La Torcia al plasma e i fatti di Luco: inseguendo il falso cinghiale, si sono perse di vista le lepri

Redazione
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di Angelo Venti

Forse non esageriamo. Capire cosa è successo a Luco questa estate intorno alla vicenda della Torcia al plasma, può aiutare a capire cosa sta succedendo oggi nella Marsica in tema di smaltimento rifiuti, produzione di energia e altro ancora.
Tutto inizia con la presentazione da parte della Fondazione Mirror di un progetto di un Sistema integrato ecocompatibile da realizzarsi in comune di Luco, a ridosso del Nucleo industriale di Avezzano. A parte gli indubbi vantaggi per il comune ospitante, l’impianto presenta altri aspetti interessanti: riciclerà le acque del nucleo industriale con la fitodepurazione e produrrà energia elettrica attraverso il recupero di idrogeno dai rifiuti industriali e di biogas da quelli agro-industriali. La tecnologia è quella della Torcia al plasma, basata sulla dissociazione molecolare dei rifiuti organici e sulla fusione ad altissime temperature di quelli inorganici, senza emissioni di fumi e senza ceneri.
Il bilancio finale delle emissioni doveva produrre una forte riduzione rispetto ai livelli attuali. La superficie interessata è di 40 ettari, in gran parte occupata dal lagunaggio per la fitodepurazione delle acque.
Come tutti i progetti, anche questo presentava alcuni punti che andavano approfonditi e su cui si doveva fare chiarezza, eventualmente usarli come crimaldello ma, stranamente, nessun appunto di natura tecnica o politica è stato avanzato dai suoi oppositori.
Il caso, comunque, esplode con una violenta campagna di terrorismo mediatico, partita da lontano, che Luco dei Marsi subisce in qualità di vittima.
A lanciarla è G. C., [per saperne di più scarica il PDF di site.it/briganti 2007-1] un onorevole della DcA coinvolto in numerose vicende giudiziarie e il cui nome, di recente, è comparso anche tra i 44 indagati per la truffa di oltre un miliardo di euro del caso Merker.
Dal mese di giugno, con largo anticipo sulla presentazione del progetto per la Valutazione di impatto ambientale, l’onorevole G. C. lo attacca con interrogazioni parlamentari e comunicati alle agenzie di stampa. Il tutto è condito di notizie false e dichiarazioni allarmanti su possibili rischi per la salute e l’ambiente che, a suo dire, sarebbero provocati dalla realizzazione dell’impianto Mirror.
Il 20 agosto esce la notizia che altri impianti stanno per affacciarsi sul Fucino: ad Avezzano, Collarmele, Ortucchio e Trasacco. Questa notizia, stranamente, non viene ripresa da nessuno. Vengono invece rilanciate le false notizie diffuse dall’onorevole G. C. contro l’impianto. Giornali, siti internet, volantini, esperti, organizzazioni contadine, Comuni e politici locali si scatenano “solo” contro questo impianto, provocando allarme e preoccupazione crescente tra la popolazione. A Luco, si arriva a diffondere volantini con foto di bimbi deformati. Addirittura, l’oncologo Giuseppe Recchia sottoscrive un documento in cui si ipotizzano mille nuovi casi di tumore.
Contemporaneamente, una valanga di fango (fatta di insulti, diffamazioni e calunnie) viene riversata contro amministratori e chiunque fosse solo sospettato di non essere pregiudizialmente contro il “Progetto Mirror”. Il 2 settembre il Comune di Luco convoca un’assemblea pubblica, ma con urla e insulti viene impedito agli amministratori di parlare. Il 14 settembre il consiglio comunale, per evitare rischi ben più gravi per l’ordine pubblico e tentare di svelenire il clima, delibera un NO preventivo al progetto, rinunciando di fatto a valutarlo e discuterlo nel merito.
A questo punto, resta da capire perché nessuno ha parlato, e parla, degli altri 5 impianti, ben più pericolosi per salute e ambiente. Ma soprattutto perché si è scatenata tutta questa “geometrica potenza” contro l’impianto Mirror che oggi, come ammettono gli stessi oppositori di allora, tra tutti i progetti che riguardano il Fucino è di gran lunga il meno inquinante, o il più pulito che dir si voglia.
A questa domanda, abbiamo trovato delle risposte, diciamo pure, inquietanti.
La realizzazione di un impianto di questo tipo crea problemi a chi gestisce lo smaltimento illegale dei rifiuti; alle ecomafie; agli altri impianti e discariche più o meno autorizzati e ben più inquinanti oggi in funzione; agli altri impianti in arrivo nel Fucino.

Dicembre 2007

tratto da: site.it/marsica 2007-12 (scarica il PDF)
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