Le non-persone del centro

Giuseppe Pantaleo
Giuseppe Pantaleo
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Di questi tempi a ridosso delle Amministrative è facile incontrare nei locali mass media delle persone rivestite con giacca e cravatta – con un italiano modesto – che propongono soluzioni per le questioni avezzanesi. Si hanno idee perlopiù fumose per quanto riguarda la scala territoriale mentre quando si scende a dimensione di «quartiere», salta fuori più di una lacuna. Tutti parlano del Quadrilatero eppure in questo pezzo della città, è concentrato un decimo della popolazione e quella più avanti con gli anni: chi propone – a ragione –, ne ha un’idea abbastanza lontana da ciò che esso è realmente, abitando e lavorando altrove. (In fondo: che gliene importa?).

Nell’ultimo post avevo scritto: «Convertire a «centro commerciale» le scuole lungo via C. Corradini e il tribunale è una manovra speculativa che avrebbe degli sviluppi devastanti, allontanando – probabilmente anche da Avezzano – una parte importante per quanto disconosciuta dei suoi residenti. Si tratterebbe di un nuovo svuotamento e basta, nessuna sostituzione di popolazione, gentrification». Mi riferivo a chi?

Ne siamo quattromila, indicativamente; vi sono persone che sfuggono alla conta e di queste solo una parte è visibile. In quanti dormiamo al centro? Nessuno lo sa. Però, ci sono non-persone e non-persone: racconto adesso di quelle che incontro mentre rientrano a casa e metto da parte quelle che non noto mai ma – seppure a intuito – io so, dove esse dormono. Nel Quadrilatero sono ospitate persone provenienti dall’estero e che lavorano in diversi settori per bassi stipendi; sono ammassate in diversi condomini alla stessa maniera di noi italiani fino a quarant’anni fa, quando le famiglie erano più numerose – vivono dentro appartamenti rimasti sfitti per anni. È importante per loro stare al centro perché si hanno meno problemi per gli spostamenti in un simile agglomerato ed è possibile incontrarsi con più facilità. (È gente che spinge la carretta-Avezzano, come tanta altra).

Un’improbabile ristrutturazione di un qualsiasi complesso pubblico (liceo A. Torlonia, plesso Corradini-Fermi-Mazzini, tribunale) provocherebbe un aumento del prezzo degli immobili e perciò, degli affitti e molte di queste persone sarebbero costrette a migrare dove i costi di locazione sono più bassi e in ogni modo, in posizione centrale. Non è perciò detto che molte di queste persone non decidano di lasciare Avezzano. Tornerebbero perciò sfitti i vecchi e mal tenuti appartamenti, dove gli italiani non vogliono più abitare da decenni e soprattutto si porrebbe il problema di trovare manodopera a basso costo per le occupazioni che i connazionali evitano ormai da anni.

Ignorano almeno queste vicende gli avezzanesi ben vestiti di cui sopra – ancora con qualche difficoltà con l’idioma nazionale – che si aggirano per racimolare altre preferenze oltre a quelle che hanno in dote. (È questo anche un modo per segnalare – al vento, s’intende – che vi è una cosiddetta emergenza abitativa in città). [8 marzo 2017]

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Lavoro come illustratore e grafico; ho scritto finora una quindicina di libri bizzarri riguardanti Avezzano (AQ). Il web è dal 2006, per me, una sorta di magazzino e di laboratorio per le mie pubblicazioni.