Avezzano – Lo spettacolo nello spettacolo! così è iniziata la stagione teatrale indipendente “Teatro Off” organizzata, al Castello Orsini, dalla compagnia “AssiomA” e “Teatranti Tra tanti”, con il patrocinio del Comune di Avezzano, curata dai direttori artistici Antonio Pellegrini e Alessandro Martorelli, che hanno saputo creare una programmazione che merita il plauso per la scelta dei lavori, facendo emergere la loro competenza nel settore.
Inaugurazione affidata allo spettacolo “Che Amarezza” regia di Antonello Fassari, ma ancor prima gli spettatori, che hanno gremito la sala, hanno potuto godere della proiezione di spot pubblicitari realizzati, con estrema fantasia, dai su menzionati attori. Ancor di più hanno coinvolto il pubblico le immagini di una storia originale, divertente realizzata con la simpatica disponibilità del M° Massimo Coccia, Luca Di Nicola, Ermanno Di Giovambattista e all’ ironica partecipazione di Lino Guanciale.
Lo spettacolo “Che amarezza” ha portato sul palco l’emozione di un professionista quale Antonello Fassari che si è offerto, per la prima volta, come protagonista di un monologo.
Scenografia essenziale, due manichini e al centro un water, che ha riportato il ricordo alle originali trovate sceniche di Carmelo Bene.
Uno spettacolo autobiografico che ha condotto lo spettatore alla conoscenza di un attore che, con il suo personaggio Cesare dei Cesaroni , è entrato con simpatica prepotenza nelle case degli italiani. E’ proprio Cesare l’alter ego di Fassari che diventa simbolico compagno di scena e, con voce fuori campo istiga, bacchetta e smaterializza la sobria personalità di Antonello.
“Che amarezza!” con è un tormentone, “è una cosa più seria, è un concetto filosofico!” ma potrebbe essere intesa anche come la sintesi di quando non si trovano più le parole per affrontare ciò che la società e la vita ci propone. Antonello Fassari ha dato grande dimostrazione della sua capacità attoriale nell’interpretare l’atto unico di Edoardo De Filippo “Pericolosamente”, dando voce e personalità ad ognuno dei tre protagonisti, fino ad allontanare la visione del suo essere solo in scena.
Un Fassari che si è rivelato anche ottimo cantante e incredibile rappista. Battute sagaci sulla politica, sui social, sul web. Un viaggio intimo personale che parte dai concetti primordiali dell’antica Grecia con il mito di Sisifo, e mette in evidenza il poter, filosoficamente, sorridere delle tante banali situazioni e di quei sciocchi atteggiamenti che si incontrano nella quotidianità, prendendo coscienza che spesso è difficile .
Si giunge alla fine. Cesare, esponente della finzione teatrale, viene silenziato, e Antonello grida “Getto la maschera e vivo”, perché non per questo l’attore non è più uomo.
Un lavoro che ha meritato gli applausi del pubblico.
Testi dello stesso Fassari e Gianni Corsi, musiche di Davide Cavuti
prodotto dalla Stefano Francioni Produzioni