Lo stronzo in scena

Redazione
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COMUNICATO STAMPA


“Strade 2018”: domenica 4 febbraio in scena “Lo Stronzo”

Secondo spettacolo dell’undicesima edizione per la rassegna di teatro al Nobelperlapace

Dopo il successo nell’esordio dello scorso 21 gennaio, torna la rassegna di teatro Strade 2018 al Teatro Nobelperlapace di San Demetrio ne’ Vestini (L’Aquila). Domenica 4 febbraio (ore 18) sarà la volta de “Lo Stronzo”, una produzione Teatro delle Temperie – compagnia emiliana tra le più interessanti del panorama italiano – di e con Andrea Lupo.

La sera del 10° anniversario di matrimonio di Luca e Lilli si trasforma in una catastrofe. Una parola sbagliata, una reazione scomposta, lei si spaventa, si allontana e sbatte una porta. Da qui comincia un difficile percorso per Luca alla ricerca di una chiave che possa aprire quella porta e restituirgli la sua relazione. L’uomo si trova ad affrontare il suo lato più violento e incapace; un percorso che lo porterà a comprendere di quanta violenza possa essere capace il mondo maschile, anche senza volerlo, in ogni aspetto di ogni sua relazione. Fra ridicoli luoghi comuni e sincere riflessioni, “lo stronzo” tenterà di capire qualcosa di più del suo essere maschio, uomo ed essere umano.

“Un viaggio massacrante in cui ogni caratteristica del maschile ne viene fuori fatta a pezzi, ridicolizzata, banalizzata al punto da risultare non solo obsoleta ma anche inutile e totalmente inconsistente”, afferma il regista.

I biglietti per lo spettacolo (ingresso 10 €) sono disponibili in prevendita presso la libreria Polarville, in via Castello all’Aquila.

Un altro appuntamento domenicale con il teatro di qualità al Nobelperlapace di San Demetrio. Per info 348.6003614 / info@artiespettacolo.org.

 

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LO STRONZO

di e con Andrea Lupo

aiuto regia Giovanni Cordì

elementi di scena Matteo Soltanto

elementi di scena realizzati nel laboratorio ERT suoni e musiche originali D.A.D.D

foto di scena Roberto Cerè

una produzione Teatro delle Temperie

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E’ la sera del decimo anniversario di matrimonio di Luca e Lilli, la coppia è pronta per andare a festeggiare… una parola sbagliata… una reazione scomposta… lei si spaventa… si allontana… sbatte una porta… ci si chiude dietro sembra definitivamente… e a nulla servono le imprecazioni prima e le preghiere poi per farle aprire quella maledetta porta e farla tornare.

Da qui comincia un difficile percorso per Luca alla ricerca di una chiave che possa aprire quella porta e restituirgli la sua relazione.

In scena troneggia al centro un’enorme porta chiusa volutamente anonima a simboleggiare tutte le porte, mentali, sociali, culturali o reali che separano il maschile dal femminile.

In scena Luca solo… in affanno… sperduto… rabbioso… in gabbia… chiuso dentro o lasciato fuori… escluso… rifiutato… incapace…

Si susseguono tre distinti piani narrativi: Luca che prova a farsi sentire da Lilli malgrado l’immensa porta chiusa; Luca che ci mostra, in una sorta di estremo riassunto, il proprio rapporto con il femminile in casa, sul lavoro e fra gli amici; Luca che cerca in sè e nella propria storia famigliare quali esempi di maschile lo hanno portato ad essere quello che è diventato.

Nel frattempo nessuna risposta dalla sua Lilli che sembra sempre più aver chiuso tutte le porte ormai, lasciandosi definitivamente alle spalle Luca rimasto solo nel grigiore delle proprie convinzioni, insieme ai propri stereotipi obsoleti e alla propria incapacità emotiva e relazionale.

Il viaggio di Luca attraverserà tutte le fasi emotive possibili finché stremato dovrà ammettere di non essere in grado di tenere il passo con una Lilli che vuole vivere intensamente e completamente la propria vita a prescindere da lui e da chiunque altro.

Resta solo, Luca, bloccato da quella porta che si renderà conto di non essere in grado di aprire non perché Lilli l’abbia realmente chiusa ma perchè è a lui che mancano i mezzi culturali ed emotivi per capirne i meccanismi e scardinarne l’impenetrabilità.

Luca esasperato dal silenzio e dall’assenza di Lilli… infuriato contro di lei e contro la propria incapacità… colmo di sensi di colpa e frustrato da una opprimente sensazione di inadeguatezza da alla fine sfogo a tutta la propria rabbia… e trova nell’aggressività l’unica valvola di sfogo, l’unico modo per uscire da quella situazione per lui ormai insostenibile.

NOTE DI REGIA

Cosa può portare un uomo a commettere atti di atroce violenza su una donna?

Da dove arriva questa aggressività incontrollabile che, la maggior parte delle volte, si sfoga proprio tra le mura domestiche, sulle persone più vicine, sulle mogli, le compagne, le figlie? Attraverso un lungo percorso di ricerca e documentazione ho cercato il luogo dove trova terreno fertile quella rabbia inspiegabile, quella violenza terrificante. Mi sono immaginato un uomo non aggressivo, tranquillo, un uomo comune. Ho cercato di costruire un personaggio senza alcuna specifica caratteristica che lo rendesse particolare: un uomo senza alcun trauma infantile specifico, senza alcun esempio di uomo aggressivo in famiglia… senza alcun alibi e senza scuse! Poi l’ho inserito in un contesto lavorativo di successo e soddisfazione in modo che anche questo aspetto non potesse dare alcun appiglio o pretesto. Poi gli ho assegnato una lunga e felice storia d’amore con Lilli (la sua compagna di sempre)… ed è qui che ho cercato di sperimentare più profondamente il suo essere maschio, uomo, marito.

In quanti modi e a quanti livelli può un uomo usare violenza nei confronti della donna che ama? Quanti atteggiamenti o comportamenti che vengono da chiunque riconosciuti come “normali” e non particolarmente violenti sono in realtà veri e propri soprusi? Ho poi messo Luca in una situazione stressante che lo portasse a scontrarsi con tutte le proprie certezze e le proprie forme culturali e mentali. Una situazione che lo mettesse profondamente alla prova e lo costringesse a fare i conti con se stesso e la propria mascolinità.

Ne è venuto fuori un viaggio massacrante in cui ogni caratteristica del maschile ne viene fuori fatta a pezzi, ridicolizzata, banalizzata al punto da risultare non solo obsoleta ma anche inutile e totalmente inconsistente. Arrivato a questo punto di consapevolezza e messo alle strette da una moglie che se ne vuole andare Luca ha solo due possibilità arrendersi e cercare di ricostruire un sé maschile differente e nuovo e personale, oppure richiudersi, irrigidirsi, rifiutare l’evoluzione e scacciare ogni dubbio e ogni possibilità di cambiamento e crescita compiendo il gesto estremo e risolutivo: eliminare ciò che lo fa sentire così inadeguato e incapace… eliminare il differente… abbattere quella maledetta porta che lo separa dal femminile che non riesce a comprendere né a tollerare più… Luca sceglie la violenza, l’aggressività… sceglie di non capire…

Una sconfitta per ognuno di noi… una vergogna per ogni uomo… uno spunto di riflessione spero…

perché mi piacerebbe che usciti da teatro gli uomini ripensassero a tutti quei piccoli gesti quotidiani in cui il loro essere e sentirsi uomini prevede in qualche modo l’umiliazione o l’oppressione dell’essere femmina…

perché mi piacerebbe che le donne uscendo da teatro riconoscessero di essere ferite un poco ogni giorno… e non lo permettessero più a nessuno.


Ufficio stampa Arti e Spettacolo

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