Quer pasticciaccio brutto dell’impianto irriguo per Fucino

Franco Massimo Botticchio
Franco Massimo Botticchio
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Bacino di accumulo - Mappa riprodotta dagli elaborati presentati in Regione

Il tema è quasi consunto, e si rischia di aggiungere frustrazione a frustrazione. Sull’impianto irriguo del Fucino – fatte salve le considerazioni che in passato il movimento ambientalista ha formulato in ordine alla questione, epocale, intimamente e indissolubilmente ad esso impianto legata, della depurazione nell’alveo (questione che, ci hanno spiegato, afferisce ad altra e diversa parrocchia; e si vedrà / ma non siamo ottimisti) e tutte le altre vicissitudini patite dall’iter – nelle scorse settimane si sono finalmente consumati i passaggi formali minimi in difetto dei quali qualsiasi discorso al riguardo avrebbe continuato a confluire nel rivolo paesano delle vane ciance, affluente di quel più vasto mare nel quale siamo finiti, naufraghi, a furia di crederci più intelligenti del resto del pianeta (assioma, questo, che ci sentiremmo di considerare come destituito di qualsivoglia fondamento).

Dopo anni nei quali si sono portati innanzi, sul tema, insieme alla procedura di partecipazione dei soggetti istituzionali civici e imprenditoriali interessati, chiacchiere e discorsi legati al piccolo cabotaggio elettorale avezzanese, la scabrosa questione è stata girata, in limine mortis, crediamo per far ricadere su di egli la colpa di tanta precedente ignavia di altri, al consigliere regionale Di Nicola, che a furia di intemerate urla e ragionamento è riuscito a far presentare finalmente il progetto dall’Autorità di Bacino alla Regione Abruzzo (eliminando dal proscenio quello parallelo, fantasma, del Consorzio di Bonifica del quale abbiamo recentemente trattato) e quindi a chiudere un cronoprogramma – che vorrebbe l’approvazione definitiva e l’appalto delle opere di questo primo (unico) stralcio entro novembre 2019, data limite per non perdere tutto – che è poi quello più volte pubblicizzato nelle scorse settimane.

Quantomeno, la nebulosa di questo lisergico progetto si è un poco definita.

Ricordiamo, in passato, le discussioni sulla ipotesi progettuale dell’invaso di Amplero, e le considerazioni sulle conseguenze che la sua realizzazione avrebbe comportato per il fiume Giovenco. Ora, finalmente, è ufficiale che la proditoria idea di far transitare l’acqua del nostro fiume, da sopra Pescina, sino a sopra Collelongo, per quanto inspiegabilmente abbracciata dall’Autorità di Bacino, è rinviata a data da destinarsi mentre le opere previste per il momento sono: un bacino di accumulo sulla riva del Giovenco in territorio di Pescina-San Benedetto, una condotta adduttrice e un impianto di sollevamento a Borgo Ottomila. Abbiamo notato delle delegazioni di tecnici visitare i luoghi (e non sappiamo se interpretare ciò come un buon auspicio o meno).

Come ammoniva un grande politico di due secoli fa, non vi è che il provvisorio che duri, e dovremmo perciò prendere quel che viene, e accontentarci di gioire per quel che si è scampato. Ma su tutta questa vicenda pesa la minaccia di un fallimento epocale, di non vedere alla fine alcuna opera realizzata, e tutta una serie di ombre sulle quali torneremo prossimamente, con la diffusione consentita.

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