Prefettura di L’Aquila, dalle conferenze stampa irrituali ai comunicati stampa irrituali

Redazione
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La storia si ripete. Il Prefetto di L’Aquila, Franco Gabrielli, ci riprova ancora una volta e dopo la “conferenza stampa irrituale” passa ora ai “comunicati stampa irrituali”. Nulla di grave, se non fosse per la delicata carica istituzionale che ricopre dal 6 aprile.

Già la prima volta non fece una bella figura, quando a fine giugno convocò una irrituale conferenza stampa per smentire una nostra notizia rilanciata poi da un articolo di La Repubblica. In quella occasione, il Prefetto Gabrielli difese la Impresa Di Marco, salvo vedersi costretto, alcuni mesi dopo, a ritirargli il certificato antimafia. Per la gioia dei lettori, diseguito riportiamo i link agli articoli che documentano la prima performance del nostro Prefetto pro tempore:

1 – Quelle ditte sospette al lavoro sul piano Case – su Terra del 26 giugno

2 –  L’Aquila, le amicizie pericolose all’ombra della prima new town – su La Repubblica del 29 giugno

3 – Il prefetto non chiarisce e svela che i controlli non sono completi – su Terra del 30 giugno

4 – Terremoto nello Stato su Terra del 5 settembre

Ieri, 4 dicembre, il Prefetto, anzi il suo addetto stampa Roberto Nardecchia, ha diffuso il comunicato stampa “Precisazione della Prefettura“, in cui si lanciano pesanti e gravi accuse al nostro direttore e Responsabile del presidio di Libera, Angelo Venti. L’articolo contestato nel comunicato prefettizio – in cui tra l’altro si difendeva il ruolo della Prefettura e si tessevano le lodi delle forze dell’ordine alle sue dipendenze – è il seguente:  Subappalti non autorizzati, la gestione opaca di Bertolaso

Invitiamo i lettori a verificare il contenuto dell’articolo e la fondatezza delle accuse avanzate nel comunicato. In attesa che anche su questa vicenda si faccia chiarezza, ci riserviamo di intraprendere ulteriori azioni a tutela nostra e del diritto all’informazione.

Per rispetto all’Istituzione che rappresenta – e per le implicazioni e le conseguenze che tale azione comporta o può comportare in futuro – stigmatizziamo da subito l’atto compiuto dal Prefetto Franco Gabrielli e invitiamo chi di dovere a intervenire.

La redazione di Site.it

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COMUNICATO STAMPA di Site.it

In merito al comunicato di “precisazione” diramato in data odierna dall’Ufficio stampa della Prefettura di L’Aquila e nel quale si stigmatizza la “pervicace volontà che anima taluni nel tentare di mettere comunque in evidenza fatti e situazioni non veritiere e quindi destabilizzanti per l’informazione corretta dell’opinione pubblica“, con il quale il Prefetto si riferisce esplicitamente all’articolo pubblicato su Site.it in data 2 dicembre 2009 a firma di Angelo Venti e intitolato “Subappalti non autorizzati, la gestione opaca di Bertolaso” (e ripreso da molte testate on line) si precisa quanto segue.
Il passaggio sulle difficoltà intervenute in ordine alle banche dati del CED – e che nel comunicato prefettizio viene rubricato come notizia falsa – è stato attinto da una fonte che fino ad ora giudicavamo più che attendibile: si tratta dello stesso Prefetto di L’Aquila, Franco Gabrielli. E’ lui che si è soffermato, in una certa sede istituzionale, sulle più generali difficoltà incontrate, nei primi momenti del dopo-terremoto e non solo, a far funzionare la macchina amministrativa e anche quella dei controlli, nell’articolo ci si è limitati a renderle note.
In merito alle “precisazioni” prefettizie riguardo l’avvenuta costituzione della «Sezione specializzata» del «Comitato di coordinamento per l’alta sorveglianza delle grandi opere» che opera a diretto supporto del Prefetto di L’Aquila, presso la Prefettura di quel capoluogo (art. 16, comma 2 del decreto Abruzzo) queste confermano un fatto di gravità inaudita. Il Prefetto ammette così che l’intera fase del soccorso e della cosiddetta ricostruzione leggera (che si prevedeva finisse a settembre) – nel corso della quale si è proceduto in deroga ad ogni norma possibile immaginabile, gestendo oltre un miliardo di euro di fondi pubblici – è stata condotta senza dotarsi di uno strumento essenziale previsto sin dallo scorso aprile; nessuna indicazione di tale Sezione è ancor oggi presente nel sito di riferimento della Prefettura, come pure non rintracciabile risulta il decreto ministeriale di nomina; nessun accenno alla funzionalità della Sezione stessa è comparsa sulle testate giornalistiche, se si esclude il resoconto della presentazione effettuata a L’Aquila dal ministro Maroni di fine ottobre che poco lasciava comprendere in ordine alla sua effettiva immissione in funzione.
Nel comunicato prefettizio ci si dice che la prima riunione della Sezione specializzata è dell’11 novembre 2009 – ricordiamo al Prefetto che la scossa c’è stata il 6 aprile, sette mesi prima – e quindi anche in questo caso prendiamo atto che il Prefetto invece di smentire, conferma quanto scritto nel nostro articolo. Ancora stamattina sul maggiore quotidiano regionale il sottosegretario Mantovano attribuiva l’azione di contrasto alle infiltrazioni mafiose alla Dia, senza citare la “Sezione” della Prefettura che dovrebbe costituire un vanto per le Istituzioni che l’hanno concepita (se non fosse che a tale distanza dal 6 aprile potrebbe suonare un merito stonato).
Ci si augura che tale Sezione possa, per il futuro, svolgere il compito affidatogli, anche attraverso una rispondente strutturazione burocratica e di mezzi, che sarebbe utile conoscere nella sua effettiva dotazione, anche al fine di venire incontro alla autorevole richiesta prefettizia di “interfacciarsi con le Autorità al fine di evitare imprecisioni così vistose“: dove di vistoso c’è solo il ritardo nella costituzione e l’assoluta impenetrabilità di tale fondamentale istituto, proprio come si faceva rilevare nel nostro articolo.
Stesso discorso per il «Gruppo interforze centrale per l’emergenza e ricostruzione» (cosiddetto GICER – art. 16, comma 3 del decreto Abruzzo) della cui costituzione pure riferiva, sempre il Prefetto Franco Gabrielli, nella sua recente audizione alla Commissione Antimafia, riferendo come il decreto di nomina del 3 settembre 2009 fosse, al 15 ottobre, ancora alla registrazione della Corte dei Conti. A tal proposito, si sottolinea che ci si trovava in presenza di un provvedimento emanato ad invarianza di spesa, utilizzando il GICER personale e strutture già in carico alle Forze dell’Ordine. Risulta incontestabile – e questo giornalisticamente si è sottolineato – il ritardo nella effettiva costituzione di tale organismo a livello centrale, la cui importanza è a tutti evidente. La composizione di tale organismo è a tutt’oggi sconosciuta, e a tal riguardo il Prefetto potrebbe contribuire a colmare tale lacuna informativa, rendendo edotta la pubblica opinione della sua composizione, e sulle eventuali possibilità di contattarlo direttamente per eventuali segnalazioni, soprattutto ora che, pare di comprendere, sia parte essenziale del cosiddetto “tavolo ambiente” per le macerie.
In realtà, la precisazione prefettizia fissa due date, recentissime, senza smentire nella sostanza il contenuto dell’articolo, in nessun aspetto.

In particolare nulla è detto sulla “Anagrafe informatica di elenchi di fornitori e prestatori di servizi non soggetti a rischio di inquinamento mafioso” che è ancora di là da venire e che pur dovrebbe interessare una istituzione quale quella rappresentata da Franco Gabrielli.

Silenzio assoluto, nella “precisazione prefettizia“, anche su un altro aspetto fondamentale che avrebbe dovuto far ergere il Prefetto Gabrielli a difesa della istituzione che rappresenta e dell’encomiabile lavoro, svolto in questi mesi e con pochi mezzi, degli uomini delle forze dell’ordine alle sue dipendenze.

Infatti, nulla dice Gabrielli in ordine alla gravissima “sanatoria” prevista dalla recente ordinanza DPC n. 3820 che con un colpo di spugna rende “buoni” decine di subappalti non autorizzati per come previsto dalle norme residuate dalla pervasiva legislazione emergenziale. E l’ordinanza è arrivata quando le forze dell’ordine avevano verificato la presenza di 132 ditte in posizione non regolare al lavoro all’interno dei cantieri. A questo punto viene da chiedere al Prefetto se conosceremo mai i nomi di quelle imprese.

Stigmatizziamo, per la sua gravità, il fatto che il detto comunicato prefettizio, inteso come una vera intimidazione, sia stato diffuso a giornali e tv regionali senza che ne pervenisse copia all’autore dell’articolo “incriminato“, Angelo Venti, e nemmeno alla testata che lo ha pubblicato, site.it.

Alla stessa maniera si fa notare che il Prefetto Franco Gabrielli non ha avuto nemmeno il coraggio di apporre la sua firma sotto a tale “comunicato di precisazione”, facendolo firmare dal suo addetto stampa, Roberto Nardecchia.

Si richiama infine l’attenzione del Prefetto sul fatto che l’esigenza di informare correttamente la pubblica opinione dovrebbe “informare” i comportamenti di tutte le Istituzioni, ed in particolare di chi ha gestito miliardi di euro, e che a tutt’oggi, ad esempio, rifiuta di far conoscere a dei consiglieri eletti dal popolo le graduatorie del piano C.A.S.E..

Angelo Venti, 4 dicembre 2009

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