passato hanno inteso riaffermare, anche a dispetto dei dati, del buonsenso e della diligenza del buon padre di famiglia.

Non è solo anestesia percettiva, temiamo. La ricerca di scorciatoie per vedere riaffermata la bontà di questa “normalità” si è tradotta infatti in molteplici (proattive) manifestazioni di ignavia istituzionale, di scarsissima trasparenza, di informazioni fornite in modo deforme alla cittadinanza (in buona parte, quest’ultima, ad onor del vero, bene disposta a farsi convincere senza troppo chiedere). L’accidentale, lo sfondo dei problemi, ha preso il centro della scena mentre il nocciolo della questione si è andato ad accomodare nel fondo delle preoccupazioni quotidiane, bene occultato. La campanella ha suonato per noi. Menagramo chi si attarda ancora a parlarne.

Pure, tra tutti coloro che con i paraocchi hanno inteso marciare sul sentiero da sempre percorso, ci sono delle differenze, che nel prossimo futuro marcheranno la distanza tra i luoghi, se non proprio la sopravvivenza degli stessi.

In alcuni centri si avrà, in un tempo ragionevole, penso ad Avezzano, in uso, una totalità di scuole ragionevolmente a prova di sisma.

In altri posti – citiamo l’esempio di Tagliacozzo – ci si è interrogati in consiglio comunale, si è discusso, ci si è azzuffati, ed alla fine, alcune evidenze sono emerse, ed alcuni capisaldi delle questioni in campo sulle scuole non potranno essere elusi, dovranno essere affrontati, in un termine relativamente breve. Intendiamo riferirci in particolare ad un concetto, quello del dato relativo alla cosiddetta «vita nominale restante» delle scuole ossia il tempo entro il quale – seguendo l’approccio probabilistico (ed infame) delle regole attualmente in vigore – andranno tassativamente programmati interventi volti al miglioramento della risposta sismica dell’immobile. Tempi certi quindi ove (scrive la minoranza consiliare di Tagliacozzo senza tanti giochi di parole) «l’attuale giudizio di agibilità delle scuole scaturisce da un escamotage tecnico giuridico che consente di tenere aperte le strutture, ma che non è indicativo della reale sicurezza sismica degli edifici». Che, paradossalmente, non ci saranno (né i tempi né gli interventi) nei luoghi dove esiti tecnici del tutto irrealistici hanno detto che quella tale scuola può continuare ad essere utilizzata tranquillamente per i prossimi cento anni.

In ultimo, qui entra in ballo il tema della didattica, che da tempo ci appare quello di più macroscopica evidenza: com’è pensabile che in luoghi vecchi, infelici, grigi, non idonei ad ospitare dignitosamente lo svolgimento del lavoro formativo ed educativo (ivi ricompreso lo sport), possano crescere dei cittadini migliori, che un domani magari non facciano spallucce dinanzi al tema della sicurezza? Questa è, volenti o nolenti, la nuova frontiera, quella delle nuove scuole sicure. Che potrà affrontarsi solo in un’ottica di Territorio (evitando che si vada a mettere mano, per la decima volta, alle scuole di Sperone e di Carrito). Ma non v’è da essere troppo ottimisti al riguardo….

ilmartellodelfucino@gmail.com

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