Niente più cibo per i terremotati di serie B

Redazione
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7 maggio 2009

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Da ieri interrotta la distribuzione dei viveri agli autogestiti, cittadini che hanno scelto di organizzarsi autonomamente per non pensare sulla Protezione civile. Volontari hanno rivelato di aver visto magazzini pieni, nessuna distribuzione e derrate in discarica.

«Abbiamo mantenuto in questo mese tutte le promesse fatte guardando la gente negli occhi nelle tende, siamo determinati a farlo anche nel futuro».
Guido Bertolaso è intervenuto così alla seduta solenne del consiglio regionale dell’Abruzzo. Ma il clima attorno alla Protezione civile e all’azione del governo non è più quello dei primi giorni dopo il sisma; contestata due giorni fa in Consiglio comunale a L’Aquila, e poi messa alle strette anche in campo “amico”, ovvero nella sede della Regione.

Le difficoltà ormai diventano evidenti e si traducono anche in alcuni probabili parziali cambiamenti al decreto legge. Il Consiglio dei ministri ha dato infatti mandato al premier Berlusconi a presentare tre emendamenti al decreto sul terremoto in Abruzzo. Il primo riguarderà i contributi alla ricostruzione della prima casa, il secondo i poteri del Sindaco e del Presidente della Regione sul piano di ricostruzione del centro storico dell’Aquila, il terzo infine verterà sul ruolo di Fintecna S.p.a. e sulle modalità con cui sarà chiamata ad operare. Non abbastanza soprattutto per la Pezzopane, presidente delle Provincia, che continua a tenere testa alla Protezione civile e l’esecutivo sulla sempre più evidente divisione in due categorie dei terremotati. «Bisogna evitare che ci possano essere terremotati di serie A e di serie B – ha dichiarato la Pezzopane – Il decreto va cambiato e migliorato, serve la copertura totale e un ruolo diverso per gli enti locali». In effetti la novità di questo modello di “aiuti” è un precedente unico nella storia repubblicana: per la prima volta infatti non viene previsto un aiuto al 100% a chi ha perso praticamente tutto e, anzi, si prevede solo una copertura parziale e neppure totalmente a fondo perduto.

Il disagio, ovviamente, si è trasferito anche nei campi. In molti, a partire da quello di Onna, Fossa e Paganica, si sono verificate proteste ancora non organizzate ma che comunque testimoniano un disagio sempre più diffuso non solo causato dalle ambiguità del decreto legge avanzato dal governo ma anche per il clima di militarizzazione stretta a cui è stato sottoposto l’intero territorio. Per non parlare, poi, dei tanti problemi createsi a causa dell’eccessiva burocratizzazione delle catene di comando. Clima che si è aggravato ieri quando la distribuzione di alimenti agli “auto gestiti” è stata bruscamente interrotta.

Magazzini pieni e distribuzione inesistente. Derrate mandate in discarica, come ci hanno raccontato alcuni volontari della protezione civile scandalizzati dagli sprechi, mentre famiglie e piccole comunità che hanno preferito autogestirsi per gli attendamenti o nei giardini di casa o nei pressi di piccole frazioni, sono state costrette a mettersi in marcia per cercare i viveri nei pochissimi esercizi commerciali che hanno riaperto nella provincia. Gli auto-gestiti sono migliaia, non poche decine, e sembrano essere diventati nel giro di 24 ore “degli scrocconi”. Molti di questi hanno fatto la scelta di muoversi autonomamente proprio per non pesare sui campi, e invece ora sembrano penalizzati dalla propria scelta. «Solo vestiti, l’erogazione dei viveri è interrotta. Perché? Per ordini superiori della Protezione civile». Strano modello di solidarietà, quello che si vede in atto in queste ultime ore, che sembra mutare a seconda dell’evolversi del clima politico. E in molti si domandano se l’improvvisa comparsa lungo la statale 17 di colonne di mezzi anti sommossa delle forze dell’ordine sia segno che ci si attendano problemi di ordine pubblico nell’area già colpita dal sisma.

[ di Pietro Orsatti e Angelo Venti tratto da Terra: www.terranews.it ]

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